
La domanda di lavoro in Italia è in crescita nei settori dell’industria e dei servizi, con differenti proiezioni: nell’industria si prevedono 183mila entrate nel mese di ottobre, mentre si attesta un leggero rallentamento nel turismo e nella ristorazione, ad eccezione della filiera dell’intrattenimento e, in generale, dei servizi alle persone (+19,6%) anche grazie alle recenti riaperture. Questi i dati che emergono dal Bollettino del Sistema Informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal1, che sottolinea anche un aumento del disequilibrio tra domanda e offerta di lavoro sia per professioni ad alta specializzazione che per operai qualificati.
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Cresce la richiesta di lavoro nell’industria e nel terziario
Al momento, le maggiori opportunità lavorative arrivano dalle industrie della meccatronica che ricercano 34mila lavoratori nel mese e 93mila nel trimestre, seguite dalle industrie metallurgiche (27mila nel mese e 68mila nel trimestre) e da quelle tessili, dell’abbigliamento e calzature (14mila nel mese e 32mila nel trimestre). Elevata anche la richiesta proveniente dal comparto delle costruzioni: 52mila le assunzioni programmate per ottobre e 126mila fino a dicembre. Forte impennata nel settore dei servizi dove i contratti di lavoro offerti sono 322mila nel mese in corso e oltre 900mila previsti fino a dicembre. Dal commercio arrivano le maggiori opportunità: 69mila entrate programmate nel mese e 197mila nel trimestre.
Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro: mancano i lavoratori specializzati
A destare preoccupazione nelle aziende è il disequilibrio tra domanda e offerta di lavoro, attestato intorno al 36,5%: mancano cioè le figure professionali ricercate dalle imprese. Le maggiori difficoltà vengono segnalate dall’industria metalmeccanica che registra un mismatch intorno al 52,9%, seguita dalle imprese di costruzioni (48,7%) e dalle imprese dei servizi informatici e delle comunicazioni (47,8%), le quali registrano una notevole difficoltà nel reperire specialisti in scienze matematiche ed informatiche. Più in generale il disequilibrio sale al 51,5% per gli operai specializzati, al 41,8% per le professioni tecniche e al 40,6% per dirigenti e professioni scientifiche.