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Alceo
Alceo è uno dei più importanti poeti della letteratura greca in grado di dare valore all’io lirico, comunicando con un pubblico molto vasto, un’enorme catena di cui il lettore è l’ultimo anello.
Vita di Alceo
Alceo nasce a Mitilene, all’epoca centro principale di Lesbo, nel penultimo decennio del VI secolo a.C. La sua famiglia faceva parte di un’eteria che, con l’aiuto di un aristocratico di nome Pittaco, decise di spodestare il tiranno Melancro, portando al potere Mirsilo. Tempo dopo i due partecipano alla guerra contro Atene per il dominio del promontorio Sigeo, ma durante lo scontro il poeta abbandona lo scudo ed è costretto a fuggire, mentre Mirsilo viene tradito da un voltafaccia rompendo così l’eteria di Alceo. Vince il tiranno. Poi Alceo viene esiliato e Pittaco passa dalla parte di Mirsilo scatenando l’odio del primo, che inveirà contro di lui in numerosi suoi frammenti e manifesterà la sua profonda malinconia per l’esclusione dalla vita pubblica della polis. Solo successivamente coronerà il suo sogno di ritornare a Mitilene grazie all’aiuto dei Lidi (che nutrivano un interesse economico per gli affari interni della città) ma sarà inutile, infatti lì Pittaco governerà insieme a Mirsilo sino alla morte di questo, per poi essere nominato esimneta per volere dei cittadini, secondo Alceo ingannati dalle sue promesse vane. Durante questo periodo Alceo viene esiliato una seconda volta ma sarà richiamato in patria dallo stesso Pittaco poco prima di morire.
Opere e temi
Le opere di Alceo sono state tripartite dagli antichi secondo la comunanza di temi ricorrenti: “Stratiotikà” (Carmi di lotta politica), “Skòlia” (Carmi metasimposiali) ed “Erotikà” (Carmi erotici). Di tutto ciò sono stati ritrovati 450 frammenti giunti per tradizione papiracea. Per i primi vi è come tema centrale lo “Psògos” (biasimo) che ruota attorno a due figure: il tiranno Mirsilo e Pittaco, suo traditore, contornati da descrizioni di lotta, incitamento alla vittoria, amarezza per l’esilio. Nei carmi metasimposiali, come suggerisce il nome stesso, il tema principale è il contesto del simposio, che permette di godere di un piacere essenziale: il vino, bevuto in compagnia dei propri “etairoi”. Esso è considerato la cura (pharmakon) per tutti gli affanni, come dice in un frammento rivolto a Bucchis, suo “eromenos/etairos”, in cui invita a non abbandonare l’animo alle sventure ma a farsi inebriare per superare tutto. Il tema erotico è invece accennato e poco approfondito e ai può riscontrare in un frammento in cui emerge una visione di Eros battagliero, con toni e accenti saffici, definendolo figlio di Iris e Zefiro. Spesso L’amore è definito come pura contemplazione estatica o il risultato del godimento dei sensi.
Tuttavia è possibile rinvenire anche descrizioni di paesaggi naturali contornati da un miscuglio di sensazioni olfattive, visive, uditive che producono sinestesie molto efficaci, come il frammento in cui parla del fiume Ebro, in Tracia.
Alceo rispetta inoltre i tradizionali canoni, di tradizione epica, utilizzati durante il simposio, come l’apertura di un frammento con un’invocazione ai Dioscuri, protettori dei naviganti, cui si collega il suo tanto amato tema del mare in burrasca. Il dialetto usato è di tipo eolico-epicorico, cioè parlato, usato per rivolgersi a un destinatario prediletto e specifico.