Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 2
Lucano, Marco Anneo - Introduzione opere Pag. 1
1 su 2
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
- Vive durante l’età di Nerone e Seneca è suo zio. Lucano arriva a Roma quando ha un anno. Vive alla corte di Nerone che poi lo condannerà a morte per la congiura dei Pisoni. È l’ultimo esponente dell’epica.

- “Pharsalia” parla della guerra civile che ha segnato la guerra romana. “Bellum civile” è un altro titolo per la stessa opera. Siamo nell’ambito della poesia epica. Con Lucano bisogna apprendere il rapporto antifrastico con Virgilio cioè oppositivo, infatti viene anche definito l’anti Virgilio. È scritta in esametro, la novità è di un epos storico cioè la guerra civile tra Cesare e Pompeo.

- “Canimus bella plus quam civilia” è la sintesi dell’argomento. “Bella” ci può ricondurre a Virgilio. La sua guerra è “plus quam civilia” sottolinea il tema tragico adatto alla tragedia. “Canimus” riconosce la grandezza, la sua capacità, la consapevolezza del suo lavoro. “Scelus” è il delitto, si oppone al diritto, esprime un paradosso con l’antitesi, c’è uno stravolgimento dei valori della romanità, per colpa della guerra civile vengono a mancare i valori della loro società. È un evento che non ha costruito niente di positivo. È un ribaltamento del compito avuto dagli dei. Ciò sarà il tema dell’epica sulla distruzione di Roma, sarà quindi una poesia di denuncia.

- Dall’Eneide 1,279 “imperium sine fine dedi” la poesia epica non ha più un evento positivo. C’è il trionfo del furor, la bona mens non c’è più. Una struttura che continua ad aggiungere complementi oggetto. È paratattico cioè c’è una serie di principali. Non c’è l’invocazione alla muse, il poeta legge la realtà e ha la capacità personale per raccontarla, non ha bisogno della musa. È il poeta a dover denunciare questa realtà corrotta.

- L’epica diventa la denuncia della corruzione, non celebra a differenza di Virgilio. Lucano ha uno sguardo sulla realtà totalmente diverso. La voce del poeta entra in prima persona con le domande, le esclamazioni con cui denuncia e dichiara. Sovvertire le regole dell’epica, la voce deve denunciare quello che i suoi concittadini non vedono.

- “Furor” - Lucano è un seguace della filosofia stoica. Logos è un principio di bene, l’uomo deve lavorare su di sé perché c’è questo logos ordinatore e deve guidare questi impulsi razionali. Opera sull’ira, cambiamento anche del volto. Il compito della vita è far prevalere la bona mens. Istinto = furor e non c’è la positività.

- Nel 53 c’è la sconfitta del triumviro Crasso. Virgilio stabilizza e regolarizza l’esametro, questa forma corrisponde a una concezione che vuole veicolare la realtà ordinata per il principio di bene. Unità compiuta. Lucano invece usa l’enjambement per descrivere la realtà disordinata, usa la poesia disordinata, l’esametro non è un principio di unità quindi o finisce nel verso successivo o c’è una pausa forte.

- Dal verso 14 mette delle parole che ricordano i punti cardinali. Racconta la spedizione nel mar Caspio, in Armenia e la nomina parlando del fiume. Le guerre civili hanno impedito queste conquiste e quindi queste spedizioni non sono state eseguite. Per indicare i punti cardinali usa frasi sempre più ampie. Le guerre civili impediscono l’espansione della potenza di Roma. “Fare qui totum sub leges mitteret orbem” mandare il mondo sotto la stessa legge è il compito di Roma. Riprende situazioni, parti di racconto, citazioni di un testo, tutto per fare riferimenti a Enea. Roma sta venendo meno al suo compito, poesia di denuncia. Citazione dall’Eneide “Imperium sine fine dedi” in Pharsalia “Nondum tibi defuit hostis”.

