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Concetti Chiave

  • Voltaire was a multifaceted writer, excelling in poetry, drama, history, philosophy, and satire, known for his innovative style and creation of new genres like the conte philosophique.
  • Voltaire's early education at the Jesuit college Louis-le-Grand revealed the power of language, leading to his first tragedy and a preference for aristocratic salons over formal legal studies.
  • His early works, including "Edipo" and "Henriade," were marked by conflicts with authority, resulting in imprisonment and voluntary exile in England, where he embraced new philosophical ideas.
  • Voltaire's return to France brought success as a court favorite and author of "Candide," reflecting his enduring skepticism and advocacy for facing reality without illusions.
  • The Calas case highlighted Voltaire's commitment to religious tolerance and justice, using his influence to overturn an unjust verdict and promote tolerance as a societal good.

Indice

  1. Voltaire e la sua versatilità
  2. Infanzia e formazione di Voltaire
  3. Prime opere e conflitti
  4. Esilio e nuove tragedie
  5. Ritorno in Francia e successi
  6. Il caso Calas e la tolleranza
  7. Tolleranza e religione
  8. Superstizione e tolleranza universale
  9. Conclusione e riflessioni finali
  10. Contesto storico e lotta al fanatismo

Voltaire e la sua versatilità

Voltaire fu poeta, drammaturgo, storico, filosofo, narratore, polemista, scrittore. Il suo stile era incostante sui diversi registri: ironico, appassionato, capace di usare e trasformare ogni genere letterario e d'introdurre generi nuovi come il conte philosophique (in cui unisce la riflessione filosofica alla tecnica teatrale).

Infanzia e formazione di Voltaire

Francois-Marie Arouet nacque a Parigi il 21 novembre 1694 in una famiglia della ricca borghesia: il padre era avvocato e conseiller du roi; la madre era figlia di un funzionario del parlamento di Parigi.

Nel 1701 morì la madre e venne cresciuto dal padre, con cui aveva un rapporto conflittuale, un fratello e una sorella, rispettivamente di nove e otto anni. Francois, nel 1704, entrò nel collegio gesuitico Louis-le-Grand (la principale scuola parigina di formazione della classe dirigente), dove scoprì il potere delle parole e del linguaggio poetico. Nel 1706, egli scrisse la sua prima tragedia “Amulius et Numitor”. Il padre, cinque anni più tardi, lo iscrisse all’università per studiare diritto ma Francois preferì la vita mondana dei salotti aristocratici e libertini.

Prime opere e conflitti

Dal 1715 iniziò a comporre la tragedia “Edipo” tramite una rielaborazione di un modello della mitologia greca: una satira in cui è contro il fato e gli dèi; un’opera irrispettosa verso il re Filippo d’Orleans e sua figlia, ciò gli costò qualche mese di esilio da Parigi nel castello del duca di Sully. Durante questo periodo si dedicò al poema epico Henriade, dedicato alla figura e all’opera di Enrico IV. Nel 1717 fu condannato a undici mesi di prigionia alla Bastiglia, periodo in cui chiuse con il padre, tanto da rifiutare il cognome e prendendo quello anagrammatico di Voltaire. Nel 1722 la morte del padre gli assicurò un’eredità notevole. Nel 1726 il cavaliere di Rohan gli ricordò che resta un borghese anche avendo raggiunto fama e riconoscimenti, facendolo bastonare dai suoi servi; e Francois, per evitare la prigione decise di andare in esilio volontario in Inghilterra, dove rimane per due anni.

Esilio e nuove tragedie

Tra il 1733 e il 1734 pubblicò le “Lettres philosophiques” (o “Lettres sur les anglois”) riguardanti i principi della tolleranza religiosa in Inghilterra e ai progressi della filosofia della scienza di Newton. Sempre nel periodo londinese scrisse nuove tragedie: “Bruto”, “La morte di Cesare” e “Zaira”. I temi di quest’ultima sono la gelosia e la tolleranza; è ambientata a Gerusalemme, dove Zaira, nata cristiana ma cresciuta nell'Islam, ha un amante sultano, Orosmane. Nerestan è responsabile della raccolta del riscatto per la liberazione dei cristiani. Il sultano rilascia un centinaio di cavalieri, ma si rifiuta di liberare Zaira. Il vecchio re Lusignano, liberato a sua volta, riconosce in Zaira e Nerestan i suoi figli che credeva morti. Orosmane, ingannato da una lettera ambigua, pugnala Zaira che crede infedele. Accorgendosi del suo errore, si uccide sul corpo della sua amante.Il parlamento, però, non apprezza la tragedia e lo arrestano condannando al rogo l’opera.

Dunque Voltaire si rifugiò nel castello dell’amante Madame du Chatelet a Cirey, dove iniziò la composizione di un libro di vendetta: “La pulzella di Orleans”. In seguito, dal 1736 iniziò una relazione epistolare con Federico di Prussia, grazie al quale viaggia per l’Europa.

