Concetti Chiave
- Primo Levi racconta la sua esperienza ad Auschwitz, sottolineando come il suo titolo di studio in chimica abbia contribuito alla sua sopravvivenza, rendendo la sua condizione leggermente privilegiata rispetto ad altri prigionieri.
- "Se questo è un uomo" non è solo una testimonianza storica, ma un'opera letteraria che esplora la dignità e l'abiezione umana di fronte ai meccanismi di sterminio di massa, mantenendo un tono razionale e privo di rancore.
- L'opera è caratterizzata da una scrittura essenziale e senza retorica, con l'intenzione di lasciare al lettore il compito di formarsi un'opinione sugli eventi narrati, rendendo il libro sempre attuale.
- Nei vari capitoli, Levi descrive la vita nel lager, tra cui l'iniziazione alle leggi del campo, le notti inquiete, il mercato nero tra i prigionieri e le strategie di sopravvivenza, offrendo un quadro dettagliato della vita quotidiana nel campo.
- Levi arricchisce il racconto con riferimenti letterari, traendo parallelismi tra la sua esperienza e opere di autori come Nietzsche e Dante, usando la cultura come un mezzo per conservare la propria umanità.
Indice
La vita di Primo Levi
Primo Levi è nato a Torino nel 1919. Laureato in chimica, nell’estate del 1943 si unì ad una banda partigiana; catturato, fu deportato ad Auschwitz e sopravvisse per circa due anni fino alla liberazione attuata dalle truppe sovietiche. Durante il periodo vissuto nel lager, il suo titolo di studio contribuì in parte alla sua sopravvivenza, rendendola di poco più privilegiata.
Il ritorno e la tregua
Il rimpatrio avvenne in tutta Europa ed è raccontato nell’opera successiva a “Se questo è un uomo”, intitolata “La Tregua” (1963).
L’opera
Il bisogno di raccontare
“ Questo libro non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ogni straniero è nemico. […] Il bisogno di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi, aveva assunto fra noi il carattere di un impulso immediato e violento; il libro è stato scritto per soddisfare questo bisogno, in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore. ” (Prefazione).
Testimonianza e letteratura
“Se questo è un uomo” è uno dei libri più alti e usciti dall’inferno dei Lager. Fornisce una testimonianza sconvolgente, nella sua nudità di cronaca, e al tempo stesso un capolavoro letterario rientrato tra i classici. È il libro della dignità e l’abiezione dell’uomo di fronte agli spietati meccanismi dello sterminio di massa.
La moltitudine innominata
Protagonista è la moltitudine innominata, con un numero convenzionale impresso in un tatuaggio sul braccio sinistro, che viene evocata senza retorica, lasciando alla tremenda realtà di commentare sé stessa. Infatti il lettore cercherà invano una qualche espressione di rancore nei confronti del nazismo, o giudizi morali relativi all’umanità. La mancanza di sentimenti riflette un modo di scrivere essenziale e composto, che pone Levi tra i grandi della letteratura. Inoltre egli spiegò che era sua intenzione quella di mantenere un approccio razionale, assumendo il ruolo del testimone e lasciando al lettore il compito di formarsi un'opinione sull'accaduto, in modo da non commettere più lo stesso irreparabile errore. Ed è proprio questo scopo che rende l’opera sempre attuale.
Capitoli significativi del romanzo
Riproporrò, qui di seguito, alcuni capitoli più interessanti e funzionali ad una comprensione maggiore del romanzo:
• Iniziazione (III cap.): Levi spiega in che modo si imparino celermente le prime leggi del campo, come quella di non fare domande, di fingere di capire tutto, di saper apprezzare il valore di oggetti essenziali alla sopravvivenza come le scarpe ed il cucchiaio. La difficoltà maggiore consiste nella mancanza di intesa tra le vittime, dovuta al fatto che nel Lager convivono moltissime etnie differenti, ognuna con la rispettiva lingua (la torre di Babele). Grave è anche l’alienazione dell’uomo a quello stile di vita, che li rende privi di sentimenti, quindi inumani al punto che i “nuovi arrivanti” sono derisi e abbandonati a sé stessi.
*N.B esempio delle latrine.
• Le nostre notti (V cap.): contiene una celebre pagina in cui il protagonista illustra il suo dormiveglia, una situazione nella quale i confini tra realtà e sogno si dissolvono. Si tratta dunque di un sonno che non regalerà mai il necessario riposo. Ogni notte infatti Levi, è periodicamente assalito da due incubi ricorrenti: Il primo riporta l'autore a casa, ignorato dai suoi amici e familiari mentre racconta le atrocità subite nel lager; il secondo illude invece Levi d'aver davanti a sé del cibo che poi scompare repentinamente ogni qual volta prova a mangiarlo.
