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I: Le origini di Roma e le forme pre-letterarie.

1. Le prime fasi della storia di Roma.

La letteratura latina si definisce tale in quanto si esprime in uno dei dialetti italici: viene

però detta anche “romana”, perché nasce a Roma e le sue vicende sono parallele alla

crescita e all’espansione di Roma.

Secondo lo storiografo Tito Livio, la fondazione di Roma va collocata nel 776 a.C., la

stessa data in cui si svolse la quarta Olimpiade greca.

Sulla fondazione di Roma si hanno per lo più leggende; probabilmente, Romolo non è

mai esistito, ma era una divinità umanizzata. Secondo la tradizione, Romolo ha dato il suo

nome alla città di Roma, ma la storiografia moderna non sostiene più questa tesi: è ormai

ritenuto che sia il nome Romulus a derivare dal nome Roma. Il rapporto onomastico è

l’inverso di quello che la tradizione afferma. L’origine etimologica del nome Roma, a

tutt’oggi controversa, è stata oggetto di varie ipotesi:

1. ci sono studiosi che affermano che il nome Roma derivi dall’etrusco Rumon,

( =fiume), con una chiara allusione al sito fluviale della città;

2. ci sono altri studiosi che affermano che derivi dal latino Ruma ( =mammella),

con un’allusione metaforica alla conformazione dei sette colli su cui sorsero i

primi insediamenti di Roma.

I rinvenimenti archeologici confermano la sostanziale storicità delle informazioni di Tito

Livio. Gli scavi operati nei pressi del colle Palatino hanno consentito di rinvenire fondazioni

risalenti alla fine IX - inizio VIII sec. a.C. Sono state anche trovate fondazioni di minore

entità risalenti al XIV sec. a.C., cioè all’Età del Bronzo.

Controversie etimologiche a parte, i primi insediamenti di Roma sono collocati su colli

non solo per ragioni la maggior difendibilità di un sito di altura, ma anche perché la pianura

sottostante ai colli era paludosa. Neppure casuale è il fatto che gli insediamenti più

consistenti fossero situati sul Palatino, cioè sul colle esattamente antistante all’isola

Tiberina. In quel tratto, il Tevere è facilmente guadabile, e il guado veniva oltrepassato dai

commercianti che viaggiavano dall’Etruria alla Magna Grecia e viceversa. Quindi il

Palatino era privilegiato per il controllo del flusso dei mercanti e delle merci, soprattutto

perché un abitato sito in quel luogo era il primo che i mercanti raggiungevano. Nel corso

dell’VIII sec., vennero gradualmente popolati anche gli altri colli di Roma.

2. La prima fase istituzionale della storia romana: la Monarchia.

Sempre secondo Tito Livio, che si rifà ai nuclei delle prime leggende relative alla storia di

Roma, la città venne retta per circa duecento anni a monarchia.

Livio stesso ci fornisce delle date, circoscrivendo la monarchia in Roma tra il 776 ed il

508 a.C.: egli stesso ci fa i nomi di sette re; Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco

Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo.

Che Roma abbia avuto tra l’VIII ed il VI sec. a. C. una fase monarchica è un dato

inconfutabile, anche perché nello stesso periodo quasi tutte le popolazioni italiche, a

partire da quella etrusca, conoscono una fase istituzionale monarchica.

Discutibile è, invece, la tradizione che parla di sette re di Roma, decisamente pochi per

coprire un arco cronologico di due secoli: ognuno di essi avrebbe dovuto regnare almeno

per 35 anni, il che è molto improbabile. Soprattutto, i primi quattro re, sui quali abbiamo

solo leggende, sembrano figure evanescenti, ed ormai si pensa che essi sintetizzino la

primissima fase monarchica di Roma. 2

Meno evanescenti sembrano i contorni degli ultimi tre re; Tarquinio Prisco, Servio Tullio e

Tarquinio il Superbo. Due di essi portano un nome che rimanda alla città etrusca di

Tarquinia, che intorno al VI sec a.C. si era imposta come città egemone sulla Dodecapoli e

su buona parte del Lazio. È dunque sicuro che Roma, a partire dagli inizi del VI sec. a. C.

si sia trovata sotto l’influsso Etrusco e sia stata governata da sovrani Etruschi.

