Concetti Chiave
- William Shakespeare è considerato il più importante scrittore inglese, conosciuto per i suoi oltre cento scritti, tra cui 154 sonetti e 37 opere teatrali.
- L'Amleto è riconosciuto come il capolavoro di Shakespeare, scritto probabilmente tra il 1600 e il 1602, ed è uno dei drammi più rappresentati al mondo.
- Il soliloquio "Essere o non essere" di Amleto esplora profondamente il tema della vita e della morte, mettendo in evidenza la complessità dei sentimenti umani.
- Amleto si interroga sulla rettitudine morale della vita rispetto alla morte, riflettendo sul suicidio e le sue implicazioni nel contesto delle credenze religiose dell'epoca.
- Il monologo evidenzia la lotta interiore di Amleto, diviso tra l'accettazione delle sofferenze terrene e la paura dell'ignoto dell'aldilà.
Questo appunto di Letteratura Inglese presenta la maggiore opera del drammaturgo inglese William Shakespeare, introducendo l’opera dell’Amleto, e analizzando nel dettaglio il soliloquio “essere o non essere”, evidenziando le questioni che Amleto affronta alla base del monologo.
Indice
William Shakespeare, vita e opere del drammaturgo e poeta inglese
William Shakespearenacque il 23 aprile 1564 e morì il 23 aprile 1616 a Stratford-upon-Avon, in Inghilterra.
Egli fu un poeta e drammaturgo inglese, e ad oggi è ritenuto il maggiore scrittore inglese e il più importante drammaturgo della cultura occidentale. Sul piano della letteratura inglese Shakespeare è ritenuto come l’autore più “rappresentativo” dei valori e dei sentimenti della popolazione inglese. Shakespeare, soprannominato “Il Barbo” o anche “cigno dell’Avon”, è stato autore di molti scritti, oltre cento, fra cui 154 sonetti e 37 testi destinati alle rappresentazioni teatrali. Proprio qui, con il suo lavoro come drammaturgo Shakespeare ottenne una grande fama, tanto che le sue opere furono tradotte (e anche rappresentate in scena) in molte lingue. Riguardo la data precisa in cui vennero alla luce alcune delle sue opere, da secoli è in corso un dibattito fra gli studiosi, al fine di determinare con esatta certezza la cronologia letteraria delle opere shakespeariane. Ma, nonostante ciò gli studiosi convengono sul fatto che la maggior parte delle sue opere fu composta fra il 1588 e il 1613. Inoltre, se volessimo identificare il “genere” teatrale del drammaturgo inglese, potremmo dire che egli si occupò sia della stesura di tragedie che di commedie, il cui merito principale fu l’abilità nel riuscire ad unire il gusto del popolo dell’epoca, con personaggi unici nel loro genere, pur senza riununciare ad uno stile raffinato e ad un messaggio di fondo dal senso profondo.
L’Amleto, la maggiore opera di Shakespeare
Fra le opere di Shakespeare, l’Amleto è probabilmente quella più nota e conosciuta, considerata come il capolavoro del drammaturgo inglese. Il suo titolo originale era “La tragedia di Amleto, principe di Danimarca”, e secondo le ricostruzioni fu composta probabilmente tra il 1600 e il 1602. Proprio grazie alla sua immensa fama, l’Amleto è una delle opere shakespeariane più rappresentate in teatro tutt’oggi, e all’interno del panorama teatrale l’interpretazione del personaggio di Amleto, protagonista della tragedia, è considerata “un rito di passaggio” proprio per la complessità del ruolo e per l’esperienza che una tale interpretazione presuppone. Parte della fama dell’opera è sicuramente dovuta al monologo “Essere o non essere, questo è il dilemma” recitato da Amleto durante la parte centrale dello spettacolo, durante la prima scena dell’atto terzo. Si riporta il monologo: “Essere o non essere è questo il dilemma. È forse più nobile soffrire, nell'intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna, o imbracciar l'armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient'altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest'è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare. È proprio qui l'ostacolo; perché in quel sonno di morte, tutti i sogni di morte che possano sopraggiungere quando noi ci siamo liberati dal tumulto, dallo sviluppo di questa vita mortale, dovranno indurci a riflettere. È proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga! Perché, chi sarebbe capace di sopportare le frustate e le irruzioni del secolo, i torti dell'oppressore, gli oltraggi dei superbi, e le sofferenze dell'amore non corrisposto, gli indugi della legge, l'insolvenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni, se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale?”
