Concetti Chiave
- Seneca sostiene che la natura ha fornito all'uomo un ambiente adatto alla sopravvivenza e non è stata matrigna.
- Il filosofo critica l'idea che l'uomo sia naturalmente svantaggiato rispetto agli animali, una teoria proposta da Protagora e ripresa da Cicerone e Lucrezio.
- Seneca, influenzato dallo stoicismo, vede la ricerca del superfluo come causa della miseria umana, contrapposta alla concezione provvidenziale della natura che privilegia l'uomo.
- Plinio, con una visione da naturalista, percepisce invece la fragilità dell'uomo nel sistema naturale.
- Seneca denuncia il lusso e la 'civiltà dei consumi' come elementi che allontanano l'uomo dalla felicità e dalla virtù.
(Seneca,Epistulae ad Lucilium 90,18-19)
Seneca è convinto che la natura non sia affatto stata una matrigna per l’uomo:lo ha infatti generato in un ambiente adatto a soddisfare le necessità della specie e lo ha fornito di tutto il necessario per la sopravvivenza.Ma il gusto del superfluo e la smania di possedere hanno allontanato l’uomo dalla virtù e dalla sapienza.In particolare,il filosofo contesta la tesi secondo cui l’uomo sia svantaggiato per natura rispetto agli altri animali,in confronto ai quali manca di difese naturali:questa teoria,formulata per la prima volta dal sofista greco Protagora,era stata ripresa da Cicerone e da Lucrezio.
Anche secondo Plinio,>.
La differenza di vedute tra Plinio e Seneca si spiega con il fatto che la posizione di Seneca è quella dello stoicismo ortodosso-che nella propria concezione provvidenziale della natura attribuiva all’uomo un ruolo privilegiato rispetto agli alltri esseri viventi-e del moralismo della diatriba stoico-cinica(un movimento d’opinione fondato sul rifiuto delle convenzioni sociali),che attribuiva la miseria umana alla ricerca del superfluo.Plinio,invece,che oltre che storico è anche un naturalista,avverte la fragilità dell’uomo nel complesso sistema della natura.
L’aspetto più interessante dell’argomentazione di Seneca è la denuncia del lusso come causa del malessere degli uomini.L’epoca felice in cui la natura regolava i desideri è sicuramente un’astrazione che appartiene all’utopia del passato;tuttavia,si possono riconoscere tratti molto moderni nella denuncia di una degenerazione tipica da ‘civiltà dei consumi’,in un ordine di idee in cui l’intelligenza dell’uomo non si impegna a costruire la felicità,ma a creare sempre nuove esigenze materiali.