Concetti Chiave
- L'elegia greca era un componimento poetico caratterizzato dal distico elegiaco, con temi vari come politica e mito, mentre l'elegia latina aveva un carattere soggettivo e univa diversi generi.
- Tibullo esprimeva un amore malinconico e un rifiuto del carrierismo, trovando rifugio nella povertà pastorale e preferendo la campagna alla corruzione della città.
- Properzio, attraverso la figura di Cinzia, esplorava un amore irregolare e adulterino, abbandonando lo stile di vita trasgressivo in favore degli ideali augustei nelle sue ultime opere.
- Ovidio trattava l'elegia con ironia, ponendo l'amore come un pilastro pericolante e superando i canoni tradizionali con opere che includevano elementi di intertestualità e ironia.
- Le opere di Ovidio si dividono in tre gruppi: giovinezza con elegie ironiche, grandi poemi come le Metamorfosi, e opere dell'esilio in cui adotta uno stile elegiaco doloroso.
Indice
- Tibullo, Properzio, Ovidio elegiaco e storico
- Elegiaci e Ovidio
- L’elegia greca, componimento breve e misto
- Tibullo, l’amore malinconico nella povertà pastorale
- Properzio, la drammatica vicenda amorosa di Cinzia
- Ovidio e l’ironico tramonto dell’elegia
- Ovidio: la vera faccia dell’elegiaco ironico
- Le opere di Ovidio
Tibullo, Properzio, Ovidio elegiaco e storico
Elegiaci e Ovidio
L’elegia greca, componimento breve e misto
Con “elegia” s’intendeva un componimento poetico caratterizzato dal distico elegiaco, nella Grecia antica avevano temi vari, quali politica, guerra e mito. Soltanto in Mimnermo l’elegia assunse un tratto amoroso, infatti le elegie del poeta risultano malinconiche e pensose. Più tardi con Antimaco l’elegia toccherà amori tragici, con Filita di Cos invece vi sarà l’introduzione dei miti eruditi. Tuttavia il vero antenato dell’elegia latina pare essere l’epigramma ellenistico, un componimento brevissimo che contiene un incrocio tra generi e tematiche diverse, a opera di Callimaco, il quale scrisse anche l’Aitia, un’opera elegiaca il quale obiettivo era la ricerca delle cause e delle origini anche erudite dei miti, detta anche elegia eziologica, questo carattere e la cura formale unita all’elaborazione stilistica ne delinea il tratto oggettivo. A differenza dell’elegia greca, quella latina è soggettiva ed i modelli elegiaci sono incrociati con altri generi, il primo esempio si ha con Catullo e i neoteròi, celebrando, nel primo caso, l’amore per Lesbia, introducendo una variante che sarà importantissima nel caso di Properzio e Ovidio, il mito. Tuttavia il titolo di primo elegiaco si attribuisce a Cornelio Gallo, avendo fuso i componimenti callimachei con quelli neoterici e catulliani. La trama delle sue elegie è quella tipica delle elegie latine, ossia la presenza di un amore distorto, con una donna socialmente inferiore, adulterino e la concezione dell’amore come servitium, ossia avente uno schiavista ed uno schiavo: questa esistenza è chiamata nequitia. Vi è inoltre un rifiuto dei canoni tradizionali della società latina. Gli elegiaci non avevano un bel rapporto con il regime augusteo, in particolare con la sua ideologia. Al contrario di Virgilio, che aveva celebrato Augusto con la guerra, gli elegiaci non si impegnavano politicamente e preferivano cantare l’amore rispetto alle armi, citate solo ironicamente e nel caso più particolare, supportate da Ovidio, che si contrapponeva all’atteggiamento di otium letterario degli elegiaci, inoltre preferivano ritirarsi alla vita privata. Pilastro dell’elegia latina era l’amore irregolare e distorto, nel quale la donna era concepita come una domina d’amore e sottometteva l’uomo, tendeva a tradirlo, ma era socialmente inferiore e l’amore era adulterino, non si sposavano mai, il poeta viene corrotto quindi dall’amore, socialmente e politicamente, quindi vi è una vita di nequitia, nella quale vi è totale disimpegno politico. In realtà gli elegiaci rispetto al regime augusteo avevano un atteggiamento di totale evasione e recupero della libertà individuale, ad esempio non rispettavano le leges Iuliae, ma non intendevano trasgredire totalmente. Inoltre, nel caso di Tibullo soprattutto, vi era un rifiuto del carrierismo e del denaro inteso come paupertas. Il distico è composto da un esametro e un pentametro.
