darksoul98
Genius
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Concetti Chiave

  • La Consolatio ad Polybium è stata scritta da Seneca nel 43-44 per Polibio, un influente liberto dell'imperatore Claudio, in occasione della morte del fratello.
  • Seneca elogia Polibio, suo fratello e soprattutto Claudio, sperando di ottenere la grazia e il richiamo dall'esilio grazie alla clemenza dell'imperatore.
  • L'opera si distingue per il suo tono adulatorio, il che ha portato alcuni studiosi a dubitare della sua attribuzione a Seneca.
  • Nonostante le accuse di piaggeria, non ci sono argomenti concreti che neghino la paternità di Seneca.
  • La Consolatio può essere vista come una confessione di sconfitta morale, riflettendo un momento di vulnerabilità dell'autore.

La Consolatio ad Polybium è stata scritta intorno al 43-44, ed è rivolta a Polibio, un potente liberto dell’imperatore Claudio, in occasione della morte del fratello. Quest’opera è ben diversa dalle precedenti , in quanto la posizione del destinatario ( collaboratore diretto di Claudio, in grado di influire sulle decisioni dell’imperatore) è il vero scopo che Seneca si riprometteva, cioè il richiamo dall’esilio. Seneca infatti si profonde in elogi non solo del liberto Polibio e del fratello morto, ma soprattutto di Claudio, di cui esalta le imprese militari; alla giustizia e alla clemenza dell’imperatore egli affida la sua speranza di ottenere la grazia, e nella parte finale lo introduce a parlare, facendogli rievocare grandi personaggi della casa giulio-claudia che avevano saputo far fronte con esemplare forza d’animo a gravi lutti familiari. Tuttavia l’atteggiamento smaccatamente adulatorio ha indotto alcuni studiosi a rifiutare l’attribuzione dell’opera a Seneca. Nessun argomento valido , tuttavia, si può addurre a favore di questa ipotesi, nata dal desiderio di difendere il filosofo dalle accuse di debolezza morale, di piaggeria e di insincerità. In realtà la Consolatio ad Polybium è, a modo suo, un’opera sincera: non nel senso che il suo autore credesse a tutto quello che scriveva, ma in quanto era la confessione di una sconfitta morale.

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