Di Servio Tullio si può sostenere con probabilità l’esistenza, grazie alla tomba François,

rinvenuta nella necropoli etrusca di Vulci. Questa tomba, appartenente ad una famiglia

gentilizia etrusca, è sontuosamente decorata. Tra gli affreschi ve n’è uno che rappresenta

un episodio di storia recente, cioè l’uccisione di un personaggio importante ad opera di un

individuo designato col nome:”Masterna”.

Dal discorso tenuto in senato dall’imperatore Claudio per far approvare la cittadinanza ai

Lionesi e ai Galli romanizzati, sappiamo che Masterna/Mastarna era il nome etrusco del re

Servio Tullio. L’imperatore Claudio fu l’ultimo uomo dell’antichità a conoscere l’etrusco e,

quindi, questa affermazione è attendibile.

Sotto l’influenza Etrusca, Roma si sviluppa da villaggio a città. Le paludi della pianura

sottostante ai colli vengono bonificate grazie alla Cloaca Maxima, che, oltre allo

smaltimento dei rifiuti organici, serviva a drenare nel Tevere le acque delle paludi. La

pianura diventa area edificabile, e viene costruito il primo nucleo del foro. La costruzione

della Cloca Maxima è dalla tradizione attribuita a Tarquinio Prisco.

A Servio Tullio si attribuiscono le Mura Serviane, che costituivano la prima cerchia di

Roma, delimitandone il primo sviluppo urbanistico: ce ne restano pochi brandelli, perché,

con la crescita ulteriore di Roma, esse furono sventrate.

Sotto Tarquinio il Superbo, secondo Tito Livio, fu stipulato il primo patto commerciale con

Cartagine (VI sec. a.C.), per cui le navi romane si impegnavano a non entrare nei porti

cartaginesi e viceversa. Questa informazione è plausibile, perché è assodato storicamente

che Etruschi e Cartaginesi, entrambi in forte concorrenza con le colonie della Magna

Grecia e della Sicilia, avevano optato per una politica di intesa tra di loro, consistente nella

spartizione del Mar Tirreno in aree di rispettiva influenza. Il confine passava attraverso la

Sardegna; l’area a Nord dell’isola era sotto l’influenza etrusca, mentre quella a Sud era

dominio cartaginese. L’accordo prevedeva inoltre la non concorrenzialità: Etruschi e

Cartaginesi si erano impegnati a non farsi concorrenza sleale tra di loro interferendo nelle

rispettive sfere di influenza. È dunque più che probabile che Roma, città in quegli anni

etrusca a tutti gli effetti, abbia stipulato con Cartagine un trattato d’intesa fondato sugli

stessi principi. 3. Roma da Monarchia a Repubblica.

Tito Livio data la caduta della monarchia all’anno 508 a. C.; stando al suo racconto, due

aristocratici, Marco Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino, depongono Tarquinio il

Superbo con un colpo di stato, dando vita ad una repubblica aristocratica.

In sé, la data è dubbia, in quanto coincide con quella delle deposizione del tiranno

ateniese Ippia, figlio di Pisistrato, ad opera di Clistene, capo della famiglia degli

Alcmeonidi. Livio, rendendosi conto di non avere una base cronologica sicura per

ricostruire le fasi più antiche della storia romana, fa riferimento alla più consolidata

cronologia della storia greca; così, colloca la fondazione di Roma nell’anno della Quarta

Olimpiade e fa coincidere la fine della monarchia in Roma con quella delle fine della

tirannide in Atene. Tuttavia, se la data in sé è discutibile, l’informazione di Livio è

sostanzialmente storica, perché, verso la fine del VI sec. a. C., le città etrusche conoscono

un analogo trapasso costituzionale da monarchia a repubblica aristocratica; essendo

Roma una città sotto l’influenza etrusca, si può pensare che nello stesso ambito

cronologico essa sia divenuta città repubblicana da città monarchica. 3

L’età repubblicana è quella dell’espansione romana nel Mediterraneo.

Entro il 278 a. C., Roma impone la sua egemonia sull’Italia centro – meridionale. Nel 260

a.C. entra in conflitto con Cartagine, che dopo il declino delle città etrusche era diventata

la potenza egemone sul mediterraneo occidentale.