Tibullo, l’amore malinconico nella povertà pastorale
Sulla vita di Tibullo si hanno notizie abbastanza scarse, si sa solo che nacque nel 50 a.C. in una provincia del Lazio ed ha origini equestri, collaborò con Messalla Corvino, anche per quanto riguarda l’aspetto bellico, anche se riportò principalmente fallimenti. Le elegie di Tibullo sono raccolte in tre libri detti Corpus Tibullianum, dei quali sicuramente i primi due appartengono al Tibullo: il primo libro narra l’amore nei confronti di Delia, affiancato a componimenti per Marato e Corvino; metà del primo libro ha come protagonista Nemesi, la donna vendetta rappresentata come dura puella; il terzo libro è di dubbia attribuzione a Tibullo poiché riguardano l’amore nei confronti di una certa Sulpicia, che pare aver scritto lei stessa il libro essendo la prima persona femminile.
Come citato prima, Tibullo contemplava la paupertas intesa come rifiuto del carrierismo e del denaro, prediligendo i rifugi campestri per evitare la corruzione dei valori della città, inoltre la campagna è vista come un luogo nostalgico e quasi da sogno dove poter vivere la felicità lontani dalle tensioni quotidiane, questa funzione la ricoprirà il mito in Properzio.
Properzio, la drammatica vicenda amorosa di Cinzia
Properzio nacque in Umbria nel 48 a.C. da una famiglia agiata, la quale perse molto in seguito alle guerre civili, cresciuto si recò a Roma per studi giuridici, abbandonati a causa dell’inizio della carriera poetica. Le elegie che scrive Properzio sono 92 e si dividono in quattro libri. Nel primo libro si ha il Properzio giovane afflitto dal dolore della perdita della sua famiglia, in cui esalta uno stile di vita trasgressivo, caratterizzato da totale disimpegno politico e dedizione alla poesia d’amore. Nel secondo e nel terzo libro vi è la prevalenza di temi poetici e letterari ispirati alla poesia dotta ellenistica, altro aspetto importante è il distacco dalla donna amata, Cinzia, e la fine delle sue elegie d’amore. Nel quarto libro Properzio sembra adattarsi e accettare gli ideali augustei, la sua poesia diventa di tipo celebrativo con largo utilizzo del mito, inoltre vi è l’abbandono dello stile di vita trasgressivo iniziale. La figura di Cinzia è il fulcro delle prime elegie di Properzio, ella si chiama Hostia ed è la tipica docta ouella, viva e reale, l’amore nei suoi confronti è irregolare e adulterino, essendo lei di classe inferiore, Properzio si abbandonò totalmente a questa donna in un totale servitium amoris. Tuttavia Properzio si renderà conto che questa schiavitù è negativa per lui, abbandonerà quindi Cinzia con un distacco doloroso ma liberatorio, preparando addirittura un viaggio per dimenticarla, il suo dolore e amarezza sono tanto grandi che introduce la metafora delle tavole rubate, ossia la privazione della sua abilità di scrittura. Properzio abbandonerà Cinzia con una maledizione vendicativa e liberatoria dovuta all’amarezza del rapporto e alla durezza della sua scelta, ella apparirà solo nel libro IV come un mero ricordo, essendo lei morta nei suoi pensieri, ed è proprio così che finirà la vicenda amorosa di Properzio. Properzio fa ampio uso di tecnica allusiva e tende ad utilizzare livelli stilistici assai diversi, inoltre utilizza ampiamente il mito come coreografia delle sue opere, in quanto esplicano in maniera esaustiva eventi singolari della sua vita, e quindi non si trattava di mitologia in senso stretto.