Ritorno in Francia e successi

Dal 1743, Voltaire è nuovamente nelle grazie della corte; dopo la pubblicazione del “Poema di Fontenoy”, che tratta di una vittoria francese divenne storiografo del re e l’anno successivo venne eletto socio dell’Accademia della Crusca a Firenze e dell’Accademia dell’Arcadia a Roma.

Nel 1749, Voltaire fu scosso dalla morte di Madame du Chatelet e divenne consigliere della politica illuminata di Federico II, accompagnato dalla nipote con cui avrà una relazione fino alla morte. Nel 1758 si trasferì a Ferney, in Francia (dove rimarrà fino alla morte); qui scrisse il “Candido” in cui il messaggio è che non bisogna avere illusioni ma affrontare la vita per quello che è.

Nel 1763 nacque il “Trattato sulla tolleranza” da un’inchiesta su un crimine dell’intolleranza cattolica e permette di riabilitare il protestante Calas e il risarcimento della sua famiglia da parte del re. Voltaire, con instabili condizioni di salute torna a Parigi ed è accolto trionfalmente (il popolo lo acclama come “uomo dei Calas”). Egli morì il 30 maggio 1778. Rifiutò i conforti religiosi, infatti gli venne impedita la sepoltura ecclesiastica. Le sue spoglie saranno poi collocate nel Pantheon della Francia rivoluzionaria accanto a quelle di Rousseau.

Il caso Calas e la tolleranza

Voltaire, per prima cosa, racconta brevemente l’assassinio di Calas avvenuto a Tolosa il 9 marzo 1762. Jean Calas, commerciante sessantottenne di Tolosa, fu accusato di aver ucciso il figlio Marc-Antoine per impedirgli, essendo protestante, di convertirsi al cattolicesimo. L’autore sottolinea che questa accusa non sta in piedi: Jean Calas non è mai stato intollerante verso le altre religioni (tanto che aveva un altro figlio e la domestica cattolici) e data l’età avanzata non avrebbe potuto strangolarlo da solo; infatti, vennero accusati anche i familiari presenti di aver contribuito all’omicidio. Per questo l’ipotesi più plausibile era che Marc-Antoine si fosse suicidato impiccandosi, per problemi di depressione o per debiti di gioco. Dunque, il padre venne condannato alla tortura e i familiari subirono delle ingiustizie. In seguito, Voltaire descrive le illecite torture che subivano gli eretici, facendo gli esempi degli orribili massacri di Mérindol e Cabrieres in cui uomini, donne e bambini vennero uccisi solo perché valdesi.

Tolleranza e religione

Voltaire sostiene che la tolleranza non possa essere pericolosa perché, come elenca nel testo, in molti paesi come Germania, Inghilterra, Olanda, India, Grecia… Ora c’è più giustizia, libertà di religione e pari diritti per tutti. Egli dice inoltre che, la tolleranza non ha mai portato a guerre civili, mentre l’intolleranza sì; la tolleranza è la chiave per il bene della società.

Tratta il tema della tolleranza anche applicato agli antichi greci, i quali non perseguitarono nessuno a causa di credenze differenti; anzi, veneravano varie divinità e ne aggiunsero di minori senza limiti. Lo stesso per i romani, i quali non perseguitarono nessuno; imposero le leggi ma non il culto.

Proseguendo, Voltaire dice che alcuni passi del Vangelo possono essere interpretati come sostenitori d'intolleranza ma dimostra che non è così perché molte sono le parabole che inducono alla tolleranza; l’apice della tolleranza di Gesù è il momento della sua morte, quando chiede a Dio di perdonare chi l’ha crocifisso.

Successivamente, l’autore inserisce un dialogo tra un uomo e un moribondo sul punto di morte, il quale si rifiuta di firmare la dichiarazione di fede che gli propone l’uomo perché si tratta di cose in cui lui non crede. Voltaire immagina, poi, che un beneficiario scriva una lettera al gesuita Le Tellier in cui gli consiglia un modo per risolvere i problemi con i nemici della fede con molte iperboli ed esagerazioni (eliminandoli tutti, impiccandoli...). Con questo, lo scrittore sostiene che l’intolleranza è giustificata quando qualcuno reca danni a qualcun’altro. In più, racconta di una disputa teologica in Cina in cui uno dei tre religiosi obbligava i restanti due a essere tolleranti tra di loro.

Superstizione e tolleranza universale

Nel testo si parla anche di superstizione come utile per frenare la cattiveria umana; a condizione che non siano crimini, sono meglio dell’ateismo e della religione, dice.

Nel capitolo in cui si parla della tolleranza universale, Voltaire sostiene che tutti gli uomini dovrebbero avere questo senso di fratellanza che li porti a tollerare le diverse idee religiose. Perciò, non ha alcun senso perseguitare o condannare chi crede in cose diverse da quelle in cui crediamo noi. I cristiani credono che al di fuori della Chiesa non ci sia salvezza, per questo utilizzano metodi estremi per portare gli uomini sulla retta via.

