Concetti Chiave
- "La luna e i falò" di Cesare Pavese è un romanzo autobiografico pubblicato nel 1950, poco prima della morte dell'autore, e riflette le sue esperienze di vita e le sue delusioni amorose.
- Il protagonista Anguilla, un orfano che esplora le sue origini nelle Langhe, rappresenta una figura autobiografica che condivide molte esperienze personali con Pavese.
- Il romanzo è ambientato nel secondo dopoguerra nelle Langhe, in Piemonte, e descrive il ritorno di Anguilla nel suo paese natale, dove osserva i cambiamenti avvenuti durante la sua assenza.
- Le tematiche principali includono l'emigrazione, l'amicizia, la povertà e il cambiamento, con un forte richiamo alla memoria e all'identità personale attraverso il simbolismo dei falò.
- Lo stile narrativo di Pavese alterna sequenze descrittive e riflessive, utilizzando flashback e un linguaggio semplice che riflette il ceto sociale del protagonista, conferendo alla narrazione un ritmo lento e contemplativo.
Indice
La vita di Cesare Pavese
“La luna e i falò” è l’ultima opera dello scrittore Cesare Pavese, pubblicato poco prima della sua morte. Nato nel 1908 in un paesino delle Langhe, Pavese trascorse una triste infanzia, segnata dalla prematura morte del padre, di una sorella e di due fratelli.
A causa delle precaria salute della madre venne allevato da una balia e fu costretto a crescere molto presto. A Canelli fece la conoscenza di Pinolo, con cui stringerà un importante legame di amicizia. Dopo aver conferito la maturità classica si iscrisse alla Facoltà di Lettere a Torino e si dedicò in particolare allo studio dell’inglese. Nel 1934 intraprese una collaborazione con la casa editrice Einaudi (che pubblicherà “La luna e i falò”). Essendo un soggetto asmatico, non partecipò mai alla leva militare e alla fine della guerra andò a Roma per potenziare la sede dell’Einaudi. Dopo il successo di numerosi romanzi trascorse una settimana a Santo Stefano Belbo, dove iniziò a scrivere il suo ultimo romanzo. Durante la sua vita Pavese ebbe numerose delusioni d’amore e all’età di 42 si tolse la vita in una camera d’albergo.Il romanzo e i suoi personaggi
Il libro è stato pubblicato nell’aprile del 1950, dalla casa editrice Einaudi, a Torino.
“La luna e i falò” è un romanzo che presenta alcuni elementi autobiografici: le caratteristiche del protagonista Anguilla trovano un riscontro nella vita dell’autore.
I personaggi più importanti del romanzo sono tre: Anguilla, Nuto e Cinto.
Anguilla: è il protagonista, la voce narrante del racconto, di cui non sappiamo il nome vero. È un orfano, cresciuto prima in una casa di poveri contadini e poi all’interno di una cascina della Mora. Alla Mora fa la conoscenza di Nuto, che diventerà un suo grande amico. Quasi tutta la storia di Anguilla si rifà alla vita dello scrittore: sembra infatti che le due figure si sovrappongano. All’età di vent’anni Anguilla intraprese il suo viaggio, prima a Genova e poi in America. Quando decise di tornate nella sua terra, nelle Langhe, tutto era cambiato, rimaneva uguale solo il suo amico Nuto.
Nuto: è un grandissimo amico del protagonista, colto e intelligente. Fece fortuna con la musica, suonando alle feste dei paesane, ma a un certo punto della sua vita decide di mettere da parte la sua passione e dedicarsi al lavoro. Anguilla vede Nuto come una persona da ammirare, i suoi ragionamenti e i suoi racconti lo colpiscono fin da quando i due avevano solo diciassette anni. La figura di Nuto è reale: si tratta di Giuseppe Scaglione, noto con il soprannome di Pinolo.
