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Dalle teogonie alle cosmogonie

Nella cultura greca una funzione essenziale hanno assunto alcuni tipi di mito chiamati teogonie, racconti sulla generazione degli dei e della natura nei quali è possibile individuare un principio d’ordine della realtà, cioè una spiegazione dei principi che ne hanno regolato la nascita e ne determinano lo svolgimento. Il più famoso di questi racconti è la Teogonia di Esiodo. Essa cerca di descrivere la genesi dell’universo e delle divinità da tre personificazioni di principi naturali: Caos, Gaia ed Eros.


La prima è una specie di materia primordiale, informe, da cui si generano, fra l'altro, la Notte e il Giorno.
La seconda è la Terra, che genera il cielo che l’avvolge, i monti e il mare profondo.
La terza è la pulsione sessuale, l’impulso ad accoppiarsi e a generare, l’Eros: cioè “il più bello fra gli immortali, che rompe le membra, e di tutti gli dei e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio”.
Accoppiandosi, la Terra e il cielo generano una lunga serie di esseri divini e talvolta mostruosi. L’ultimo di questi, Crono, evirato il padre e divorati i propri figli, domina fino al momento in cui uno di essi, s, nascosto e allevato dalla madre, organizza a rivolta e lo detronizza, divenendo signore dell’universo.
Come si vede, Esiodo tenta di comporre un ordine — in qualche misura — razionale delle rappresentazioni tradizionali dei miti, cercando di trovare qualche criterio di classificazione e di spiegazione della genesi della realtà.
Nella sua opera, infatti, le forze naturali sono anteriori agli stessi dei e questi risultano come “gli ultimi nati” rispetto a quelle. Ecco perché si tende a vedere un legame di continuità fra le teogonie greche, che descrivono la genesi degli dei e dell’universo, e le successive cosmogonie, che descrivono modelli più compiuti di organizzazione dell’universo.

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