Aristotele detective di Margaret Doody - Recensione

L’autrice Margaret Doody e il successo del romanzo

Margaret Doody è una scrittrice e accademica canadese, docente di letteratura comparata presso l’Università di Notre Dame (Indiana, Stati Uniti d’America).

Una delle sue peculiarità è la sua teoria secondo la quale il genere del romanzo trova la sua origine nell’età classica che espone nel saggio La vera storia del romanzo del 2000 (titolo originale The True Story of the Novel). Il romanzo giallo di cui tratta la recensione ha come protagonista il filosofo Aristotele e al momento della sua pubblicazione negli anni Settanta non riscosse grande consenso tra il pubblico portando la scrittrice ad interrompere il filone. Il successo giunse solo nel momento della ripubblicazione nel 1999 e di conseguenza la scrittrice riprese l’attività scrivendo nuovi racconti. Ad oggi sono stati pubblicati dodici romanzi della serie. L’autrice riesce a mantenere un giusto equilibrio tra genere storico e genere giallo non eccedendo nella descrizione delle vicende storiche che appiattirebbero la suspense riuscendo ad attirare l’attenzione del lettore sulle vicende poliziesche tipiche del genere d’indagine.

Trama di Aristotele detective di Margaret Doody

Il protagonista della vicenda è il filoso Aristotele nella veste di detective affiancato dal suo assistente Stefanos, la voce narrante del romanzo. Per quanto attiene il luogo e periodo della narrazione ci troviamo ad Atene intorno all’anno 300 a.C., ossia il periodo della conquista di Alessandro Magno, condottiero e re di Macedonia. Atene fa da sfondo ad omicidi ed intrighi che vengono affrontati in dodici romanzi di cui Aristotele detective è il primo (l’ultimo è Aristotele e la Montagna d’Oro del 2021). La vicenda si apre con il delitto di Boutades, un importante cittadino di Atene. Egli viene trovato in casa ucciso da una freccia scagliatagli alla gola. Polignoto, il nipote di Boutades, accusa Filemone dell’assassinio portandolo a processo. Stefanos, coprotagonista del romanzo, è il cugino dell’accusato Filemone e ritrovandosi suo malgrado ad essere coinvolto nel processo decide di chiedere aiuto al suo maestro Aristotele. Inizia quindi il processo: la difesa si proponeva di provare che Filemone non fosse ad Atene il giorno in cui era stato compiuto l’omicidio poiché era stato esiliato già da qualche anno a causa di una rissa in una taverna. L’accusa invece sostiene e porta prove a favore del fatto che Filemone più volte era ritornato ad Atene e addirittura combattuto con i Persiani contro Alessandro Magno. Stefanos che sosteneva la difesa di Filemone è costretto a ricredersi poiché incontra la moglie ed il figlio di Filemone proprio ad Atene. Aristotele, che nel frattempo aveva acconsentito ad aiutarli nel processo, tiene impegnato Stefanos con varie missioni, mandandolo a ispezionare e cercare indizi. Veniamo in seguito a scoprire che Filemone era tornato ad Atene clandestinamente per incontrare la madre e afferma di essere innocente e la vicenda prosegue con Stefanos che subisce l’attacco di alcuni sicari che per poco non lo uccidono. Nel frattempo alla morte di Boutades ne susseguono altre: vengono trovati morti la moglie e uno schiavo di Boutades stesso. Grazie alla sua capacità logica Aristotele riesce a risolvere il caso scoprendo il colpevole. Il giorno del processo Stefanos smaschera Polignoto che muore poco dopo cercando di fuggire e scagionando così il cugino Filemone.
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Aristotele e Sherlock Holmes

Il romanzo è una commistione originale di thriller e filosofia. Il protagonista risolve una serie di casi applicando le sue teorie logiche e filosofiche. Possiamo paragonarlo ad uno Sherlock Holmes, detective nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, che applicava la logica alle sue indagini. Aristotele è infatti considerato il padre della logica occidentale e del ragionamento deduttivo e induttivo, caratteristiche che Sherlock Holmes rappresenta pienamente. Di conseguenza potremmo paragonare Stefanos ad un più moderno Watson (l’assistente di Sherlock Holmes). Quello che compie Margaret Doody è il procedimento inverso rispetto a quello messo in atto da Conan Doyle, ossia invece di rendere aristotelico un personaggio prende direttamente il personaggio storico Aristotele e lo tramuta con l’invenzione letteraria in un detective. Ed è quindi Aristotele stesso che diventa protagonista e abile con la sua logica e capacità di ragionamento a risolvere casi di omicidi, intrighi e misteri nell’Atene antica. L’autrice riesce a ripercorrere sapientemente tutti i canoni del genere giallo sperimentando con ambientazioni nuove nel genere poliziesco, creando intrecci e di colpi di scena senza l’aiuto delle tecnologie dei tempi moderni.
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