Ambientazione e impostazione
L’esordio indica l’ambientazione orientale della vicenda, una collocazione spaziale che rinvia all’ambito della novellistica erotica, il cui principale esponente, Aristide di Mileto, era originario di un’altra città dell’Asia Minore.
Personaggi
Nella
novella agiscono tre personaggi (la matrona, il soldato e l’ancella), la cui vicenda è scandita da interventi corali di vario genere: le donne che ammirano la straordinaria pudicizia della matrona; i genitori, i parenti e i magistrati che tentano di dissuadere la donna dal suo proposito suicida; i parenti del crocifisso; la gente che si stupisce di come un morto sia potuto salire su una croce. La matrona è subito presentata come un exemplum di pudicizia e di fedeltà al marito anche dopo la sua morte, osservazione che prelude al ribaltamento della sua rappresentazione nel corso della vicenda. Accanto alla matrona vi è l’ancella, che svolge il ruolo di aiutante e che è caratterizzata, almeno all’inizio del racconto, da nobiltà d’animo e da devota solidarietà alla padrona. L’ancella ha anche altre funzioni importanti nell’intreccio: nel sepolcro è lei a ravvivare il lume, la cui luce incuriosirà il soldato; è la prima a cedere alle lusinghe del vino e del cibo; diventa infine alleata del soldato nel suo tentativo di seduzione. Il soldato, che interviene quando la vicenda sembra giunta a un punto morto, è un uomo d’azione e compie una vera e propria “espugnazione” della matrona. Prima usa le armi della persuasione, che si rivelano inefficaci, poi ricorre a quelle del cibo e del vino; da ultimo sferra l’attacco finale alla pudicizia della donna. Anche per il soldato, però, assistiamo a un ribaltamento del ruolo: da conquistatore diventa uomo in balia della matrona, quando i parenti di uno dei banditi crocifissi sottraggono il corpo del loro congiunto per dargli sepoltura. Egli si salva da una sicura punizione solo grazie alla misericordia della donna, che alla fine è la vera vincitrice.
Discorso indiretto
La narrazione privilegia la rappresentazione indiretta rispetto al dialogo. La matrona pronuncia un’unica battuta alla fine della novella (112, 7), i discorsi del soldato sono riportati sempre in modo indiretto, mentre l’ancella interviene due volte in forma diretta (111, 12 e 112, 2), usando citazioni virgiliane, utilizzate da
Petronio a fini comici.
Parodia letteraria
Anche in questa novella, infatti, l’autore impiega la parodia letteraria. L’introduzione (110, 8) riecheggia l’inizio del racconto di Enea in apertura del libro II dell’Eneide («Tutti tacquero e rivolgevano i volti attenti verso di lui. / Allora il padre Enea così esordi…»). L’attesa è solenne, e la presentazione della protagonista può far pensare a un’altra, assai più illustre vedova inconsolabile, Didone. L’assimilazione sarà poi confermata dalle esplicite citazioni virgiliane introdotte negli interventi dall’ancella, che svolge scopertamente il ruolo della sorella Anna nei confronti della regina cartaginese. Nelle parole della matrona sono riecheggiati i più convenzionali topos consolatori, che suscitano il sorriso del lettore colto.