L'Orestèa
L’Orestèa comprende una trilogia tragica, Agamennone, Coefore, Eumenidi, e un dramma satiresco, Pròteo (non pervenutoci). Le tre tragedie rappresentano un’unica storia suddivisa in tre episodi che trovano le loro origini nei miti dell’antica Grecia.
L’antefatto è il seguente: Atreo, re d’ Argo, è in contrasto con Tieste, suo fratello, che dopo avergli sedotto la moglie Aerope ha anche tramato contro di lui per sottrargli il regno. Allontanato per molto tempo dalla città, Tieste ritorna in patria, a Micene, per supplicare il fratello affinché gli conceda il perdono.
Atreo finge di perdonarlo, lo accoglie a mensa e gli offre come cibo la carne dei figli (eccetto Egisto) che ha fatto assassinare. Quando Tieste scopre l’atroce inganno, lancia una terribile maledizione su tutta la stirpe di Atreo, di cui Agamennone è il primogenito, dando così origine a tutta una serie di avvenimenti sanguinosi.
Si passa quindi alla prima tragedia della trilogia, Agamennone, che inizia con l’attesa del rientro in patria del re dalla guerra di Troia. In città si è saputo della vittoria la cui notizia viene comunicata accendendo dei fuochi sulla cima delle montagne partendo da quelle più vicine a Troia fino ad Argo. In assenza di Agamennone, la moglie Clitennestra è diventata l’amante del cugino Egisto, l’unico figlio (per altro illegittimo) di Tieste ad essere scampato alla strage voluta da Atreo. La donna esulta nell’apprendere la notizia del ritorno dello sposo, ma in realtà il suo intento è di assassinarlo. Arriva Agamennone accompagnato da Cassandra, la figlia profetessa di Priamo, re di Troia. Esso viene accolto con tutti gli onori, ma Cassandra svela pubblicamente quanto avverrà a breve nel palazzo reale: Clitennestra ucciderà Agamennone e la schiava troiana. I due corpi vengono mostrati dalla regina e dal suo amante alla folla presa dal terrore. Nell’epilogo, arriva Egisto che esulta del fatto che il piano siano perfettamente riuscito e per aver vendicato gli oltraggi subiti dal padre Tieste. Interviene il Coro per maledire Egisto, per paura che egli abbia intenzione di istaurare un regime tirannico e invoca la presenza di Oreste.
La tragedia successiva della trilogia è costituita dalle Coefore. Le Coefore sono le portatrici di libagioni ai morti. Clitennestra ha passato dieci anni di intenso amore con il suo amante Egisto. Dopo tanto tempo, all’inizio della tragedia, viene presa dal rimorso per aver commesso un uxoricidio e, turbata da un sogno pauroso, invia sulla tomba di Agamennone la figlia Elettra accompagnata da alcune ancelle per compiere un rito destinato a placare lo spirito del marito defunto. In realtà, Elettra non aspetta altro che il momento per vendicare il padre e, per questo, attende con ansia il ritorno del fratello Oreste. Fra l’altro, Oreste, al momento dell’uxoricidio, aveva solo dieci anni.
Così, insieme all’amico Pilade e ormai ventenne, Oreste rientra nella casa paterna. Elettra lo riconosce da tre elementi: il ricciolo che il giovane ha lasciato sulla tomba del padre, l’orma del suo piede e la veste indossata. Dopo essersi riconosciuti e abbracciati fraternamente, Elettra e Oreste si mettono d’accordo per preparare la vendetta. Tuttavia, Oreste esita in quanto il dovere di vendetta che comporta l’uccisione della madre è superiore alla sua umanità e nel contrasto fra dovere e amore per la madre, sembra che sia quest’ultimo a prevalere. Tuttavia, la sorella, implacabile e ben determinata nell’eseguire il progetto, incita il fratello all’azione. Fingendosi un mercante, il giovane entra nella reggia con la scusa di portare la notizia della morte di Oreste. Una volta entrato, uccide Oreste e Clitennestra, nonostante le suppliche di quest’ultima.
L’ultima tragedia della trilogia è costituita dalle Eumenidi. In essa le Erinni rifacendoci alla minaccia lanciata da Clitennestra in punto di morte contro Oreste, fanno in modo che quest’ultimo non trovi più pace. La persecuzione delle Erinni, dopo l'istituzione dell'Areòpago e l'assoluzione di Oreste, termina con una grande processione diretta al luogo dove sorgerà il loro santuario delle Eumenidi ("Benevole", il nuovo nome delle Erinni).