*N.B le pene e i dolori, pag. 91.
• Al di qua del bene e del male (VIII cap.) allude all'opera Al di là del bene e del male di Nietzsche. Al contrario dell'eroe nietzschiano, il prigioniero del lager viene presentato nella sua nullità. Questo capitolo illustra inoltre il significato e le ripercussioni di un evento apparentemente banale come il cambio della biancheria. Infatti, sul mercato del lager le camicie dei prigionieri vengono utilizzate come merce di scambio da cui poter ricavare della stoffa: nel campo si è sviluppato un mercato nero soggetto a regole descrivibili con una certa precisione. Levi, quindi, descrive un processo naturale che è quello della formazione di una società in un universo contrapposto ma parallelo alla realtà.
• I sommersi e i salvati (IX cap.): come in un foglio illustrativo Levi racconta vicende di alcuni detenuti a mo' di exempla concludendo che il miglior modo per sopravvivere è senza dubbio quello di farsi incaricare di mansioni speciali, diventando ad esempio un cosiddetto Kapo. La maniera esemplare per far parte dei votati alla morte sicura è invece quella di adattarsi alle regole ufficiali del campo, per poi indebolirsi lentamente a causa dell'esaurimento, della denutrizione, delle malattie e soprattutto dei ricordi.
Il bagaglio culturale
È importante sottolineare come il bagaglio culturale di ognuno di noi possa essere non solo un motivo di prestigio e successo nella società, ma possa trasformasi, al momento opportuno, in una fortissima fonte di ricchezza funzionale per la vita e la sopravvivenza.
Primo Levi ebbe il vantaggio di capirlo: nell’opera sono presenti molti riferimenti ad autori stranieri (Nietzsche, già citato precedentemente) e italiani.
Così come nel Risorgimento l’ideale di patria e di nazione fecero da pilastri e da riferimenti per l’unità e per il principio di autoconservazione dei popoli, anche per Primo Levi raccontare di Dante Alighieri e La Divina Commedia rappresentò un modo per non perdere le sue origini, quindi la sua umanità.
Ecco riportati alcuni esempi:
Simbolismo dantesco nel lager
• La triste nota scritta sul portone di accesso al Lager, Il lavoro rende liberi, viene proposta come una rielaborazione dell'incipit del terzo canto dell'Inferno: per me si va nella città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente, la quale indica che attraverso quell'ingresso si accede al mondo dei dannati.
• L'infermeria, detta Ka-Be, viene paragonata al limbo, un mondo escluso dalle categorie del bene e del male, privo di punizioni vere e proprie e, in un certo senso, un momento di tregua durante la permanenza nel lager nazista.
• Quando Levi dovette sostenere l'esame di chimica per essere trasferito in laboratorio, il protagonista si imbatte nel dottor Pannwitz, che rimanda in qualche modo ad un giudice infernale. Come il Minosse dantesco (che assegna a ciascuna delle anime dannate un determinato cerchio dell'inferno e quindi una punizione), il dottore ha la facoltà di decidere delle mansioni e del destino altrui.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto storico e personale in cui Primo Levi ha scritto "Se questo è un uomo"?
- Qual è lo scopo principale dell'opera "Se questo è un uomo"?
- Come viene descritta la vita nel lager nel libro di Levi?
- Quali sono alcuni dei temi principali trattati nei capitoli del libro?
- Quali riferimenti letterari sono presenti nell'opera di Levi?
Primo Levi, nato a Torino nel 1919 e laureato in chimica, fu catturato e deportato ad Auschwitz durante la Seconda Guerra Mondiale. Sopravvisse per circa due anni fino alla liberazione da parte delle truppe sovietiche. Il suo titolo di studio contribuì in parte alla sua sopravvivenza.
L'opera è stata scritta per soddisfare il bisogno di raccontare e condividere l'esperienza vissuta nei lager, con l'intento di fornire documenti per uno studio pacato dell'animo umano e di evitare che simili errori irreparabili si ripetano.
La vita nel lager è descritta attraverso la nudità della cronaca, senza espressioni di rancore o giudizi morali. Levi adotta un approccio razionale, lasciando al lettore il compito di formarsi un'opinione sull'accaduto.
Tra i temi principali vi sono l'iniziazione alle leggi del campo, la dissoluzione dei confini tra realtà e sogno nelle notti del lager, la nullità del prigioniero rispetto all'eroe nietzschiano, e le strategie di sopravvivenza come l'assunzione di mansioni speciali.
L'opera contiene riferimenti a autori come Nietzsche e Dante Alighieri. Levi utilizza la cultura come fonte di forza e sopravvivenza, paragonando elementi del lager a concetti della Divina Commedia, come l'infermeria al limbo e il dottor Pannwitz a un giudice infernale.