Sofocle - Antigone: riassunto e commento
I precedenti della storia sono questi: Polinice avrebbe dovuto regnare su Tebe a turno con il fratello Eteocle, ma alla scadenza, quest’ultimo non ha mantenuto la parola; per questo, Polinice ha stretto un’alleanza con altri potenti e ha circondato di assedio la città. Nel corso dell’assedio, i due fratelli soccombono a vicenda, in uno scontro sul campo. Sul trono di Tebe sale allora Creonte il quale decreta che Polinice resti insepolto perché è morto combattendo contro la propria patria. Coloro che trasgrediranno tale ordine saranno condannati a morte. Fra l’altro, occorre precisare che l’editto ha una portata particolarmente grave poiché, secondo l’antica credenza, la mancata sepoltura priva il defunto del riposo eterno. Antigone, sorella di Polinice, dovendo scegliere fra la legge degli uomini e quella divina, per altro non scritta, preferisce quest’ultima e, nonostante le obiezioni, della sorella Ismene, decide da sola di occuparsi della sepoltura. Purtroppo, viene scoperta ed imprigionata in una grotta. Spinto dall’indovino Tiresia e dalle suppliche del Coro, Creonte si decide a liberare la ragazza, ma quando giunge alla grotta ormai è troppo tardi perché essa ha preferito darsi la morte. Il suo promesso sposo, Emone, figlio di Creonte, che invano aveva implorato il padre di liberare la ragazza e si reca alla prigione; trovando Antigone morta, anch’egli si uccide. Alla notizia della duplice morte, anche Euridice, moglie di Creonte, si toglie la vita. Quando il tiranno ritrova il senno e si fa meno intransigente è troppo tardi perché tutta la serie di suicidi di cui egli è stata la causa ha fatto piombare la dinastia e la città nella totale catastrofe.
Di tutte le tragedie greche, Antigone è quella più studiata e tradotta. si tratta di una tragedia “a protagonista” perché è tutta raccolta intorno all’eroismo della giovane ragazza. Antigone ci viene presentata come simbolo di lotta e di determinazione, Vittima e allo stesso tempo eroina, essa è l'unica capace di sfidare il tiranno Creonte e le leggi della polis pur di dare sepoltura al suo amato fratello Polinice. La figura della donna ha sempre attirato l’attenzione dei drammaturghi in tutte le epoche. Soprattutto nel XIX secolo nel novecento, essa è divenuta sinonimo di resistenza e rivendicazione Spingendosi più avanti, la ragazza è stava anche vista come l’incarnazione della disobbedienza civile. Addirittura, nel XXI secolo, essa viene accostata polemiche che coinvolgono la politica, il femminismo, i diritti degli emarginati, la giustizia e perfino la bioetica
Qualche critico ha fatto anche notare sia la durezza di comportamento che essa tiene nei confronti della sorella Ismene, sia il fatto che ad un certo punto essa sembra cedere e chiedere misericordia. Tuttavia, queste incertezze hanno un gran de effetto patetico e soprattutto rendono più umana la protagonista. Anche Creonte, pur nella sua intransigenza, di fronte alle parole di Tiresia prova un momento di crisi e vorrebbe recedere, ordinare la sepoltura di Polinice e liberare la ragazza, ma ormai è troppo tardi. Positiva è la figura di Ismene; essa è virtuosa, ma incapace di rivolta e di azione. Tuttavia, essa è sempre presente accanto alla sorella, soprattutto nel momento della morte.