Concetti Chiave
- L'Institutio oratoria è un trattato didascalico di dodici libri di Quintiliano, volto a delineare la formazione completa dell'oratore.
- Quintiliano discute il rapporto tra retorica e filosofia, opponendosi ai filosofi contemporanei e sostenendo l'importanza della retorica come scienza.
- L'opera è una sintesi della teoria retorica antica, con riferimenti a fonti latine e greche, e si distingue per la chiarezza espositiva.
- Quintiliano analizza il cambiamento del ruolo dell'oratore nella società e le nuove tendenze stilistiche dell'età imperiale, associandole a una corruzione del passato.
- Lo stile di Quintiliano è caratterizzato da un'eleganza equilibrata, con un uso abbondante di figure retoriche e una sintassi variegata.
L'Institutio oratoria
L'Institutio oratoria è un trattato di dodici libri dedicato a Vittorio Marcello, un personaggio molto in vista nella corte di Domiziano. Quintiliano annuncia fin da subito l'intenzione di scrivere un'opera completa atta a delineare la formazione dell'oratore, proponendosi di trattare tutti i problemi teorici e pratici. Pur rifacendosi a Cicerone, Quintiliano non scrive un dialogo come il De oratore, ma un vero e proprio trattato didascalico. In comune con Cicerone c'è l'idea secondo la quale la retorica sia una vera e propria scienza, che serve a formare, oltre al perfetto oratore, anche il cittadino esemplare. Quintiliano tratta fin da subito il rapporto tra retorica e filosofia, già ampiamente discusso nel corso delle tradizione greca. Il maestro polemizza con la pretesa dei filosofi di riservare a sé l'educazione dei giovani e afferma che la filosofia è solo una scienza che contribuisce alla cultura enciclopedica dell'oratore. Nonostante la posizione sia identica a quella di Cicerone nel De oratore, Quintiliano ha una dichiarata ostilità nei confronti dei filosofi contemporanei. Questa presa di posizione è da inquadrare nell'adesione e nell'appoggio agli orientamenti degli imperatori Flavi, soprattutto di Domiziano.
L'Institutio oratoria può essere considerata come somma della teoria sulla retorica antica, infatti l'autore cita molte fonti latine e greche, discutendo le posizioni prese dai suoi predecessori; inoltre Quintiliano ha il pregio di esporre i problemi con esemplare chiarezza e concretezza. Tuttavia l'opera ha importanti implicazioni in relazione al contesto storico-culturale e in particolare pone l'accento su due problemi:
1) La mutata funzione dell'oratore nella società civile.
2) Le nuove tendenze stilistiche affermatesi nell'età imperiale.
Quintiliano imposta entrambi questi cambiamenti in termini di corruzione. Egli individua Cicerone come il culmine dell'oratoria romana. Stupisce però la mancanza di una prospettiva storica, che porta Quintiliano a parlare come se nulla fosse cambiato dai tempi di Cicerone; probabilmente questo tipo di impostazione è un'operazione di copertura ideologica del regime. Questo risulta evidente quando il maestro definisce il perfetto oratore come "vir bonus dicendi peritus". Il vir bonus è colui che sa anteporre sempre il bene collettivo a quello personale.
Per quanto riguarda lo stile, Quintiliano assume una posizione equilibrata; critica l'atticismo per la sua semplicità e per la mancanza del senso della misura nell'uso dei procedimenti retorici. Il suo intento è quello di conferire all'esposizione una certa eleganza; questo si traduce con un uso relativamente abbondante di figure retoriche, con una sintassi ampia, distesa e variegata.
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo principale dell'opera "Institutio oratoria" di Quintiliano?
- Come si rapporta Quintiliano con la filosofia nell'"Institutio oratoria"?
- Quali sono i due problemi principali che Quintiliano evidenzia nel contesto storico-culturale dell'opera?
L'obiettivo principale dell'opera è delineare la formazione dell'oratore, trattando tutti i problemi teorici e pratici legati alla retorica, e formare non solo l'oratore perfetto ma anche il cittadino esemplare.
Quintiliano critica la pretesa dei filosofi di riservare a sé l'educazione dei giovani, sostenendo che la filosofia è solo una scienza che contribuisce alla cultura enciclopedica dell'oratore, mostrando ostilità verso i filosofi contemporanei.
I due problemi principali sono la mutata funzione dell'oratore nella società civile e le nuove tendenze stilistiche affermatesi nell'età imperiale, che Quintiliano interpreta come segni di corruzione rispetto ai tempi di Cicerone.