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Demetra - Figura

Demetra era figlia di Cronos e di Rhea Cibele, sorella di Zeus dal quale ebbe una figlia: Persefone.
Secondo le usanze greche, ebbe un altro figlio: Pluto, dal Titano Iasio, di cui si innamorò durante la festa per le nozze di Cadmo e Armonia.
L'etimologia del nome Demetra è discussa ma, molto probabilmente, significa "Madre Terra". Questo perché è la dea madre per eccellenza, la dea della terra produttrice, che protegge l'agricoltura, vigila il lavoro degli uomini, lo aiuta e gli insegna.
Tuttavia la prima parte del nome si può tradurre anche con cereale, quindi anche la sua funzione è diversa se l'etimologia del nome è differente.
Tanti, infatti, credono che sia la dea solo della parte di terreno coltivato, quindi una funzione analoga alla Cerere romana.
Demetra, come tutti i contadini, aveva un carattere semplice, un comportamento perfetto e veniva venerata come madre benigna e affettuosa, protettrice dei giovani e dei vulnerabili.
La dea non era, però, solo bella e affidabile, ma anche severa e maestosa.
Demetra non era necessariamente la madre biologica delle sue creature in quanto sapeva nutrire con lo stesso amore materno, anche amici, conoscenti e compagni, che in lei vedono una figura su cui piangere.
Era, perciò, una donna protettiva e determinata.
Demetra ha, però, un difetto: non riesce a lasciar andare via i suoi figli perché, con il suo istinto materno, si affeziona troppo a loro.
Nelle statue, Demetra viene raffigurata mentre si trova su un carro, e spesso con una corona di spighe in testa, una fiaccola in una mano e nell'altra un cesto di frutta.
A volte viene ritratta insieme a Persefone, sua figlia.
Il mito più famoso riguardante Demetra “il rapimento di Persefone” che è collegato alla nascita delle stagioni.
Persefone cresceva insieme a sua madre e le altre dee, finché un giorno, Ade non se ne innamorò e, facendo aprire la terra sotto i suoi piedi, la trascinò nel regno dei morti.
Quando Demetra si accorse che la figlia era scomparsa, cominciò a cercarla.
Per nove giorni corse per tutto il mondo, fino alle più remote regioni della terra, ma non riusciva né a trovarla, né ad avere notizie del suo rapimento.
All'alba del decimo giorno Demetra andò da Elios, il Sole, il quale disse che a rapire la figlia era stato Ade.
Demetra, allora, divenne talmente furiosa da abbandonare il suo posto ed i suoi doveri sull’Olimpo e, travestendosi da vecchia, andò a servizio da Celeo, re d’Eleusi.
Col tempo Demetra si affezionò al fanciullo che doveva custodire, facendolo crescere come un dio dandogli, all'insaputa dei genitori, il nettare degli dei.
Demetra fu cacciata e il dolore per la scomparsa della figlia ricominciò a farsi sentire più forte mentre l’Umanità soffrì la fame.
Zeus ordinino allora, ad Ade di rimandare Persefone a casa.
Ade obbedì, ma, prima di rinviare sua moglie sulla terra, fece in modo che essa ingoiasse un seme di melagrana così da legarla al mondo sotterraneo per sempre.
Demetra, perciò, decretò che nei sei mesi che Persefone fosse stata nel regno dei morti, nel mondo ci sarebbe stato il freddo e la natura si sarebbe addormentata, dando origine all'autunno e all'inverno, mentre nei restanti sei mesi la terra sarebbe rifiorita, dando origine alla primavera e all'estate.
Tra il 1621 e il 1622 lo scultore Gian Lorenzo Bernini scolpì una statua che rappresentava il momento in cui Persefone viene rapita da Ade.
Demetra era adorata con sacrifici in cui usavano il fuoco, in quanto era necessario che le offerte fossero presentate così come si trovavano in natura.
Non erano per lei le offerte di vini, dolci e tessuti: la dea rappresentava il centro dei prodotti naturali, non artificiali.
Era venerata dagli abitanti delle zone rurali perché traevano direttamente benessere della sua assistenza e nelle campagne c’è una maggiore tendenza a mantenere in vita le antiche tradizioni.
In epoca romana, poi, quando si verificava un lutto in famiglia, c’era l’usanza di sacrificare una scrofa a Demetra per purificare la casa.

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