Ovidio e l’ironico tramonto dell’elegia
Si parla di “Ovidio delle Elegie” quando ci si riferisce all’Ovidio dei tre libri degli Amores e in minor parte delle Epistulae ex Ponto e dei Tristia, che hanno sfumature elegiache. Ovidio dichiara apertamente che la sua attività di elegiaco è solo provvisoria e vuole porre i confini all’elegia in generale, in particolar modo poiché Ovidio visse dopo le Idi di Marzo e quindi dopo la guerra civile, fu inoltre relegato ai confini dell’impero e frequentò vari circoli letterari, lui non guarda alle elegie in modo nostalgico o nel presente ma è già proiettato verso opere maggiori e vede l’elegia in chiave di continuità ma anche di superamento, trattandola anche ironicamente. A differenza di Properzio e Tibullo, l’amore costituisce un pilastro pericolante per la fase finale dell’elegia. Ricorre anche all’intertestualità che è il riconoscimento di una citazione nascosta nelle proprie opere, fa l’esempio di Cupido che ha rubato un piede ogni due versi trasformando gli esametri in pentametri, e ciò è un esempio dell’ironia utilizzata da lui. Scherzoso è anche l’atteggiamento amoroso poiché il poeta non si attiene ai canoni dell’elegia latina, ad esempio la sua donna Corinna è soltanto un campione fra tante donne e non costituisce l’unicità della donna elegiaca. La particolarità stilistica di Ovidio è la creazione di un’impostazione di versi quasi perfetta grazie anche ad una grande perizia retorica (data anche dal parallelismo intertestuale) che potrebbe talvolta sfociare in una troppa enfasi o misura.
Ovidio: la vera faccia dell’elegiaco ironico
Ovidio nacque a Sulmona nel 43 a.C., quindi, come citato prima, rispetto agli altri elegiaci non visse per nulla la tragedia delle guerre civili e appartiene ad un altro momento storico. All’inizio della sua carriera a Roma compose gli Amores, frequentò inoltre i circoli letterari conoscendo individui quali Tibullo, Properzio e Orazio. Dopo una breve esperienza in politica si diede alla letteratura conquistando subito fama grazie alle elegie e alle opere erotico-didascaliche. Compose anche il Medea, una tragedia. Verso i 40 anni decise di comporre opere di maggior peso, in particolare le Metamorfosi e i Fasti. Purtroppo al culmine del suo successo a causa di un intrigo di corte che coinvolse la nipote di Augusto, ma il poeta afferma che la sua poesia era anche immorale, morirà a Tomi nel 17 d.C. La differenza storica rispetto al periodo precedente è che il potere era più vincolante nei confronti della poesia, ad esempio il potere sceglieva di far celebrare al letterato un qualcosa riguardante Roma, i poeti liberi sono sempre di meno e fanno parte delle scuole retoriche.
Le opere di Ovidio
Le opere di Ovidio si dividono in tre gruppi corrispondenti ai periodi della sua esistenza:
1° gruppo (Giovinezza:
• Amores: come citato sopra, una raccolta in tre libri di 49 elegie che hanno come oggetto un amore elegiaco distaccato e trattato ironicamente;
• Ars Amatoria: tre libri, teorico didascalica, parla di teorie su come sedurre e conquistare una donna, argomento di accusa per Ovidio;
• Remedia amoris: appendice dell’Ars Amatoria, parla di come liberarsi di un amore;
• Medicamina faciei: dà consigli sull’uso dei cosmetici;
• Heroides: primo esempio di utilizzo del mito da parte di Ovidio (mito in senso stretto e non come Properzio) che assume le sfumature dell’elegia in forma di lettera, le mittenti sono le eroine del mito (Didone, Arianna..).
2° gruppo (grandi poemi):
• Metamorfosi: quindici libri di esametri, poema continuo, parla di 250 trasformazioni anche di carattere mitologico;
• Fasti: opera celebrativa riguardo le feste secondo il calendario romano. Si ispira alla celebrazione di Properzio nel suo libro IV, rimase incompiuta.
3° gruppo (Opere dell'esilio), nonostante Ovidio venga esiliato si dedica comunque alla produzione di opere adottando la forma di flebile carmen, un tipo di elegia dolorosa, essendo abituato a vincere:
• Tristia;
• Epistulae ex Ponto: produzione elegiaca molto vasta, contiene suppliche per il suo ritorno in madrepatria, scritte nella lingua dei geti per sperimentare;
• Ibis: imprecazione contro un amico traditore;
• Medea: tragedia andata perduta ma estimata all’epoca.
