
Mio figlio mi racconta che in un test per l’orientamento alle scuole superiori gli hanno chiesto di raccontare un suo “capolavoro”. Per lui si tratta di una domanda inutile e senza senso. “Quale capolavoro potrò aver mai fatto e soprattutto cosa c’entra con le mie scelte del futuro?” dice.
Non sono d’accordo con questo punto di vista e cercherò di spiegarlo, proprio come l’ho spiegato a lui.
Si tratta infatti di una domanda che invita a riflettere su se stessi, sulle proprie motivazioni, su quello che aiuta a costruire la propria identità. Non importa quanto “importante” o “difficile” sia il capolavoro, ma soltanto sforzarci per individuarlo. Ed è una domanda che potresti incontrare anche durante un colloquio di lavoro… vediamo perché.Perché mi viene fatta questa domanda?
Le competenze tecniche sono sicuramente importanti in un processo di selezione, ma possono essere verificate in molti modi… il CV, il titolo di studio, le certificazioni, le esperienze pregresse. Più difficile comprendere le caratteristiche personali dei candidati…e questa è una delle grandi sfide (e delle grandi capacità) di chi seleziona. Una domanda su un proprio successo, o un proprio capolavoro (da ricercare nello studio, nello sport, nell’arte, nella musica…) può dare preziosi indizi sulla motivazione presente e sulla capacità futura di auto-motivarsi.
La domanda può presentarsi in varie forme, ma avrà sempre lo stesso scopo: “quale è un tuo punto di forza?”, “puoi raccontarci un tuo successo?”, “quale è il risultato più importante che hai raggiunto?”
Come rispondere?
Del tutto sconsigliato rigettare o rifiutare la domanda. Frasi come: “non penso di aver mai fatto un capolavoro” o “non ne ricordo nessuno” sono risposte killer, da evitare.
L’ideale è raccontare un fatto, una circostanza, una propria storia personale che ti ha dato motivazione ed orgoglio. Una cosa che ti ha fatto dire “wow, questa volta ho fatto tutto bene”. Non importa da quale sfera privata prendi spunto, né quanto indietro nel tempo andrai. Conta di più raccontare le tue sensazioni, il tuo pensiero ed il perché tu la ritenga una storia importante e significativa. Meglio ancora se chiudi il tuo ragionamento con una spiegazione sul perché tu la ritenga un successo (o un capolavoro), del tipo: “perché ho raggiunto un risultato inaspettato” oppure “perché ho sorpreso tutti” o anche “perché ho dimostrato che di me ci si può fidare”.
Consigli su come prepararsi
E’ molto semplice, basta pensare in anticipo a quale aneddoto raccontare. Rovista nei tuoi ricordi e trova l’idea giusta… ma fallo prima di presentarti al colloquio, altrimenti quando sarai lì non avrai né il tempo né la lucidità per improvvisare un ricordo e rischierai di “impappinarti”.
Preparati una sintesi dell’accaduto e spiega bene i motivi per i quali lo ricordi con piacere. Se ti viene chiesto di raccontare un tuo punto di forza, sceglilo con cura ed argomentalo spiegando in quali circostanze ti capita di “usarlo” e con quali benefici.
In generali ricordati che chi ti ascolta è interessato a comprendere qualcosa di te e della tua motivazione: è come l’argomento a piacere, sarai tu a poter scegliere che cosa dire e far capire di te. Non lasciarti scappare l’occasione!
Gregorio Moretti
Sono nato nel 1980, laureato in Teorie della Comunicazione, da oltre 20 anni mi occupo di persone nelle aziende