Cinto: è un giovane ragazzo di dieci anni, figlio di Valino, il proprietario della cascina di Gaminella. Il ragazzo è magro e zoppo, ha un problema alla gamba. Anguilla lo incontra durante una visita alla cascina e i due diventano amici. Il protagonista si rispecchia molto nella persona di Cinto: è un ragazzo che deve essere spronato, deve imparare a lavorare e deve aprire gli occhi al mondo. Rimasto orfano a causa del suicidio del padre, andrà ad abitare insieme alla famiglia di Nuto.
Tra i personaggi secondari troviamo invece Valino, il padre di Cinto, un uomo stanco del lavoro ed esausto della vita che brucia tutti i suoi averi e si suicida. Silvia, Irene e Santa sono le tre figlie del sor Matteo, padrone della cascina della Mora. Queste tre donne vengono viste dal protagonista con molta ammirazione, ma il sentimento dell’amore che prova nei loro confronti non verrà mai manifestato. Il Padrino e Virgilia sono i “genitori adottivi” del protagonista e i vecchi proprietari della cascina di Gaminella. Decidono di accogliere Anguilla perché possono ricevere mensilmente un compenso da parte dell’ospedale di Alba.
Il romanzo è ambientato nei luoghi di infanzia del protagonista Anguilla. Le vicende si svolgono nelle Langhe, territorio collinare del Piemonte. Il protagonista riscopre i cambiamenti del piccolo paesino di Santo Stefano Belbo, visita la cascina di Gaminella, dove era stato adottato, e la cascina della Mora dove andò per lavorare. L’autore descrive questi luoghi sia con gli occhi del giovane protagonista, sia con gli occhi di un’Anguilla ormai quarantenne e adulto.
Pavese racconta gli eventi attraverso la tecnica narrativa dell’intreccio: alla visione dei luoghi di infanzia, cambiati a causa della guerra, si alternano lunghi flashback relativi alla vita passata del protagonista passata tra quelle cascine di collina. La storia è ambientata nel secondo dopoguerra. Gli avvenimenti si svolgono nell’arco di circa due settimane estate (dall’arrivo di Anguilla alla Madonna d’agosto fino alla sua partenza alla fine del mese) e vengono raccontati in 140 pagine. Naturalmente il racconto non ha un tempo pari a quello della storia dato che l’autore riporta solo gli avvenimenti più importanti. Spesso la narrazione viene sospesa per dare spazio a pause con descrizioni paesaggistiche o riflessioni del protagonista.
Il ritorno di Anguilla
Dopo un soggiorno di vent’anni in America Anguilla, il protagonista, decide di ritornare nel suo paese di origine, a Santo Stefano Belbo. Le vicende si sviluppano ad agosto e, insieme al suo caro amico Nuto, il protagonista ripercorre i luoghi della sua giovinezza. Anguilla è orfano, venne adottato da Padrino e Virgilia nella cascina di Gaminella. Trascorse la sua infanzia in una famiglia povera che riceveva un sussidio mensile dall’ospedale di Alba. Durante i vent’anni di assenza le cose erano cambiate: Virgilia era morta e il Padrino, dopo aver venduto i suoi beni e cambiato città, aveva fatto la sua stessa fine. Adesso quella cascina era occupata dalla famiglia di Valino, uomo povero e dedito al lavoro. All’interno della vecchia casa abitava un ragazzo di nome Cinto, un bambino di dieci anni zoppo e magrolino: Durante la sua visita per il paese Anguilla lo incontra e creerà col ragazzo un profondo legame di amicizia. Prima della sua partenza per l’America il protagonista era stato “adottato” dal sor Matteo, che viveva insieme alla moglie e alle figlie Irene, Silvia e Santa nella cascina della Mora. Qui Anguilla iniziò a lavorare, acquisendo sempre più una maggiore autonomia. Le ragazze venivano viste dal protagonista con tanta ammirazione e il sentimento d’amore che nutriva nei loro confronti non venne mai svelato (a causa della diverso ceto sociale). Silvia e Irene erano sempre state corteggiate da giovani ragazzi, ma la loro fine fu tragica: la prima morì dopo aver abortito e la seconda si sposò con un uomo violento, troppo preso dal gioco e dal denaro. Durante il soggiorno e Belbo Nuto portò per le strade del paese il protagonista: nessuno ormai lo riconosceva, i tempi erano cambiati e gli abitanti lo scambiavano per un uomo d’affari o un imprenditore. L’unico punto saldo era Nuto, che non aveva mai dimenticato il suo amico. Un giorno, durante una delle loro solite passeggiate, si diffuse la notizia che Valino, dopo aver cercato di uccidere Cinto, aveva bruciato tutti i suoi beni. Il ragazzo, rimasto orfano, venne accudito da Nuto.
