Mongo95
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Concetti Chiave

  • Seneca introduces a concept of "law of nature" that aligns with divine supervision and regularity, emphasizing a deterministic cosmology over randomness.
  • The divine will is portrayed as an eternal law where gods create rational laws, serving as reliable guidelines for human life.
  • Fate is depicted as a comprehensive and rational divine law, ensuring predictable cosmic events, devoid of irrational or emotional influence.
  • Seneca advocates for rational acceptance of life's certainties, including unpleasant events, suggesting a rational adaptation to the inevitable.
  • True virtue is shown in accepting divine law with patience, avoiding excessive attachment to life, and recognizing one's natural limits.

Seneca - Determinismo e provvidenza

L’utilizzo contemporaneo di “legge di natura” descrive un processo naturale uniforme, oppure direttamente i principi che lo determinano e sussumono, fissi e non arbitrari. Seneca più volte utilizza una nozione simile di legge. [De Providentia] I fenomeni ordinati del nostro mondo stanno sotto la supervisione divina, piuttosto che del caso, in un processo regolare che ricorda una legge: aeternae legis imperio. [Ep. 65] La cosmologia di Seneca si fonda sulla legge, non sulla casualità. [Quaestiones Naturales] Soltanto uno straordinario momento di cataclisma cosmico può scardinare questa regolarità. Seneca fa riferimento anche a speciali e ipotetiche leggi di natura che potrebbero interferire con il normale processo universale. Ciò potrebbe indicare che il filosofo dà maggiore enfasi alla natura imperativa della legge, piuttosto che alla sua uniformità, anche se quest’ultimo fattore è più diffuso.
La maggior parte delle occorrenze del termine “legge” e del suo linguaggio riguardano però un più comprensivo insieme di eventi cosmici, che viene paragonato al fato. [De Providentia] In tal senso, la stabilità e prevedibilità della stabilità sono da ricondurre a un determinismo razionale di origine divina. Precisamente, la stessa volontà divina è una legge eterna per le divinità: creando leggi per se stesi secondo il modello delle loro decisioni razionali, gli dei forniscono allo stesso tempo a noi umani la basa più attendibile come riferimento per la nostra vita, in quanto non possono deviare da ciò che è già determinato dall’ordinamento migliore possibile. I decreti degli dei contengono in sé anche l’attenzione agli interessi dell’umanità. Ma, gli uomini possiedono anche un’ampia possibilità di scelta, dato che le loro azioni si inseriscono in un “disegno” del destino eterno. Il fato, la legge degli dei, cioè la natura, è per sua essenza affidabile, in quanto per definizione onnicomprensiva. Ciò che per noi è più rilevante è la certezza che la sequenza dello scorrere degli eventi è considerarsi coerente e impersonale. Il fato è immune a qualsiasi influenza irrazionale o emotiva, proprio perché gli dei sono dotati della distaccata apatia (apatheia) che dovrebbe contraddistinguere idealmente le leggi umane. Ne risulta che gli eventi governati da tali leggi sono prevedibili da un agente razionale.
[Ep. 101] È poi utile sapere che qualsiasi accada segue da una legge fissa, quindi che anche le spiacevoli eventualità dell’esistenza (come la morte) ne rispondono. L’incertezza del quotidiano è risolvibile razionalmente vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimo, in un “razionale adattamento all’inevitabile”. [Ep. 76] Ma le implicazioni sono più profonde: se l’uomo retto sa che le cose accadono secondo legge divina, ne consegue che per lui l’unica positiva volontà è la rispettosa obbedienza agli dei, accettarne il destino e i suoi dettami con pazienza (pietas). Qualsiasi altro comportamento è fonte di aviditas vitae, un avido aggrapparsi alla vita e a ciò che la adorna. Solo chi riconosce il proprio limite naturale può accettare che solo ciò che è degno e rispettoso degli dei è buono.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo della "legge di natura" nella cosmologia di Seneca?
  2. Nella cosmologia di Seneca, la "legge di natura" rappresenta un processo regolare e non arbitrario, supervisionato divinamente, che governa i fenomeni del mondo, distinguendosi dalla casualità.

  3. Come Seneca interpreta il concetto di fato?
  4. Seneca interpreta il fato come una legge divina e naturale, essenzialmente affidabile e onnicomprensiva, immune da influenze irrazionali, che garantisce la coerenza e prevedibilità degli eventi.

  5. Qual è l'importanza della volontà divina secondo Seneca?
  6. La volontà divina è vista come una legge eterna che fornisce un modello razionale e stabile per la vita umana, poiché gli dei creano leggi basate sulle loro decisioni razionali, offrendo un riferimento affidabile per l'umanità.

  7. Come dovrebbe comportarsi l'uomo retto di fronte al destino secondo Seneca?
  8. L'uomo retto dovrebbe accettare il destino e i dettami divini con pazienza e rispetto (pietas), riconoscendo i propri limiti naturali e evitando l'aviditas vitae, ossia l'attaccamento a una vita adornata.

Domande e risposte