Fabrizio Del Dongo
Genius
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I grandi tragediografi greci

La Grecia, terra in cui nacque il teatro, ha dato anche i migliori e più noti scrittori di opere teatrali dell’antichità, autori di tragedie e di commedie. Essi sono Eschilo, Sofocle, Euripide e Aristofane.
Eschilo nacque nel 525 a.C. e morì nel 456 . Viene considerato il padre della tragedia e a lui dobbiamo l’introduzione sulla scena della maschera e del secondo attore. Infatti, prima di lui, sul palco si presentava un solo attore. I protagonisti delle sue tragedie sono personaggi mitologici o tratti dai poemi di Omero. Sappiamo che scrisse ben novanta lavori teatrali di cui, purtroppo ne rimangono soltanto sette e cioè Le Supplici, i Persiani, I Sette a Tebe, Prometeo incatenato, Orestea, Il Mito di Oreste. Quest’ultima opera è divisa in tre drammi: Agamennone, Coèfore e Eumènidi.
Sofocle nacque nel 496 e morì nel 406 a.C. Di questo grande tragediografo dell’epoca di Pericle ci rimangono solo sette opere tragiche, ma pare che ne abbia scritto 123. Ci è pervenuto anche un dramma satiresco, che è stato scoperto in tempo moderni. Egli aggiunge un terzo attore e questo permette all’azione di diventare più movimentata. Alcune sue tragedie vengono rappresentate tutt’ora.
Euripide nacque nel 480 e morì nel 406 a.C.. Dei 92 drammi che compose,. A noi ne sono giunti soltanto 17. “Medea” e “Le Baccanti” sono considerati i migliori. Egli aumentò ulteriormente il numero degli attori. L’innovazione fondamentale di Euripide e di aver fatto attenzione alla descrizione dei sentimenti dei personaggi e al loro evolversi in funzione della narrazione degli eventi. I protagonisti sono stesso degli individui insicuri di sé, vittime di conflitti interiori le cui motivazioni vengono portate alla superficie e analizzate.
Aristofane nacque nel 445 e morì nel 388 a.C. Dotato di una straordinaria vena comica, egli si dedicò esclusivamente alla commedia. Nelle sue opere teatrali, ricche di satire a volte anche molto audaci, egli tratta di tutti i problemi della vita pubblica del tempo. Di lui sono giunte a noi solo 11 commedie, fra cui, le più note sono “Le rane” e “Le nuvole”.
Aristofane visse in un’Atene democratica, in cui il cittadino era libero di esprimere le proprie opinioni. Ecco perché nelle sue opere, egli poté criticare liberamente i personaggi e gli avvenimenti dell’epoca. Ma quando ad Atene il governo democratico fu soppresso, con la. commedia gli autori non potettero più esercitare tale libertà. Pertanto, non potendo più infierire sui grandi personaggi, la Commedia diventò una rappresentazione comica dei vizi e delle debolezze dell’uomo comune. Pertanto, furono messi in scena i vari tipi universali che si possono incontrare nella vita quotidiana: il credulone, l’imbroglione, il vigliacco, l’avaro, ecc. Il creatore di questa nuova forma di commedia fu Menandro, vissuto fra il 342 e il 291 a.C.

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