Dopo la conquista dell’Italia centro-meridionale, lo scontro tra Roma e Cartagine era di

fatto inevitabile, se non altro per lo sviluppo costiero acquisito da Roma in seguito alle sue

conquiste: oltretutto, Roma, dopo aver assoggettato le colonie della Magna Grecia, aveva

stipulato con esse dei foedera (=patti) in base ai quali si impegnava, in cambio della

fedeltà delle colonie greche, a tutelarne gli interessi economici, da sempre concorrenziali

con quelli di Cartagine.

Nel 241 a. C., la prima guerra punica finisce con la vittoria di Roma, che si impone come

superpotenza del Mediterraneo occidentale e consolida ulteriormente il suo ruolo dopo

aver vinto la seconda guerra punica, nel 202 a. C.

4. Politica e Letteratura in Roma:

cause politiche della nascita della letteratura latina.

Convenzionalmente, la nascita della letteratura latina viene collocata nel 240 a.C.,

anno in cui Livio Andronico, su espressa commissione del senato, scrive e fa

rappresentare la prima tragedia regolare, cioè su testo scritto, tradotta e adattata da una

tragedia greca.

Andronico era un greco di Taranto che, a seguito della conquista romana, fu fatto schiavo

dal console Livius Salinator, il quale, accorgendosi di aver fatto schiavo un uomo di

cultura, decise di affidargli l’istruzione elementare dei figli. Tanto si distinse Andronico in

questo compito, che il console decise di affrancarlo; in ossequio alla tradizione romana

relativa ai liberti, Andronico, una volta affrancato, assunse il praenomen del suo antico

padrone, cioè Livius. Una volta affrancato, egli aprì una scuola destinata all’istruzione dei

figli delle famiglie patrizie romane.

Livio Andronico, però, è anche il primo autore della letteratura latina: a lui il Senato

commissiona la prima tragedia romana regolare; ancora a lui, nel 207 a.C., in prossimità

della battaglia del Metauro, il senato commissiona un Partenio, cioè un inno sacro, che

doveva essere cantato da 17 vergini scelte tra le famiglie romane più nobili, allo scopo di

propiziare il favore degli dei in prossimità dello scontro.

Questi dati pongono un problema: la letteratura latina nasce cinquecento anni dopo la

nascita di Roma. Come si spiega un silenzio così lungo?

A Roma la letteratura nasce 500 anni dopo la fondazione della città perché prima di

allora non c’era stato alcun interesse politico a far nascere una letteratura. Finché

l’orizzonte politico di Roma non andava oltre agli Etruschi, ai Sabini, agli Osci o ai Sanniti,

popoli che non erano certo privi di civiltà né di organizzazione sociale, ma che non si

erano mai preoccupati di avere una letteratura propria, allo Stato Romano non era

sembrato necessario dotarsi di una letteratura nazionale.

Ora, però, Roma si affaccia sul Mediterraneo. Dopo la prima guerra punica ha

conquistato anche le colonie greche della Sicilia, città ricche non solo economicamente,

ma anche culturalmente, perché vantavano il prestigio della letteratura greca. Dopo la

seconda guerra punica, Roma deve porsi come interlocutore politico autorevole rispetto ai

Regni ellenistici, che facevano del prestigio culturale una carta da giocare anche sul piano

politico; Roma deve pertanto affermarsi anche come centro culturale. Non è quindi un

caso che la prima tragedia regolare, cioè la prima opera dotata di un testo, e perciò stesso

“letteraria”, venga commissionata dal Senato: la letteratura, in Roma, nasce per espressa

volontà della classe dirigente, per giunta dell’organismo che gestisce la politica estera. 4

5. La fase pre-letteraria della cultura romana.

Prima del 240 a. C., ci sono testimoniati pochi documenti, detti “pre – letterari” perché

sono testi scritti privi di qualunque pretesa letteraria. Si tratta per lo più di iscrizioni, testi

religiosi, testi legislativi, testi proto-storici. Sappiamo poi dell’esistenza di forme pre-

teatrali, caratterizzate dall’assenza di un testo “regolare”, cioè di un copione fisso. Di esse

parleremo a parte.

Passando in rassegna per ordine i testi pre-letterari, risulta il seguente quadro:

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