
Una legge per promuovere e garantire i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali. Con l’obiettivo di difendere, in particolare, una categoria che negli ultimi tempi è stata tra le più citate come esempio di assenza di tutele e di sfruttamento: i cosiddetti ‘riders’.
Avete presente quei ragazzi che sfrecciano in bicicletta (i più fortunati lo fanno in motorino) per le strade delle nostre città per recapitarci a tempo di record, ad esempio, la cena prenotata su una delle tante App del genere? E che per farlo guadagno una manciata di euro l’ora? Proprio loro. A proporla è la Regione Lazio.
La Regione Lazio al fianco dei Riders
Nicola Zingaretti, neo governatore del Lazio - ma, in realtà, è stato riconfermato lo scorso 4 marzo per un secondo mandato – ha infatti inserito tra gli obiettivi dei primi 100 giorni di consiliatura proprio un provvedimento che si muove in tal senso. “Vogliamo porre fine a un limbo dei diritti che rischia di popolarsi sempre di più nei prossimi anni – ha dichiarato lo stesso Zingaretti - proprio perché stiamo puntando con forza sull’innovazione e sui servizi che derivano dallo sviluppo digitale. Non possiamo far finta che finora tanti lavoratori siano andati avanti senza regole certe. Sono convinto che l’Italia e il Lazio abbiano bisogno di più innovazione ma anche di più diritti”.
Dare dignità a un’intera generazione di ‘lavoratori digitali’
“Fare innovazione – prosegue il Presidente della Regione Lazio - significa investire nella ricerca, nell’università, nel sostegno alle Pmi che vogliono innovare, ma è importante che accanto a questa innovazione tecnologica ci sia una innovazione nella sfera dei diritti. Anche a questa tipologia di lavoro, che esiste e si vede anche in strada, bisogna dare una dignità e va inserita nella sfera di diritti che questo Paese nel Dopoguerra ha costruito. Non si può escludere una nuova generazione da una sfera di diritti e non si può fermare il progresso, quindi questa innovazione va accompagnata”.
I passaggi fondamentali della legge a tutela dei Riders (e non solo)
Ma cosa prevede, per il momento solo nei piani, la nuova legge che dovrebbe vedere la luce quanto prima? E quale sarà il suo iter da qui in avanti? Vediamolo punto per punto, così come spiegato da Zingaretti in un post pubblicato sul suo sito Internet ufficiale:Tutele per le nuove forme del mercato del lavoro: la novità, inizialmente, riguarderà i rider, ma potrà poi essere allargata anche ad altre tipologie di fragilità, con particolare attenzione proprio ai nuovi mercati del lavoro che si aprono con la rivoluzione digitale.
Un percorso nel segno della condivisione, insieme a tutti gli attori: la proposta di legge avrà il massimo della condivisione possibile (già sono stati incontrati i sindacati per elaborare un foglio dei diritti del lavoro digitale). Ma verranno coinvolte anche le aziende del settore.
Una consultazione pubblica attraverso il Web: partirà tra 10 giorni e vuole essere il luogo dove avviare un confronto aperto tra imprese, cittadini, studiosi, lavoratori che hanno sperimentato personalmente questa forma di lavoro. La consultazione si chiuderà il 14 giugno l’obiettivo è portare in Giunta la proposta di legge entro il 28 giugno.
L’anagrafe del lavoro digitale: attualmente sul numero di operatori coinvolti esistono solo stime. Anche per questo un ulteriore strumento di cui la Regione si vuole dotare è un’anagrafe 4.0 a cui i lavoratori digitali possono iscriversi (in pieno rispetto della privacy). Potranno registrarsi sia le imprese che operano nella Gig economy sia i lavoratori che offrono il proprio lavoro attraverso App digitali. È grazie a questa iscrizione che potranno successivamente essere erogate le tutele previste dalla Legge. La Regione si farà così garante di un patto tra lavoratori e aziende, a cui parteciperà anche con proprie iniziative.
Le tutele e i diritti
Una volta approvata la legge, che la Regione Lazio auspica sia poi ‘adottata’ anche a livello nazionale, i lavoratori digitali potranno godere dei seguenti diritti e delle conseguenti tutele:
- Un salario minimo da garantire ai lavoratori, anche attraverso la contrattazione collettiva;
- Politiche di natura sanitaria (per esempio controlli periodici sulla salute dei rider);
- Contributi per la previdenza e garanzie assicurative;
- Politiche di formazione, perché il “lavoretto” non diventi una trappola senza via d’uscita;
- Potenziamento dell’informazione attraverso i centri per l’impiego: i rider devono sapere che c’è un luogo fisico a loro dedicato dove potersi rivolgere.
- Un’anagrafe regionale che consentirà di monitorare la situazione dei lavoratori e di intervenire in maniera più mirata dove c’è bisogno;
- Strumenti permanenti di confronto tra le Parti sociali per valutare l’incidenza della legge su un settore nuovo e in continua evoluzione come la gig economy.