Alla fine del romanzo, in un dialogo tra Anguilla e Nuto, il primo rivela all’amico i motivi che lo hanno spinto a partire per l’America, mentre il secondo confessa di essere a conoscenza della morte di Santa. L’unica rimasta della sua famiglia, era entrata a far parte di una brigata partigiana, ma venne uccisa perché accusata di tradimento. Il suo corpo era stato bruciato e di tutto quello che era stato prima ormai rimaneva solo un segno, come il letto di un falò.
Temi principali del romanzo
All’interno di questo romanzo sono tanti i temi affrontati dall’autore, alcuni anche strettamente legati alla sua vita. Già dalle prime pagine il protagonista si interroga su quale sia la sua terra d’origine: il tema della famiglia, di un caldo ambiente in cui crescere, si interseca con quello dell’emigrazione. Dopo un lungo soggiorno in America il protagonista torna nelle terre della sua infanzia. I tempi passati vengono rievocati con un tono di nostalgia e rimane costante il tema della povertà, molto radicato nel presente così come venti anni prima. In questo clima negativo trova radici il tema dell’amicizia: Nuto, nonostante tutto il tempo trascorso, è sempre rimasto un punto di riferimento per Anguilla. Ha un importante significato l’immagine dei falò, visti prima come un mezzo di compagnia e allegria e poi come un elemento di distruzione e vendetta.
Riflessioni sull'emigrazione e amicizia
Il romanzo offre un’ampia riflessione sul tema dell’emigrazione. L’uomo è sempre stato costretto ad abbandonando il tetto paterno per cercare fortuna e una vita migliore, ma questo non toglie che tutti si sentano legati alla propria terra e alla propria casa. Per natura l’uomo ha bisogno di conoscere le sue origini, avere una dimora su cui fare riferimento e in cui tornare in ogni momento della sua vita. Allo stesso tempo questa ricerca di una patria lo porta a una conoscenza maggiore di se stesso. Eppure questo non è possibile per il protagonista del nostro libro, che si sente a disagio nei vari posti che visita perché sa che non gli appartengono. Tornare nella propria terra dopo venti anni non è facile: come abbiamo visto tutto è cambiato e ormai solamente nella terra si possono trovare le trace di quello che è stato prima. L’autore ribadisce questo concetto di cambiamento attraverso la figura dei falò: se vent’anni prima i falò venivano accesi durante le feste per passare del tempo tutti insieme, nel periodo del dopoguerra servivano per bruciare oggetti e persone, distruggendo inevitabilmente la storia. In questo triste clima di cambiamento entra in gioco l’amicizia: una figura cara come quella di Nuto porta tranquillità nell’animo del protagonista. Ogni uomo nella sua vita, chi per orgoglio chi per testardaggine, cercherà sempre di affrontare i problemi della vita con le proprie forze, ma prima o poi arriverà il momento in cui avrà bisogno della mano di un’altra persona per andare avanti. L’amicizia è un legame difficile da instaurare, ma duraturo nel tempo.
