Concetti Chiave
- Cicerone combina retorica e filosofia, superando la contrapposizione tra queste discipline nel mondo antico, creando una sintesi culturale innovativa.
- La retorica è concepita come una scienza onnicomprensiva, espressione di una cultura romana arricchita e dilatata dall'assorbimento di quella greca.
- Pur non definendosi filosofo, Cicerone utilizza la filosofia per elevare le lettere latine al livello di quelle greche, collegandola alla sua attività politica.
- Il suo eclettismo seleziona ragionatamente elementi accettabili delle varie dottrine, opponendo la ricerca delle convinzioni utili alla certezza dogmatica.
- La validità di un'etica universale è supportata dal consensus gentium, che attesta la verosimiglianza di una fede in un principio razionale e provvidenziale.
Il teorico delle scienze letterarie Alla base di questi risultati c’è la combinazione di 4 elementi: la personalità dell’autore, la temperie storica, una straordinaria preparazione tecnica, una sintesi culturale particolarmente feconda. Cicerone, grandissimo oratore, è anche uno dei massimi teorici della retorica e cioè, in sostanza, delle “scienze letterarie” del mondo antico. Supera i limiti del tecnicismo manualistico e non si dimentichi che Cicerone non era un maestro di retorica, ma un uomo politico eppure, anche in quest’ambito, il suo è un contributo fondamentale. Alla base c’è il superamento della contrapposizione fra retorica e filosofia, che divengono le due principali discipline del mondo antico e che si fondono in una sintesi feconda e innovatrice, che coinvolge anche teoria e pratica, cultura greca e cultura latina, concepite e mirabilmente ricostruite per la prima volta come due grandi tradizioni che si congiungono in unità in un momento conclusivo della storia antica. Andando al di là della contrapposizione aristotelica fra retorica, storiografia e poesia, egli congiunge inoltre, in una concezione unitaria che ammette “distinti” ma non “opposti”, anche oratoria e poesia in nome del vincolo comune tra tutte le arti che riguardano l’humanitas.
La retorica diviene una scienza onnicomprensiva della letteratura: l’oratoria come espressione e veicolo di una cultura romana che ha assorbito quella greca e si è “arricchita” e “dilatata” in questo cumulo. Cicerone è il primo intellettuale del mondo antico che abbia avuto una piena consapevolezza critica della civiltà classica e cioè dell’unità culturale greco-romana. Il filosofo Cicerone, un uomo politico, redige delle opere costruite per lo più secondo la forma dialogica aristotelico-eraclidea e retorica della disputatio in utramque partem, letterariamente curate, destinate agli uomini delle classi dominanti coinvolti nella lotta politica. L’arpinate non è e non intende essere un filosofo. Non si propone, se non momentaneamente (alla morte della figlia) di utilizzare la filosofia a fini consolatorii o di indirizzo morale personale o (come pure afferma) per raggiungere la verità. Egli stesso sostiene di voler trattare argomenti filosofici per portare anche in questo campo le lettere latine al livello di quelle greche. Oltre a ciò, la sua ricerca filosofica risulta, dunque, intimamente connessa con l’attività politica: è un suo approfondimento teoretico. È consapevole delle conquiste effettuate dai pensatori greci nelle scienze filosofiche, come lo è della crisi strutturale del mondo romano, attardato rispetto all’affermazione del pensiero razionale. Il suo “eclettismo” non implica mescolamenti né confusione: è selezione ragionata (secondo il “metodo socratico”) di quanto, delle varie dottrine, gli risulta accettabile.
Esistono molte cose probabili che possono guidare la vita del saggio: su questa base, egli oppone alla certezza della verità (l’ipse dixit) che contrapponeva una scuola all’altra, la ricerca e l’affermazione delle convinzioni utili a determinare gli atteggiamenti dell’uomo sapiente. Se la ragione non può giungere alla dimostrazione scientifica dell’immortalità dell’anima, delle leggi che reggono l’universo e la vita degli uomini, dell’esistenza degli dei, del carattere permanente dei valori morali, il consensus gentium, cioè quel senso comune del genere umano che ne attesta la universalità e perpetuità, dimostra la verosimiglianza della fede in un principio razionale e provvidenziale e nell’immortalità dell’anima, rivela la validità di un diritto e di un’etica fondati sulla ragione e dal valore universale. In questa prospettiva, l’esperienza romana politica e giuridica e morale può essere in massima parte recuperata come conquista perenne e rinsaldata nelle sue strutture fondamentali dalle dimostrazioni e dalle conferme dei più grandi pensatori greci
Domande da interrogazione
- Quali sono gli elementi fondamentali che hanno contribuito ai risultati di Cicerone nelle scienze letterarie?
- In che modo Cicerone ha superato i limiti del tecnicismo manualistico nella retorica?
- Qual è il contributo di Cicerone alla concezione unitaria delle arti?
- Come si manifesta l'eclettismo di Cicerone nella sua ricerca filosofica?
- Qual è la posizione di Cicerone riguardo alla certezza della verità e alla fede in un principio razionale?
Alla base dei risultati di Cicerone ci sono la personalità dell'autore, la temperie storica, una straordinaria preparazione tecnica e una sintesi culturale particolarmente feconda.
Cicerone ha superato i limiti del tecnicismo manualistico fondendo retorica e filosofia in una sintesi innovatrice, unendo teoria e pratica, cultura greca e latina.
Cicerone ha congiunto oratoria e poesia in una concezione unitaria, ammettendo "distinti" ma non "opposti", in nome del vincolo comune tra tutte le arti che riguardano l'humanitas.
L'eclettismo di Cicerone si manifesta come una selezione ragionata delle dottrine accettabili, senza mescolamenti né confusione, seguendo il "metodo socratico".
Cicerone oppone alla certezza della verità la ricerca delle convinzioni utili, sostenendo la verosimiglianza della fede in un principio razionale e provvidenziale attraverso il consensus gentium.