Poesia lirica
Prima o contemporaneamente ai poemi omerici esistevano altri modi di far poesia, diversi dall’epica stessa. Questa ‘preistoria’ della lirica a noi è sconosciuta. Per ‘LIRICA’ (dal greco λυρική cioè ‘fare poesia con l’accompagnamento della lira’) intendiamo oggi tutta la poesia che non fa né parte dell’epica né del teatro. Mentre, però, noi alludiamo al termine che comprende diversi generi, i Greci distinguevano le varie forme poetiche in base alle occasioni, al contesto, alla metrica e al modo in cui erano eseguite.
I testi a noi pervenuti, sicuramente frammentati, non hanno l’elemento musicale, perso nel tempo. La lirica arcaica era dedicata alla ‘pubblicazione’: infatti era un vero e proprio spettacolo che vedeva congiunti musica, voce, coreografia e contesto legato strettamente alla polis e ai problemi e alle ideologie che diversi gruppi sociali avevano. Pertanto nacquero dei gruppi sociali come le eterìe (solo maschili) che nascevano in base al partito politico e che discutevano nel simposio (la bevuta che seguiva il banchetto). Un altro gruppo, legato da motivazioni religiose e culturali, costituiva il tiaso (masch-femm). Questi incontri erano accompagnati da esecuzioni monodiche, cioè da cantori solisti.
Accanto a queste forme, si alternavano occasioni pubbliche come matrimoni, funerali, gare atletiche o artistiche nei quali si eseguivano canti corali, affidati a un coro e ad un gruppo di danzatori.
Tra lirica monodica e corale dobbiamo sostenere anche un’altra differenza sui modi d’esecuzione: l’ordine recitativo con sottofondo musicale, tipico dell’elegia e della poesia giambica e trocaica e solo monodica; l’ordine melodico in cui, con accompagnamento musicale, tutti i testi erano definiti con il termine di melica. La melica monodica vedeva una grande varietà di metri mentre quella corale era ampia e accompagnata dalla danza.
Tutto è scritto in prima persona in quanto, come abbiamo visto, piano piano i poeti abbandonano il loro anonimato. C’è da dire, però, che venendo fuori col loro aspetto soggettivo, non dobbiamo pensare a tutta l’individualità dell’autore che esce allo scoperto. Molte volte l’autore si faceva carico di un punto di vista di un gruppo a cui il canto era rivolto e non sempre coincideva con il proprio punto di vista. Certo potevano coincidere ma, data la scarsità di testi, non riusciamo a distinguere la vera individualità del poeta da quella reale, cioè fittizia. Pertanto l’Io lirico si modellava sull’identità del gruppo. Essa è ‘filtrata’ dal poeta.