Paralleli tra Anguilla e Pavese
Nel romanzo sembra che Anguilla si fonda direttamente con la persona dell’autore. Molte sono le cose che li accomunano: un’infanzia difficile, la conoscenza di Nuto/Pinolo e un sentimento d’amore che mai verrà ricambiato. Anguilla ammira le tre ragazze figlie del sor Matteo, ma sa che non potrà mai manifestare loro il suo sentimento. Allo stesso modo la vita dello scrittore è solcata da numerose delusioni amorose, molte delle quali lo porteranno a una profonda depressione. Un ricco intreccio tra presente e passato fornisce al lettore due diversi punti di vista, accomunati dalla povertà: il primo si basa sulla precaria ma “felice” condizione di vita prima della guerra, mentre il secondo rappresenta il triste quadro del dopoguerra, un tempo di decadenza e rovina.
Conclusione e struttura del romanzo
Il romanzo può essere considerato come un sunto della vita dello scrittore. Come si è visto tutti i temi trattati hanno dietro un significato, spesso legato alla realtà. Anche il movimento antifascista ha un ruolo importante, perché per molti anni lo scrittore è stato tormentato dal suo disimpegno nella Resistenza. Come in una catena tutto è collegato all’anello successivo, e il punto di unione dell’inizio e della fine della catena è proprio la memoria, che riunisce presente e passato, tristezza e felicità, solitudine e amicizia. Questo romanzo rappresenta la fine del ciclo di opere di Pavese, il punto di arrivo di tutte le sue tematiche e inevitabilmente di tutte le sue opere.
Il romanzo si apre con una sequenza riflessiva dove il protagonista si interroga sulle sue origini e su quale possa essere la sua terra nativa. Tuttavia il romanzo è articolato in sequenze descrittive e narrative. Gli elementi fondamentali della storia sono gli ampi flashback e le minuziose descrizioni dei paesaggi (dal generale al particolare) che offrono al lettore una prospettiva presente e passata del medesimo luogo. Questo dà alla narrazione un ritmo lento e pacato. Al contrario, risultano assenti le anticipazioni. Possiamo trovare, sparse all’interno del romanzo, delle sequenze riflessive occupate dai pensieri interiori del protagonista. Il racconto è scritto in prima persona. Pavese utilizza un registro poco elevato. Gli eventi vengono narrati in prima persona e la voce narrante è quella del protagonista, un uomo di un ceto sociale basso, che quindi utilizza un linguaggio medio e popolare.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto biografico e storico del romanzo "La luna e i falò"?
- Chi sono i personaggi principali del romanzo e quali sono le loro caratteristiche?
- Quali sono i temi fondamentali affrontati nel romanzo?
- Come viene descritta l'ambientazione del romanzo?
- Quali sono le caratteristiche stilistiche del romanzo?
"La luna e i falò" è l'ultima opera di Cesare Pavese, pubblicata poco prima della sua morte nel 1950. Pavese, nato nel 1908 nelle Langhe, visse un'infanzia difficile e fu segnato da numerose delusioni amorose. Il romanzo contiene elementi autobiografici e riflette il contesto del secondo dopoguerra in Italia.
I personaggi principali sono Anguilla, Nuto e Cinto. Anguilla è il protagonista e narratore, un orfano che ritorna nelle Langhe dopo vent'anni in America. Nuto è il suo amico d'infanzia, colto e intelligente, mentre Cinto è un giovane ragazzo zoppo che Anguilla incontra al suo ritorno.
Il romanzo esplora temi come l'emigrazione, la ricerca delle proprie radici, la povertà, l'amicizia e il cambiamento. L'immagine dei falò rappresenta sia compagnia che distruzione, riflettendo il passaggio dal tempo di festa a quello di rovina nel dopoguerra.
L'ambientazione si svolge nelle Langhe, un territorio collinare del Piemonte, e si alterna tra il presente del secondo dopoguerra e i ricordi d'infanzia del protagonista. Pavese utilizza la tecnica dell'intreccio, con flashback che rievocano il passato di Anguilla.
Il romanzo è scritto in prima persona con un registro medio e popolare. La narrazione è lenta e pacata, caratterizzata da ampi flashback e descrizioni dettagliate dei paesaggi. Le sequenze riflessive e narrative si alternano, offrendo una prospettiva sia presente che passata.