Subito dopo, troviamo una preghiera diretta a Dio in cui l’autore chiede di fare capire agli uomini il senso di fratellanza di cui si parlava precedentemente e di non dare importanza alle differenze di ricchezza o religione.

Conclusione e riflessioni finali

In conclusione, Voltaire precisa che non intendeva offendere i giudici di Tolosa che si sono occupati del caso Calas, ma ha scritto questo trattato per puro senso di giustizia, verità e pace.

Egli scrive un capitolo aggiuntivo in cui dice che due anni dopo la presentazione del caso Calas a Versailles, la famiglia fu completamente assolta e il re li risarcì economicamente.

In più, Voltaire si augura che questa vicenda abbia fatto riflettere i lettori sul valore della tolleranza.

Contesto storico e lotta al fanatismo

Il contesto storico in cui visse l’autore e, di conseguenza, in cui si svolge il contenuto dell’opera è quello della Francia nella metà del settecento. Questo paese era ancora prigioniero della scia delle guerre di religione del XVI secolo. Periodo in cui il clima culturale è ancora pieno di pregiudizi, caccia all’eresia, pratica delle torture e udienze. Voltaire si mette contro questo ambiente superstizioso perché si trattava di una combinazione di fanatismo religioso, irrazionalità e ignoranza che porta alla violenza gratuita e alla diffamazione.

Il caso a cui dà attenzione lo scrittore è quello del suicidio del giovane ugonotto, Marc-Antoine Calas. Il popolo spargeva voci sul caso: non è vero che si è ucciso, è stato assassinato dalla sua famiglia per impedirgli di convertirsi al cattolicesimo. Per questo il padre, Jean Calas, fu imprigionato e il processo sommario si conclude con la condanna a morte per tortura. Fino all’ultimo si è dichiarato innocente, non ha confessato.

“La tolleranza è un fattore di progresso civile ed economico, l’intolleranza divide i popoli e li condanna a guerre fratricide.” Voltaire è deista, sostiene che si debba lottare per la giustizia della “religione naturale”, ovvero aconfessionale e priva di dogmi assurdi che provocano disastri. Infatti, inizia a firmare le sue lettere con il motto “écrasez l’infame” (schiacciate l’infame): indica il bisogno di lottare con la nostra ragione e morale contro il fanatismo del cattolicesimo.

Bibliografie storiche:

Voltaire. Bibliographie de ses oeuvres, G. Bengesco

A Century of Voltaire Study. A Bibliography of Writings on Voltaire, M.M.H. Barr

Quarante années d'études voltairiennes.Bibliographie analytiques des livres et articles sur Voltaire, Id.

Bibliographie des écrits français relatifs à Voltaire, J. Vercruysse

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le principali opere di Voltaire e come si è evoluta la sua carriera letteraria?
  2. Voltaire è stato un poeta, drammaturgo, storico, filosofo e scrittore noto per il suo stile versatile e innovativo. Tra le sue opere principali ci sono "Amulius et Numitor", "Edipo", "Henriade", "Lettres philosophiques", "Zaira", "Candido" e il "Trattato sulla tolleranza". La sua carriera è stata caratterizzata da un costante impegno contro l'intolleranza e il fanatismo religioso.

  3. Qual è il tema centrale del "Trattato sulla tolleranza" di Voltaire?
  4. Il tema centrale del "Trattato sulla tolleranza" è la difesa della tolleranza religiosa e la critica dell'intolleranza, che Voltaire considera una fonte di guerre civili e ingiustizie. Egli sostiene che la tolleranza è essenziale per il progresso civile ed economico e che l'intolleranza porta solo a divisioni e conflitti.

  5. Come Voltaire affronta il caso di Jean Calas nel suo trattato?
  6. Voltaire racconta l'ingiusta condanna di Jean Calas, accusato di aver ucciso il figlio per impedirgli di convertirsi al cattolicesimo. Voltaire dimostra che l'accusa era infondata e utilizza il caso per evidenziare le ingiustizie causate dall'intolleranza religiosa, promuovendo la tolleranza come valore fondamentale.

  7. In che modo Voltaire critica il fanatismo religioso nel suo lavoro?
  8. Voltaire critica il fanatismo religioso attraverso esempi storici di persecuzioni e massacri, come quelli di Mérindol e Cabrieres. Egli sottolinea che la tolleranza non ha mai causato guerre civili, mentre l'intolleranza sì, e promuove una "religione naturale" priva di dogmi che causano disastri.

  9. Qual è il contesto storico in cui Voltaire ha scritto il "Trattato sulla tolleranza"?
  10. Il "Trattato sulla tolleranza" è stato scritto nel contesto della Francia del XVIII secolo, un periodo ancora segnato dalle guerre di religione del XVI secolo. Voltaire si oppone a un ambiente culturale dominato da pregiudizi, superstizione e fanatismo religioso, promuovendo la tolleranza come antidoto a tali mali.

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