Concetti Chiave
- L'Indovinello Veronese, scritto tra l'VIII e il IX secolo, è un esempio di testo tra latino e volgare, con latinismi e volgarismi.
- Scoperto nella biblioteca del vescovado di Verona nel 1924, l'indovinello è attribuito a un chierico dell'ambito scolastico.
- I Placiti Cassinesi, redatti nel X secolo, mostrano l'uso del volgare per ampliare la comprensione tra il popolo, sostituendo il latino.
- I Placiti garantivano la proprietà del monastero di Montecassino e rappresentano l'uso giuridico del volgare in documenti ufficiali.
- Entrambi i testi evidenziano la transizione dal latino al volgare, cercando di creare una lingua comprensibile e funzionale all'epoca.
Scritto tra la fine dell’VIII secolo e l’inizio del IX secolo,fu scoperto nel 1924 nella biblioteca del vescovado di Verona.Sembra sia opera di un chierico e sia nato nell’ambito della scuola.
Se pareba boves,
alba pratalia araba,
albo versorio teneba,
negro semen seminaba
Spingeva avanti i buoi (dita)
arava un prato bianco (foglio)
teneva un bianco versorio (penna)
seminava un seme nero (inchiostro)
Andando ad analizzare il linguaggio del testo troviamo vari latinismi: i verbi sono al tempo imperfetto del modo indicativo latino e anche alcuni sostantivi come boves e semen sono latinismi.
La lingua usata è tra il latino e il volgare, è un latino infarcito di volgarismi e qualche studioso parla di un volgare intenzionale con lo scopo di rendere il testo comprensibile a tutti.
I placiti cassinesi - Analisi
Redatti nel X secolo (960-963) sono una testimonianza dell’uso pratico della lingua: appare il volgare al posto del latino per essere comprensibili a un popolo più ampio e vasto. Il primo è sottoscritto nel 960 a Capua,il secondo il terzo e il quarto nel 963 sempre a Capua.
Hanno lo scopo di assicurare la proprietà del monastero di Montecassino di alcuni beni contenuti in altri tre monasteri dipendenti da quello di Montecassino. Questa frase è pronunciata dai testimoni e preparata dal giudice, molto ricorrente nei documenti:
"Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte sancti benedicti"
Sao è un’espressione abbreviata di saccio, che significa "so’" in dialetto campano. In questa frase abbiamo anche dei latinismi, ovvero fini (che deriva da fines e significa confini) e sancti benedicti (in caso genitivo).
La traduzione in italiano è la seguente:
”so che quelle terre con quei confini che nella carta sono contenuti le possedette per 30 anni la parte di San Benedetto (Montecassino).
È il primo documento cancelleresco/giudiziario la lingua è un volgare reso più illustre. I testimoni per la loro deposizione preferiscono l’italiano. Si cerca di formare una lingua comune comprensibile a tutti e limitata all’uso giuridico:il cancelleresco.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza dell'Indovinello Veronese nel contesto linguistico?
- Qual è lo scopo dei placiti cassinesi e quale lingua utilizzano?
- Come si manifesta l'uso del volgare nei documenti analizzati?
L'Indovinello Veronese è significativo perché rappresenta un esempio di transizione tra il latino e il volgare, utilizzando un latino infarcito di volgarismi per rendere il testo comprensibile a un pubblico più ampio.
I placiti cassinesi mirano ad assicurare la proprietà del monastero di Montecassino su alcuni beni e utilizzano una lingua volgare resa più illustre, con l'intento di essere comprensibili a un pubblico più vasto.
Nei documenti analizzati, l'uso del volgare si manifesta attraverso l'inclusione di espressioni dialettali e latinismi, con l'obiettivo di creare una lingua comune comprensibile e limitata all'uso giuridico.