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Indice

  1. Platone contro la “teatrocrazia”
  2. La produzione storiografica: Erodoto e Tucidide
  3. Storiografia e filosofia

Platone contro la “teatrocrazia”

Sappiamo dell’avversione che Platone nutriva nei confronti di questi modelli culturali, ma egli critica duramente anche la “teatrocrazia” ateniese, ossia il potere esercitato dagli spettatori (attraverso gli applausi, i fischi e il meccanismo delle premiazioni) sui testi rappresentati, che avrebbero dovuto così conformarsi alle attese di un pubblico ignorante e incompetente; ma condanna ancora più a fondo il potere che il teatro esercitava sugli spettatori, coinvolgendoli nelle passioni dei suoi personaggi, distruggendo il loro equilibrio psichico e rendendoli preda dell’ira, della paura e del dolore.

La produzione storiografica: Erodoto e Tucidide

In questa fase storica acquista una rilevanza di prim’ordine la produzione storiografica, che è molto più ridotta quantitativamente, rivolta a un pubblico più elitario, ma non per questo meno importante sul piano culturale.
I due grandi storici del V secolo a.C., Erodoto e Tucidide, narrano rispettivamente la storia delle guerre persiane e quella della guerra del Peloponneso fra Atene e Sparta. Le loro opere si diffondono mediante letture rivolte a ristretti gruppi di intellettuali e di politici. Nonostante siano quasi contemporanei, i loro approcci storiografici sono molto diversi: Erodoto pone una grande attenzione nel descrivere e nel comparare i costumi e la civiltà dei diversi popoli mediterranei, mettendo a confronto anche i diversi regimi politici. Tucidide, invece, centra il proprio racconto solo sulla dimensione politicomilitare, e concepisce la narrazione come una sorta di cartella clinica che propone la diagnosi e la prognosi della patologia, che affligge il mondo greco nella seconda metà del V secolo a.C.

Storiografia e filosofia

Attraverso il grande storico Polibio, la storiografia, nata in Grecia nel V secolo a.C., passa nell’ambiente romano, dove questa tradizione proseguirà grazie a grandi autori come Tito Livio e Tacito. Polibio era un greco di Megalopoli giunto a Roma come schiavo, dove diventa il teorico della superiorità della forma politica della repubblica romana e dell’inevitabile unificazione dell’intero mondo mediterraneo sotto Roma.
Oltre alla storiografia, viene introdotta a Roma, superando una forte diffidenza iniziale, anche la filosofia. Dopo il filosofo stoico Panezio di Rodi, che svolge un ruolo centrale nella mediazione tra le due culture, è il grande oratore e uomo politico romano Cicerone a divenire, nel I secolo a.C., il tramite principale per l’introduzione della filosofia greca nella cultura latina. Proprio da Panezio egli deriva, nel trattato Sui doveri, una sorta di catalogo dei valori e dei modelli etici da offrire alla società romana durante la sua “civilizzazione” ellenizzante. Cicerone è un interprete e un divulgatore colto e intelligente del pensiero greco, che si sforza di liberare dai vincoli delle polemiche tra le scuole e di adeguare i temi filosofici alla problematica etica e politica dell’aristocrazia senatoria di Roma.

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