Concetti Chiave
- La letteratura giuridica tra Augusto e Nerone è stata trasmessa principalmente per tradizione indiretta attraverso riferimenti di giuristi successivi.
- Nel mondo antico, i testi giuridici venivano presentati come volumi di papiro, che si deterioravano facilmente, mentre dal II secolo d.C. si iniziò a usare codici in pergamena più resistenti.
- Il passaggio da volumen a codex ha segnato una rivoluzione nella tecnica libraria, promuovendo una lettura solitaria e intima rispetto alla lettura partecipata dei rotoli di papiro.
- La trascrizione delle opere giuridiche in codici implicava una selezione basata su costi, importanza dell'opera e richieste del pubblico, influenzando la loro sopravvivenza nel tempo.
- Anche nel mondo antico esistevano codici di comunicazione distintivi per orientare i lettori nella scelta tra diversi generi letterari all'interno delle discipline.
La produzione letteraria dei giuristi di quest’epoca (27 a.c.-60 d.C.) è pervenuta in minima parte e per giunta per tradizione indiretta per i riferimenti cioè che alle loro opere fecero i giuristi successivi e che i commissari giustinianei raccolsero nel loro Digesto. Non si può parlare di letteratura giuridica senza alcune osservazioni preliminari. Ci si riferisce, infatti, ad opere giuridiche, a libri, ma in quale veste formale si presentavano? Per rispondere a questa domanda è importante avere ben chiara la distinzione che nel mondo antico c’era tra volumen e codex.
Il volumen era costituito da fogli di papiro su cui si scriveva e che si arrotolava donde il nome volumen.Ogni rotolo corrispondeva a un libro. Per leggerlo lo si “srotolova”. Quest’ultima operazione unita alla fragilità in se del papiro favoriva il deteriorarsi del documento. A partire dagli ultimi decenni del II secolo d.C. si adoperò un’altra tecnica. Si scriveva su fogli di pergamena ben più resistenti e quando si raggiungeva un certo numero di fogli, 3-4-5- o più si usava legarli insieme sul dorso quasi esattamente come avviene per i libri moderni. Il documento che si otteneva fu chiamato Codice. Questa “rivoluzione” della tecnica libraria fu fondamentale sotto molteplici aspetti. Il volume era generalmente funzionale o comunque favoriva una lettura partecipata da un pubblico di ascoltatori, il codice una lettura solitaria e “intimista”. Non si sa determinare con esattezza quando questa nuova tecnica fu adottata dai giuristi per la composizione delle loro opere, si può solo dire con sicurezza che quelle del periodo repubblicano consistevano in volumi, per la lettura del periodo imperiale la nuova tecnica fu adottata, forse a partire dall’età dei severi. Alcune o molte delle opere furono rieditate cioè trascritte in codice. Questo implicava un’attività di selezione da parte degli editori librai, dipende da molti fattori: il costo dell’operazione, che richiedeva il lavoro paziente di molti copisti, l’importanza dell’opera, le richieste del pubblico e così via. E’ di tutta evidenza che i volumina non trascritti finivano per essere esclusi dal mercato librario e cadere nell’oblio. Si deve preliminarmente osservare che gli antichi come i moderni, avevano un’acuta percezione della diversità dei generi letterari anche e soprattutto all’interno delle singole discipiline. Non avrebbero mai confuso le poesie scherzose cosiddette nugae , con quelle d’amore o satiriche, perché anche nel mondo antico esistevano codici della comunicazione, cioè quei segni distintivi che orientavano la scelta dei lettori.Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra volumen e codex nella letteratura giuridica antica?
- Come influenzava la tecnica del codex la diffusione delle opere giuridiche?
- Quando si iniziò ad adottare la tecnica del codex per le opere giuridiche?
- Qual era la percezione degli antichi riguardo ai generi letterari?
Il volumen era un rotolo di papiro che si srotolava per la lettura, mentre il codex era composto da fogli di pergamena legati insieme, simile ai libri moderni, favorendo una lettura più intima.
La tecnica del codex richiedeva la trascrizione delle opere, un processo costoso e selettivo che dipendeva dall'importanza dell'opera e dalle richieste del pubblico, portando all'oblio dei volumina non trascritti.
Non si sa con esattezza, ma si presume che la tecnica del codex sia stata adottata dai giuristi a partire dall'età dei Severi, durante il periodo imperiale.
Gli antichi avevano una chiara percezione della diversità dei generi letterari e non avrebbero confuso opere di generi diversi, grazie ai codici della comunicazione che orientavano le scelte dei lettori.