Concetti Chiave
- Il testo evidenzia l'interesse della cultura latina per la spiegazione scientifica dei fenomeni naturali, come mostrato da Virgilio e Seneca.
- Seneca, nelle sue "Naturales Quaestiones", elogia la ricerca scientifica per la sua capacità di dissipare paure e superstizioni legate a fenomeni naturali.
- La filosofia stoica e quella epicurea concordano nel rifiutare attribuzioni divine a fenomeni naturali, promuovendo invece la comprensione razionale.
- L'accordo tra epicureismo e stoicismo rappresenta un momento elevato del progresso scientifico ellenistico, in contrasto con le tendenze irrazionali successive.
- Il testo sottolinea l'importanza della conoscenza naturalistica come strumento di emancipazione dall'ignoranza e dal timore del divino.
(Seneca, Naturales Quaestiones VI 3)
L’interesse per la spiegazione scientifica dei fenomeni naturali è ben presente nella cultura latina. Virgilio, nelle Georgiche, dichiarava con entusiasmoFelix, qui potuit rerum cognoscere causas, > (II 490). E spiegava la ragione di questo elogio con il fatto che, grazie alle conoscenze della natura, il sapiente ha potuto > (II 491-492).
La medesima fiducia nella conoscenza naturalistica traspare da questo brano di Seneca, che ha dedicato i sette libri delle sue Naturales quaestiones a indagare fenomeni atmosferici e terrestri.
In questa fiducia nella conoscenza la filosofia stoica concordava pienamente con quella epicurea: la frase che apre il brano("gli dei non fanno nessuna di queste cose né il cielo o la terra sono scossi dall’ira divina") ricorda la nota presa posizione di Orazio di fronte al "miracolo di Egnazia" (incenso che bruciava senza brace sulla soglia del temppio): > (satira 15,101-103).
La perfetta concordanza tra queste due filosofie che, nella concezione stessa della natura, seguivano strade antitetiche( il meccanicismo epicureo contro il provvidenzialismo stoico) è una chiara risonanza del progresso scientifico di epoca ellenistica e rappresenta uno dei momenti più alti dell’"illuminismo" del pensiero greco, destinato ben presto a essere sommerso dalle fughe nell’irrazionale, che avrebbero impedito un ulteriore progresso della scienza.