- In questo proemio Lucano scrive come vede lui il tema epico. Mancano gli eroi e non c’è neanche l’invocazione alla musa, ribalta l’epica. La voce del poeta e le domande retoriche fanno sì che ci sia una caduta dello stile epico e per ritornare all’epoca arcaica mette le figure retoriche, innalza il valore poetico, un grido di denuncia.
In Lucano non c’è più l’eroe, presentazione di Cesare, Pompeo e Catone.
Estratto del documento

LUCANO

Vive durante l’età di Nerone e Seneca è suo zio. Lucano arriva a Roma quando ha un

anno. Vive alla corte di Nerone che poi lo condannerà a morte per la congiura dei

Pisoni. È l’ultimo esponente dell’epica.

“Pharsalia” parla della guerra civile che ha segnato la guerra romana. “Bellum civile”

è un altro titolo per la stessa opera. Siamo nell’ambito della poesia epica. Con Lucano

bisogna apprendere il rapporto antifrastico con Virgilio cioè oppositivo infatti viene

anche definito l’anti Virgilio. È scritta in esametro, a novità è di un epos storico cioè la

guerra civile tra Cesare e Pompeo.

“Canimus bella plus quam civilis” è la sintesi dell’argomento. “Bella” ci può ricondurre

a Virgilio. La sua guerra e “plus quam civilia” sottolinea il tema tragico adatto alla

tragedia. “Canimus” riconosce la grandezza, la sua capacità, la consapevolezza del

suo lavoro. “Scelus” è il delitto, si oppone al diritto, esprime un paradosso con

l’antitesi, c’è uno stravolgimento dei valori della romanità, per colpa della guerra civile

vengono a mancare i valori della loro società. È un evento che non ha costruito niente

di positivo. È un ribaltamento del compito avuto dagli dei. Ciò sarà il tema dell’epica

sulla distruzione di Roma sarà quindi una poesia di denuncia.

Dall’Eneide 1,279 “imperium sine fine dedi” la poesia epica non ha più un evento

positivo. C’è il trionfo del furor, la bona mens non c’è più. Una struttura che continua

ad aggiungere complementi oggetto. È paratattico cioè c’è una serie di principali.

Non c’è l’invocazione alla muse, il poeta legge la realtà e ha la capacità personale per

raccontarla, non ha bisogno della musa. È il poeta a dover denunciare questa realtà

corrotta. L’epica diventa la denuncia della corruzione, non celebra a differenza di

Virgilio. Lucano ha uno sguardo sulla realtà totalmente diverso. La voce del poeta

entra in prima persona con le domande, le esclamazioni con cui denuncia e dichiara.

Sovvertire le regole dell’epica, la voce deve denunciare quello che i suoi concittadine

non vedono.

“Furor” Lucano è un seguace di filosofia stoica. Logos è un principio di bene, l’uomo

deve lavorare su di sé perché c’è questo logos ordinatore e deve guidare questi

impulsi razionali. Opera sull’ira, cambiamento anche del volto. Il compito della vita è

far prevalere la bona mens. Istinto=furor e non c’è la positività.

Nel 53 c’è la sconfitta del triumviro Crasso. Virgilio stabilizza e regolarizza l’esametro,

questa forma corrisponde a una concezione che vuole veicolare la realtà ordinata per il

principio di bene. Unità compiuta. Lucano invece usa l’enjambement per descrivere la

realtà disordinata, usa la poesia disordinata, l’esametro non è un principio di unità

quindi o finisce nel verso successivo o c’è una pausa forte. Dal verso 14 mette delle

parole che ricordano i punti cardinali. Racconta la spedizione nel mar Caspio, in

Armenia e la nomina parlando del fiume. Le guerre civili hanno impedito queste

conquiste e quindi queste spedizioni non sono state eseguite. Per indicare i punti

cardinali usa frasi sempre più ampie. Le guerre civili impediscono l’espansione della

potenza di Roma. “Fare qui totum sub leges mitteret orbem” mandare il mondo sotto

la stessa legge e il compito di Roma. Riprende situazioni, parti di racconto, citazioni di

un testo, tutto per fare riferimenti a Enea. Roma sta venendo meno al suo compito,

poesia di denuncia. Citazione dall’Eneide “Imperium sine fine dedi” in Pharsalia

“Nondu tibi defuit hostis”

In questo proemio Lucano scrive come vede lui il tema epico. Mancano gli eroi e non

c’è neanche l’invocazione alla musa, ribalta l’epica. La voce del poeta e le domande

Dettagli
2 pagine
1 download