Concetti Chiave
- Livio Andronico, considerato il primo scrittore della letteratura latina, fu un poeta greco originario di Taranto, città conquistata dai Romani.
- Dopo essere stato portato a Roma come schiavo, fu liberato e divenne precettore, assumendo il nome del suo patrono, Livio.
- Famoso per aver tradotto l'Odissea in latino, Andronico adattò il testo per renderlo parte integrante della cultura romana.
- Il suo lavoro includeva anche tragedie, commedie e un inno ufficiale per i pontefici, mostrando la sua influenza sulla letteratura romana.
- Il primo verso della sua traduzione dell'Odissea mostra l'uso di elementi stilistici latini, come l'allitterazione e il saturnio.
Livio Andronico
Livio Andronico (di cui sfortunatamente non conosciamo né la data di nascita né quella di morte) fu considerato dagli antichi il primo scrittore della letteratura latina. Delle sue opere si sono conservati soltanto scarsi ed esigui frammenti, ma ciò che sappiamo di esse e del loro autore è assai significativo per capire i caratteri della produzione letteraria romana delle origini.
E’ da notare innanzitutto che il nome Andronico è greco.
Egli fu dunque un greco che divenne romano, un letterato perfettamente bilingue il quale, in risposta a esigenze sentite dai Romani colti dell’epoca, si fece mediatore della cultura greca, trasferendo in lingua latina alcuni testi tra i più significativi della letteratura ellenica: l’Odissea di Omero e una serie di tragedie e di commedie portate sulla scena a partire dal 240 a.C.
Inoltre intorno al 207 a.C. il poeta fu incaricato ufficialmente dai pontefici ( i sacerdoti che presiedevano ai culti) di comporre un inno (carmen) in onore di Giunone regina, cantato in occasione di una cerimonia propiziatoria durante la seconda guerra punica.
La traduzione dell’Odissea fu il risultato dall’attività di Andronico come insegnante di lingua e di letteratura, e più precisamente dall’esigenza di avere un testo poetico latino da leggere e da commentare con gli alunni, confrontandolo con l’originale greco. Dell’Odusia (il titolo è la traslitterazione nel latino arcaico del termine greco Odysseia) si conservano una trentina di frammenti, quasi tutti costituiti da un solo verso. Essi testimoniano il carattere dotto della traduzione, intesa come libero adattamento dell’originale greco e rivelano l’intento di romanizzare il testo – cioè di farlo entrare nell’ambito della cultura romana non come un oggetto estraneo, ma come un prodotto in cui il destinatario riconosca, accanto al nuovo, ciò che gli è già familiare. Infatti, non è casuale la scelta del saturnio al posto dell’esametro omerico, ma anche dall’adozione di alcuni procedimenti stilistici che erano propri dei carmina religiosi.
Il primo verso del poema è il seguente:
Virum mihi, Camena, invece versutum
Narrami, o Camena, l’uomo astuto
Le Camene erano divinità italiche, fonti cui i Romani attribuivano qualità profetiche e divinatorie; perciò esse sono assimilate alle dee greche ispiratrici di poesia. Da notare anche l’allitterazione (assente nel greco) che lega tra loro a livello fonico la prima e l’ultima parola del verso, sottolineando il nesso semantico e grammaticale sostantivo-aggettivo (virum…versutum).
Domande da interrogazione
- Chi era Livio Andronico e quale fu il suo contributo alla letteratura latina?
- Qual è l'importanza della traduzione dell'Odissea di Andronico?
- In che modo Andronico adattò l'Odissea per il pubblico romano?
- Quale incarico ufficiale ricevette Andronico dai pontefici romani?
Livio Andronico fu considerato il primo scrittore della letteratura latina. Proveniente da Taranto, una città greca dell'Italia meridionale, divenne un mediatore della cultura greca a Roma, traducendo opere significative come l'Odissea di Omero in latino.
La traduzione dell'Odissea da parte di Andronico fu fondamentale per l'insegnamento della lingua e letteratura latina, permettendo un confronto con l'originale greco e romanizzando il testo per integrarlo nella cultura romana.
Andronico adattò l'Odissea utilizzando il saturnio al posto dell'esametro omerico e adottando procedimenti stilistici dei carmina religiosi, rendendo il testo più familiare e accessibile al pubblico romano.
Intorno al 207 a.C., Andronico fu incaricato dai pontefici di comporre un inno in onore di Giunone regina, cantato durante una cerimonia propiziatoria nella seconda guerra punica.