Concetti Chiave
- Seneca esplora la presenza delle divinità nella natura e negli esseri umani, sottolineando un senso di religioso timore ispirato dai paesaggi naturali.
- Il dio di Seneca non è trascendente ma si manifesta nei sentimenti umani durante situazioni particolari, rivelando una connessione divina interiore.
- Il saggio stoico è un individuo che vive secondo natura, libero da emozioni e passioni, simile a un dio nella sua essenza purificata e vitale.
- Per Seneca, vivere secondo natura significa seguire un comando semplice ma difficile per la maggior parte: la pura volontà di esistenza.
- Dio è vicino e dentro di noi, un sacro spirito che osserva e guida le nostre azioni, trattandoci secondo come lo trattiamo.
Seneca - Vivere secondo natura
Nell'epistola 41, l'ultima del IV libro delle Epistulae ad Lucilium, Seneca si occupa principalmente della presenza delle divinità in noi e nella natura e lo fa in forma più sintetica rispetto ad altri passi nel corso di tutte le sue opere: la ricerca di dio è infatti uno dei temi costanti del suo pensiero. Con un consistente vigore letterario, l'autore permette qui di apprezzare il senso di religioso timore che talvolta ci coglie quando paesaggi naturali o fenomeni fisici ispirano quello che potremmo chiamare senso del numinoso, ovvero la sensazione, talora accompagnata da timore, della presenza di un nume.
Il dio di Seneca non appare qui trascendente e gelidamente superiore al mondo degli uomini, ma dissemina percezioni di sè nei sentimenti di ognuno di noi, in determinate circostanze. Vi è chi vive tra noi senza confondersi con le nostre debolezze, senza smarrirsi nelle circostanze in cui tutti si smarriscono, senza soffrire per desideri inappagati, qualcuno che è presente sulla Terra solo nella misura in cui percorre la Terra un raggio di sole: rimanendo cioè nella sostanza, nella maggior parte di sè, legato all'astro che lo produce. Questo uomo, un individuo raro, è il saggio stoico, che reca in sè un'orma più ampia del dio e quindi suggerisce a chi gli sta intorno quel senso del numinoso che non è diverso da quello che ci ispirano i boschi o le orride spelonche. L'essenza del sapiens è diversa da quella dell'uomo comune e simile s quella di dio, perchè si è venuta progressivamente liberando da infiltrazioni emotive e passionali, da falsi valori, timori, ambizioni, perchè si è ridotta, purificandosi, alla pura volontà di esistenza, alla pura, divina vitalità. L'uomo è un essere vivente dotato di ragione, il cui comando è uno solo, semplice e insieme impossibile ai più: vivere secondo natura.
Facis rem optimam et tibi salutarem si, ut scribis, perseveras ire ad bonam mentem, quam stultum est optare cum possis a te impetrare. Non sunt ad caelum elevandae manus nec exorandus aedituus ut nos ad aurem simulacri, quasi magis exaudiri possimus, admittat: prope est a te deus, tecum est, intus est. Ita dico, Lucili: sacer intra nos spiritus sedet, malorum bonorumque nostrorum observator et custos; hic prout a nobis tractatus est, ita nos ipse tractat. (...)
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale dell'epistola 41 di Seneca?
- Come descrive Seneca il dio in relazione agli uomini?
- Chi è il saggio stoico secondo Seneca?
Il tema principale dell'epistola 41 di Seneca è la presenza delle divinità in noi e nella natura, e come questa presenza si manifesta attraverso un senso di religioso timore e numinoso.
Seneca descrive il dio non come trascendente e distante, ma come presente nei sentimenti di ognuno di noi, simile a un raggio di sole che percorre la Terra, suggerendo un senso del numinoso.
Il saggio stoico, secondo Seneca, è un individuo raro che vive secondo natura, libero da emozioni e passioni, e che possiede una purezza e vitalità divina, simile all'essenza di dio.