Ovidio identifica l’età di Orazio e Virgilio come l’età perduta dell’oro, aprendo il periodo dei poeti contro il potere. Si ritiene un innovatore, ha voluto terminare l’era dell’elegia e ha voluto creare nuove forme, incrociando il genere didascalico nell’Ars Amatoria e l’epistolare negli Heroides. Le Metamorfosi si pongono come obbiettivo il suscitare meraviglia nei lettori tramite il concetto di trasformazione delle forme. In molte delle Metamorfosi è presente il concetto di amore, ma anche del mito, un nuovo mito che prima era utilizzato per spiegare vicende reali, mentre in questa forma è oggetto diretto e principale della narrazione, che comparato al mondo umano risulta parallelo senza riferimenti. Ricollegandosi anche al tema dell’intertestualità, le Metamorfosi erano indirizzate ad un pubblico dotto, e grazie anche alla funzione del mito e alle allusioni Ovidio crea un distacco ironico fra l’autore e la poesia. I Fasti invece possono essere considerati un esempio di opera eziologica alla maniera di Callimaco, infatti vi è una ricerca delle origini e una celebrazione delle ricorrenze romane, ma anche un’interpretazione e commento, il che faceva parte del programma augusteo, tuttavia la parentesi ironica dell’opera ne costituì un pericolo per la fama del poeta, e infatti così fu. Dal punto di vista dello stile, Ovidio fa ampio utilizzo di arte allusiva in quanto la considera parte integrante della poesia stessa, ed è in questa caratteristica la base del lusus letterario di Ovidio. Ovidio è anche ricordato per la grande perizia nel versificare e nell’usare artifizi retorici, quali parallelismi, questo ne causava però un’esagerazione e una povertà di enfasi, proprio per questo lo stile di Ovidio è stato definito barocco, per come si presenta, e decadente, in relazione ai periodi precedenti.
Divitias alius fulvo sibi congerat auro Et teneat culti iugera multa soli, Quem labor adsiduus vicino terreat hoste, Martia cui somnos classica pulsa fugent: Me mea paupertas vita traducat inerti, Dum meus adsiduo luceat igne focus. Ipse seram teneras maturo tempore vites Rusticus et facili grandia poma manu; Nec spes destituat, sed frugum semper acervos Praebeat et pleno pinguia musta lacu.
Altri ammassi per sé ricchezze di oro biondo E possieda molti iugeri di terreno coltivato: ma lo assali la preoccupazione continua per il nemico vicino e le trombe di guerra fatte risuonare gli tolgano il sonno. La mia povertà mi guidi attraverso una vita tranquilla, purché il mio focolare risplenda di un fuoco continuo. Io stesso coltiverò da contadino al momento opportuno I teneri vitigni e grossi alberi da frutta con mano abile: né mi deluda la speranza,ma offra sempre cumuli di grano e densi mosti nel tino ricolmo.
Domande da interrogazione
- Qual è la caratteristica principale dell'elegia greca rispetto a quella latina?
- Come viene rappresentato l'amore nelle elegie di Tibullo?
- Qual è il ruolo di Cinzia nelle elegie di Properzio?
- In che modo Ovidio si differenzia dagli altri elegiaci?
- Quali sono le opere principali di Ovidio e come si suddividono?
L'elegia greca è caratterizzata da un componimento breve e misto con temi vari come politica, guerra e mito, mentre l'elegia latina è più soggettiva e incrociata con altri generi, con un focus sull'amore irregolare e distorto.
Tibullo rappresenta l'amore come malinconico e immerso nella povertà pastorale, rifiutando il carrierismo e il denaro, preferendo la vita campestre lontana dalla corruzione cittadina.
Cinzia è il fulcro delle prime elegie di Properzio, rappresentando un amore irregolare e adulterino che porta il poeta a una schiavitù amorosa, dalla quale si distacca dolorosamente ma liberatoriamente.
Ovidio tratta l'elegia in modo ironico e provvisorio, proiettandosi verso opere maggiori e superando i canoni tradizionali dell'elegia latina, con un atteggiamento scherzoso e intertestuale.
Le opere di Ovidio si suddividono in tre gruppi: giovinezza (Amores, Ars Amatoria), grandi poemi (Metamorfosi, Fasti) e opere dell'esilio (Tristia, Epistulae ex Ponto), ciascuno riflettendo diverse fasi della sua vita e carriera.