Simonide, poeta di corte fu un vero professionista del canto corale. Nacque a Ceo nelle Cicladi, e qui iniziò la sua carriera come maestro di coro presso il tempio di Apollo. Ma viaggiò anche, diventando poeta di corte. Su di lui circola una leggenda, dove si dice che Scopas, il suo committente, si era arrabbiato per il fatto che in un componimento aveva cantato più le gesta dei diooscuri che la sua vittoria. Scopas gli diede solo metà del compenso e il resto gli disse sprezzante di chiederlo ai Dioscuri. Al banchetto però gli stessi dioscuri sotto sembianze umane, portarono via Simonide proprio mentre il soffitto della sala crollava. Egli essendo l’unico sopravvissuto potè così riconoscere i corpi degli altri commensali e addirittura ricordare dove essi fossero seduti venendo così ricordato per la sua memoria portentosa.
La sua bravura gli consentì di trattare tutte le forme della lirica corale ma attirò su di se molte critiche, con le accuse di pensare solo al guadagno e al profitto. Per quanto riguarda la sua produzione abbiamo solo versi elegiaci e epigrammi. In particolare l’epigramma (da επιγραφειν) era una composizione scritta su materiale quale coccio, pietra etc. e aveva funzione votiva o commemorativa dallo stile semplice. Simonide ne intuì la potenzialità e lo portò ad alti livelli rinunciando però all’anonimato, tipico di queste composizioni.
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Simonide di Ceo