“Essere o non essere, questo è il dilemma”: il soliloquio di Amleto
Il significato del discorso "essere o non essere" nell'Amleto di Shakespeare ha ricevuto numerose interpretazioni. In generale, mentre il soliloquio di Amleto "essere o non essere" mette in discussione la rettitudine della vita rispetto alla morte in termini morali, gran parte dell'enfasi del discorso è sul tema della morte, anche se alla fine è determinato a vivere e a veder compiersi la sua vendetta. Prima di impegnarsi nel soliloquio stesso, è importante analizzare le battute precedenti di Amleto. Nel primo atto della commedia, Amleto maledice Dio per aver fatto del suicidio un'opzione immorale. Egli afferma, "che questa carne troppo solida si scioglierebbe/si scongelerebbe, e si risolverebbe in una rugiada!”. In questo primo punto del testo è chiaro che Amleto soppesa i vantaggi e gli svantaggi di porre fine alla propria vita, ma riconosce anche che il suicidio è un crimine agli occhi di Dio e potrebbe quindi rendere peggiore la sua vita dopo la morte. Molti dei pensieri di Amleto ruotano intorno alla morte e questo primo stato malinconico prepara il lettore al soliloquio che verrà più tardi nel terzo atto. Quando Amleto pronuncia la domanda struggente (appunto amletica): "Essere, o non essere: questo è il dilemma” non c'è dubbio che egli stia pensando alla morte. Anche se tenta di porre tale domanda in modo razionale e logico, non gli è ancora chiaro se le "fionde e le frecce dell'oltraggiosa fortuna" possano essere sostenute, dato che la vita dopo la morte è così incerta. A questo punto della trama dell'Amleto, si interroga sulla natura della sua morte e pensa per un attimo che possa essere come un sonno profondo, inizialmente accettabile, finché non specula su ciò che potrebbe venire da un sonno così profondo. Proprio quando la sua risposta sul "sonno" comincia ad affascinarlo, si ferma brevemente e si chiede in un'altra delle importanti citazioni dell'Amleto di Shakespeare: "Dormire: forse sognare: ecco la fregatura; / Perché in quel sonno di morte quali sogni possono venire". Egli teme che i "sogni" siano i dolori che l'aldilà potrebbe portare e, poiché non c'è modo di essere sicuri che ci sarà un sollievo dalle sue sofferenze terrene attraverso la morte, è costretto a mettere ancora una volta in discussione la morte. Dopo aver posto questa complessa domanda e essersi interrogato sulla natura del grande sonno, Amleto prosegue elencando le molte sofferenze a cui l'uomo è incline durante vita, il che fa sembrare che si stia muovendo ancora una volta verso la morte. Alla fine del soliloquio, però, si rende conto che : "Ma quel terrore di qualcosa dopo la morte, / Il paese inesplorato, dal cui territorio / Nessun viaggiatore ritorna, fa nascere la volontà / E ci fa piuttosto sopportare quei mali che abbiamo". Anche se in quest'ultimo momento Amleto si rende conto che molti hanno scelto la vita, piuttosto che la morte, a causa dell’incapacità di conoscere l'aldilà, il discorso rimane una profonda contemplazione sulla natura e le ragioni della morte. Il discorso "Essere o non essere" nella tragedia, "Amleto", ritrae Amleto come un uomo molto confuso, insicuro di se stesso, e i suoi pensieri spesso vacillano tra due estremi a causa della sua personalità ambigua. Nel monologo, egli contempla se continuare o terminare la propria vita. Considera anche di cercare vendetta per la morte del padre. La prova della sua incertezza e del suo modo di pensare non solo viene mostrata in questo discorso, ma può anche essere rintracciata in altre parti importanti dell’opera. Il tema del monologo di Amleto è la sua considerazione circa il suicidio. Nel corso del discorso Amleto si trova a pensare e a vacillare tra due diversi estremi: la vita e la morte. "Che sia più nobile nella mente soffrire le fionde e le frecce dell'oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di guai e, opponendosi, finirli". In questo estratto Amleto si chiede se debba vivere e soffrire le avversità che la sua vita gli offre, o se invece debba morire per porre fine alle sofferenze. Egli crede che la vita sia sinonimo di sofferenza, per cui si chiede se valga la pena di vivere per sopportare i dolori che la vita ha in serbo per lui.
Per ulteriori approfondimenti sull'Amleto e sulle opere di Shakespeare vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza di William Shakespeare nella letteratura inglese?
- Perché l'Amleto è considerata la maggiore opera di Shakespeare?
- Qual è il tema centrale del soliloquio "Essere o non essere"?
- Come viene rappresentata l'incertezza di Amleto nel suo soliloquio?
- Quali sono le riflessioni di Amleto sulla morte nel suo monologo?
William Shakespeare è considerato il maggiore scrittore inglese e il più importante drammaturgo della cultura occidentale, noto per la sua capacità di unire il gusto popolare con uno stile raffinato e messaggi profondi.
L'Amleto è considerata il capolavoro di Shakespeare per la sua complessità e la profondità dei temi trattati, come il famoso soliloquio "Essere o non essere", che esplora la natura della vita e della morte.
Il soliloquio "Essere o non essere" affronta il dilemma morale della vita rispetto alla morte, con Amleto che si interroga sulla rettitudine del suicidio e le incertezze dell'aldilà.
L'incertezza di Amleto è evidente nel suo vacillare tra la contemplazione della vita e della morte, riflettendo sulla sofferenza della vita e l'ignoto dell'aldilà.
Amleto riflette sulla morte come un possibile sollievo dalle sofferenze della vita, ma teme i "sogni" che l'aldilà potrebbe portare, rendendolo incerto se la morte sia una soluzione migliore rispetto alla vita.