La religione greca
In tale contesto si afferma nella cultura greca, forse proveniente da quella orientale, il tema della metempsicosi, cioè della trasmigrazione delle anime dai corpi e della loro rinascita oltre la morte. Un tema, questo, che oltre al mito di Persefone e Demetra si lega a quelli di Dioniso e Orfeo. Dioniso, dio degli alberi, dei fiori e dei frutti, viene sbranato dai Titani e rinasce, rigenerandosi a partire dal cuore rimasto intatto, I suoi fedeli cercano di comunicare con lui attraverso l’ebbrezza, con riti orgiastici e di esaltazione mistica. Orfeo, mitico cantore della Tracia, come Demetra scende negli Inferi — ma in questo caso invano — per salvare la moglie Euridice e viene poi ucciso dalle Baccanti. I seguaci di Orfeo realizzano una pratica comunitaria di vita morale e riti di purificazione. La morte è per loro quasi un pellegrinaggio, un passaggio da un tipo di esistenza ad un altro, nel quale al singolo vengono ad offrirsi una possibilità e una prospettiva individuali di salvezza e di immortalità. A differenza dei culti dionisiaci, quelli orfici prevedono quindi una disciplina ascetica che intende sottrarre gli iniziati alle lusinghe e alle ingiustizie di questo mondo e rifiutano le ricchezze, il fasto, il lusso, il piacere, gli onori.
I “misteri” hanno — per molti versi — un carattere alternativo rispetto alla religione olimpica. Grande è, ad esempio, il loro successo presso coloro che non sono a pieno titolo inseriti nella vita della pòlis e risultano, quindi, emarginati: a partire dalle donne, escluse dalla politica e partecipi al culto come Baccanti, fino a giungere agli schiavi, che solo nell’ambito di questi culti trovano una identità ed una forma di riconoscimento sociale. Gli dei della Terra sembrano più vicini alle passioni dell’uomo, alle sue sofferenze e speranze. Essi manifestano questa vicinanza e “intimità” in contrasto con il carattere “ufficiale” della religione olimpica.