Concetti Chiave
- Tantalo, figlio di Giove e re della Lidia, era benvoluto dagli dei ma sfidava le loro leggi con arroganza.
- A causa dei suoi misfatti, come il rapimento di Ganimede e il furto di nettare e ambrosia, Tantalo fu punito con un eterno tormento nell'Ade.
- Il supplizio di Tantalo, simbolo di desiderio inappagato, includeva frutti e acqua irraggiungibili e la costante minaccia di un masso.
- La leggenda del supplizio di Tantalo è usata ancora oggi per descrivere l'impossibilità di soddisfare un desiderio intenso.
- La storia di Muzio Scevola, che dimostrò coraggio bruciandosi la mano, è un esempio di eroismo romano associato alla stessa epoca.
Supplizio di Tantalo
Tantalo, che era nient'altro che uno dei figlii di Giove e di Taigete, una delle sette figlie di Atlante chiamate Pleiadi, era il ricchissimo re della Lidia, l'antica regione dell'Asia Minore. Era benvoluto dagli dei e spesso per questo motivo veniva invitato a pranzo nell'Olimpo proprio grazie alle sue origini. Ma allo stesso tempo egli era in grado di ricambiare la cortesia ospitando tali dèi nella sua reggia e loro lo ringraziavano andando ai banchetti da lui organizzati. Tantalo era però molto superbo, addirittura tracotante e voleva dimostrare a tutti la sua intolleranza alle leggi e sfidare gli dei.Si macchia di diversi misfatti, alcuni dei quali molto gravi: rapisce Ganimede, il bellissimo coppiere degli dei, ruba il nettare e l'ambrosia, il cibo e la bevanda degli dei, che lo puniscono in modo atroce. Giove lo fulmina scaraventandolo nell'Ade e sottoponendolo a un eterno tormento: sebbene sia solo un'ombra, sente sempre il desiderio di mangiare e di bere; è circondato da alberi carichi di frutti che si allontanano spinti dal vento non appena egli allunghi la mano per prenderli; è inoltre immerso in un limpido lago che si dissecca quando cerca di dissetarsi. Ma la vendetta degli dei non finisce qui: dall'alto pende un masso che può schiacciarlo e lo costringe a vivere in uno stato di perenne angoscia.
Ancor oggi si sente dire da alcuni studiosi più importanti che "il supplizio di Tantalo" per indicare il desiderio inappagato di raggiungere un obiettivo o di ottenere invano qualcosa a cui si tiene fortemente.
La leggenda risale al VI secolo a.C., all'epoca degli scontri fra Romani ed Etruschi. Porsenna, re degli Etruschi, da molti anni assediava Roma; Caio Muzio Cordo, giovane discendente da una famiglia romana, si reca furtivamente nel campo di Porsenna con una spada nascosta nella tunica per ucciderlo, ma per sbaglio, uccide uno scriba del re. Fatto prigioniero, dichiara al cospetto di Porsenna le sue intenzioni: «Me misero, volevo uccidere il re, ma ho fallito!». Il re etrusco vuole conoscere i piani segreti dei Romani dal prigioniero, ma Muzio, per dimostrare che nessuna tortura gli potrebbe far rivelare ciò che sa e per punire la mano che ha fallito l'attentato, pone la destra su di un braciere acceso e la tiene a lungo senza emettere alcun lamento per dimostrare al sovrano che non teme la morte. Muzio rivela poi al re che altri trecento Romani sono pronti a imitare il suo gesto. Porsenna, nel vedere tanto coraggio e, spaventato da questa minaccia, libera il giovane e gli consegna la spada, concludendo rapidamente la pace con i Romani.
Muzio da allora viene chiamato «Scevola», ossia «mancino». La storia antica riporta che, Muzio cercò di assassinare il re etrusco Porsenna fin quando non fu catturato, e per dimostrare il suo coraggio e la sua indifferenza al dolore, Muzio mise di sua spontanea volontà la mano nel fuoco e riuscì addirittura a non mostrare segni di alcuna sofferenza.
Domande da interrogazione
- Chi era Tantalo e quale era la sua relazione con gli dei?
- Quali misfatti ha commesso Tantalo per sfidare gli dei?
- In cosa consiste il "supplizio di Tantalo"?
- Chi era Caio Muzio Cordo e quale impresa tentò di compiere?
Tantalo era il ricchissimo re della Lidia, figlio di Giove e di Taigete, ed era benvoluto dagli dei, tanto da essere spesso invitato a pranzo nell'Olimpo.
Tantalo rapì Ganimede, rubò il nettare e l'ambrosia, e per questi atti di superbia fu punito dagli dei con un eterno tormento nell'Ade.
Il "supplizio di Tantalo" consiste in un eterno desiderio inappagato di cibo e bevande, con frutti e acqua che si allontanano quando tenta di prenderli, e un masso sospeso che lo minaccia costantemente.
Caio Muzio Cordo era un giovane romano che tentò di assassinare il re etrusco Porsenna, ma fallì e dimostrò il suo coraggio mettendo la mano nel fuoco senza lamentarsi, guadagnandosi il nome di "Scevola".