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Fabrizia Di Palma

La gestione dei social media di un'azienda è spesso vista come un’attività semplice e creativa. Ma la realtà è molto diversa. Dietro ogni profilo social di un brand si nasconde un lavoro strutturato, che richiede competenze ben precise. 

A chiarire meglio quali siano le skill fondamentali che servono per farlo al meglio è Fabrizia Di Palma, Digital & Social Engagement Manager, intervistata nel nuovo episodio di Like a Pro(f) - il format TikTok di Skuola.net che vuole avvicinare gli studenti al mondo del lavoro e delle professioni - per fare luce su cosa significa davvero lavorare a contatto con i social aziendali.

@skuolanet

Ma cosa vuol dire oggi fare il social media manager? Lo abbiamo chiesto ad una professionista del settore, Fabrizia Di Palma, Digital and Social Media Engagement Manager in Colgate-Palmolive e protagonista dell'episodio odierno di Like a Pro(f). Oggi i social non sono più un passatempo, ma un vero e proprio ecosistema che influenza la nostra vita quotidiana: li usiamo per informarci, per acquistare prodotti, per comunicare con le persone e perfino per scegliere a quali valori legarci. È in questo spazio che i brand costruiscono la propria reputazione, parlano alle community e, se lo fanno bene, riescono a creare relazioni durature. Ma dietro a un post, a un video o a una campagna di successo non c’è improvvisazione, c'è un lavoro complesso che richiede tempo, dedizione e soprattutto competenze molto diverse tra loro. Gestire i social di un’azienda significa pensare in termini strategici, conoscere a fondo i prodotti e i mercati, collaborare con più reparti interni ed esterni, avere dimestichezza con le piattaforme pubblicitarie e, soprattutto, saper leggere i dati per capire se la strada intrapresa è quella giusta. Ma a tutto questo si aggiunge una parte creativa fondamentale perchè bisogna creare dei contenuti capaci di parlare davvero a pubblici differenti, intercettando bisogni e linguaggi specifici. Fare il social media manager richiede non solo competenze tecniche, ma anche capacità relazionali e di visione. Perché se è vero che i social fanno ormai parte delle nostre giornate, è altrettanto vero che saperli gestire in un contesto aziendale è una sfida che richiede professionalità, metodo e un continuo aggiornamento. #socialmedia likeapro(f) #lavoro #studenti #professioni

suono originale - Skuola.net

Indice

  1. Strategia prima di tutto
  2. Soft skills e collaborazione
  3. Competenze in advertising
  4. L’importanza della reportistica
  5. Contenuti mirati per l’audience

Strategia prima di tutto

Secondo l’esperta, la prima competenza necessaria è di tipo organizzativo: “La strategia è fondamentale nella gestione di un account di un brand”, spiega.

Conoscere a fondo i prodotti, i loro punti di forza e debolezza, permette di costruire un piano editoriale mirato: queste sono le basi. A cui si deve aggiunge la capacità di scegliere e collaborare con content creator che siano coerenti con l’identità dell’azienda e capaci di produrre contenuti in linea con gli obiettivi comunicativi.

Soft skills e collaborazione

Tra le competenze spesso sottovalutate, ma centrali, nel lavoro quotidiano ci sono le cosiddette competenze trasversali: “Le soft skills sono importantissime e, prima tra tutte, c’è la collaborazione con gli altri reparti e con i colleghi”, sottolinea Di Palma. La gestione di un social media team richiede, infatti, un confronto costante con altri settori dell’azienda, per garantire allineamento e aggiornamento continuo.

Competenze in advertising

Un altro aspetto chiave riguarda la gestione delle campagne pubblicitarie: “L’advertising è - secondo Di Palma - una competenza fondamentale che, a seconda del ruolo ricoperto nell’azienda o nell’agenzia, potrebbe essere più o meno sviluppata. Bisogna saper fare le campagne, ma questo non basta”. La conoscenza delle piattaforme pubblicitarie, dei formati e delle strategie di targeting è dunque essenziale per ottenere risultati concreti.

L’importanza della reportistica

Accanto alla creatività, serve poi una forte capacità analitica: “La reportistica, la parte analitica delle campagne, è fondamentale, a partire dal setting dell’obiettivo per arrivare ai risultati raggiunti. Bisogna saper leggere i risultati che raggiungiamo e capire se la strategia ha funzionato o meno e durante la campagna, cambiarla per ottenere risultati”. Analizzare i dati in tempo reale permette, infatti, di ottimizzare il budget e migliorare le performance.

Contenuti mirati per l’audience

Infine, e non certo per importanza, c’è la produzione dei contenuti. Per Di Palma è determinante “creare un contenuto che parli all’audience”. Perché ogni pubblicazione deve essere pensata per coinvolgere il pubblico di riferimento, utilizzando linguaggi e formati adatti alla piattaforma e agli obiettivi del brand.

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