Concetti Chiave
- I Romani consideravano gli Ebrei un popolo con una radicale alterità, non cercando di assimilarli ma segnalando l'impossibilità di qualsiasi integrazione.
- Il cristianesimo, simile all'ebraismo per il rifiuto di sacrificare all'imperatore, veniva visto come una minaccia, portando a periodiche persecuzioni.
- La diffusione del cristianesimo spostò il confronto dall'identità nazionale a quella religiosa, con tentativi di conciliazione con la cultura pagana.
- A partire dal III secolo d.C., la pressione dei "barbari" ai confini dell'Impero portò a una crisi che contribuì alla nascita della nuova Europa medievale.
- Ammiano Marcellino descrisse gli Unni come nomadi selvaggi, contribuendo alla visione negativa dei "barbari" all'interno del mondo romano.
Ebrei e alterità radicale
Il relativismo di Nepote è abbastanza facilmente condivisibile; si applica infatti perlopiù alla cultura greca in una società oscillante tra filellenismo e antiellenismo, ma che certo non considerava i Greci come “barbari”; semmai, ne temeva la superiorità culturale. L’unico popolo cui i Romani attribuirono sempre una radicale alterità furono gli Ebrei; in questo caso, infatti, non tentarono di riconoscere loro – secondo l’ammonimento di Nepote – la legittimità di un diverso sistema di valori, ma si limitarono a segnalare l’impossibilità di qualsiasi assimilazione.
Cristianesimo e rifiuto dell’assimilazione
I Romani assunsero un atteggiamento simile verso il cristianesimo, che ai loro occhi presentava gli stessi vizi dell’ebraismo, da cui nasceva in particolare il rifiuto di sacrificare all’imperatore e, in alcuni casi (come in Tertulliano, che pure proclamava la lealtà dei cristiani all’imperatore), l’invito all’obiezione di coscienza verso il servizio militare, inaccettabile in una società essenzialmente bellicista. Anzi, se l’ebraismo era tollerato, i cristiani, che invece predicavano in vista della conversione dei pagani, rappresentavano una minaccia destinata a espandersi. Di qui nacquero le periodiche persecuzioni, che furono tuttavia dirette contro gli stessi pagani una volta che il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’Impero.
Autori cristiani e cultura classica
La diffusione del cristianesimo sposta il confronto dal piano geografico al piano religioso. L’identità tende a dipendere dal credo professato più che dalla nazionalità. Dunque, il confronto più forte diventa tra cristiani da un lato e pagani ed ebrei dall’altro. Il rapporto, in realtà, è complesso. I cristiani non desiderano certo staccarsi dall’Impero, ma rifiutano la religione tradizionale, che però è la base ideologica dell’Impero stesso. Nei confronti sia dei pagani sia dei giudei non mancarono tuttavia tentativi di conciliazione. La grande cultura pagana fu salvata con diversi espedienti, ad esempio dando un’interpretazione in chiave cristiana di alcuni scritti di Seneca e Virgilio.
Barbari alle porte dell’Impero
Nel frattempo si faceva sempre più forte la pressione ai confini dell’Impero. A partire dal III secolo d.C. non si trattò più di sottomettere e di civilizzare le popolazioni confinanti con l’Impero, ma, al contrario, di difendersi dalle loro aggressioni. Era difficile trasmettere una visione positiva del “barbaro” come “buon selvaggio” quando nuove e terrificanti popolazioni, come gli Unni e gli altri popoli che da essi fuggivano premendo verso ovest, minacciavano di annientare il mondo romano. Ammiano Marcellino (IV secolo d.C.), descrivendo gli Unni nelle sue Storie, insiste sulla loro bruttezza e sulla loro selvatichezza, che li rendono più simili ad animali che a uomini civilizzabili, e sul loro nomadismo integrale. I “barbari” erano considerati inizialmente semplici popolazioni di cui servirsi come strumento per regnare nelle zone di confine, e le loro vicende interne e le loro tradizioni interessavano soltanto pochi etnografi curiosi; tuttavia con essi i Romani dovettero fare i conti negli ultimi secoli dell’Impero, salvando il proprio patrimonio culturale ma cercando anche una sintesi con le tradizioni barbariche. Da questa crisi era destinata a nascere la nuova Europa del Medioevo.