Concetti Chiave
- Seneca riflette sulla relatività del tempo, ispirato dal rimpianto per l'amico Lucilio, facendo sembrare recente un addio lontano.
- L'uso ripetitivo dell'avverbio "modo" sottolinea come esperienze passate sembrino avvenute "poco fa".
- Il tempo passato appare nella memoria senza prospettiva, riducendo una vita intera a un singolo punto temporale.
- L'infinità della velocità del tempo è percepibile solo guardando indietro, mentre inganna chi è concentrato sul presente.
- La natura ha creato l'illusione di una vita più lunga dividendola in età, con ogni passato che si accumula in un unico luogo senza tempo.
Seneca - Passato senza prospettiva
La riflessione sul tempo non è in questa epistola puramente teorica, ma nasce da un sentimento: il rimpianto dell'amico Lucilio, che non vede da molto, ma che a Seneca sembra di aver appena lasciato. La sensazione che un addio resti comunque uno strappo recente muove una riflessione sulla relatività del tempo. Seneca espone un tema mediante l'utilizzo ripetuto dell'avverbio modo, poco fa, e fa seguire una quantità di variazioni: "poco fa" ti ho lasciato; "poco fa" ero seduto nel mio banco, bambino, alla scuola di Sozione, "poco fa" ero un avvocato alle prime armi; "poco fa" mi sono congedato dall'avvocatura e "poco fa" non ho potuto fare a meno di riprenderla. Il tempo passato è nel nostro profondo; lo scorgiamo, nella nostra memoria, tutto insieme, senza alcuna prospettiva. Stilisticamente, presenti storici, infiniti narrativi, nessi consecutivi servono ad appiattire la prospettiva cronologica e a ridurre una vita rimpianta a un unico punto nel tempo: un piccolo punto che suscita nella nostra memoria pena e ironia.
Modo amisisse te videor; quid enim non 'modo' est, si recorderis? Modo apud Sotionem philosophum puer sedi, modo causas agere coepi, modo desii velle agere, modo desii posse. Infinita est velocitas temporis, quae magis apparet respicientibus. Nam ad praesentia intentos fallit; adeo praecipitis fugae transitus lenis est. Causam huius rei quaeris? Quidquid temporis transit eodem loco est; pariter aspicitur, una iacet; omnia in idem profundum cadunt. (...)
"Mi sembra di averti lasciato poco fa", osserva Seneca, ma tutte le esperienze del nostro vissuto, persino quelle della più remota infanzia, sembrano per l'appunto avvenute "poco fa". Fugge il tempo senza che ce ne accorgiamo, e ogni passato si va ad accumulare come in un unico luogo senza tempo, che, finché dura nella memoria, finché non cade nell'oblio, sembra "poco fa". La natura ci ha illuso: ha diviso la nostra vita in età diverse, infanzia, fanciullezza, gioventù e così via, in modo che la scala della nostra esistenza, che è brevissima, desse l'impressione, con il gran numero di gradini, di allungarsi illusoriamente.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale dell'epistola di Seneca?
- Come descrive Seneca la percezione del tempo passato?
- Qual è l'illusione creata dalla natura secondo Seneca?
Il tema principale è la riflessione sulla relatività del tempo, ispirata dal rimpianto di Seneca per l'amico Lucilio e dalla sensazione che il tempo passato sembri recente.
Seneca descrive il tempo passato come un insieme di esperienze che sembrano avvenute "poco fa", accumulandosi in un unico luogo senza tempo nella memoria.
La natura ci ha illuso dividendo la vita in diverse età, creando l'impressione che la nostra esistenza, sebbene breve, si allunghi illusoriamente con molti gradini.