Concetti Chiave
- Giacomo Leopardi, nato nel 1798 a Recanati, proveniva da una famiglia nobile decaduta e sviluppò una precoce passione per lo studio.
- Durante i suoi "Sette anni di studio matto e disperatissimo", Leopardi affrontò problemi fisici a causa della sedentarietà, ma produsse importanti opere letterarie.
- Il pessimismo di Leopardi si articola in tre fasi: personale, storico e cosmico, riflettendo la delusione verso la natura, la società e l'idea di felicità.
- Leopardi è considerato un esponente del Romanticismo Italiano, idealizzando l'eroe romantico come colui che affronta la verità con coraggio e solidarietà.
- La lirica "La Ginestra" rappresenta l'eroe romantico come una pianta resiliente, capace di fiorire anche in condizioni avverse, simboleggiando forza e bellezza.
Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi nasce a Recanati, piccolo paese attualmente nella regione Marche, all’epoca sotto il Dominio Papale, nel 1798.Primogenito di una famiglia nobile in decadenza, Giacomo riceve affetto più dai fratelli, Paolina e Carlo (anche loro scrittori) che dai genitori. La madre, Adelaide Antici, era una donna anaffettiva e si occupava della gestione economica della famiglia. Il padre, il Conte Monaldo Leopardi, possedeva un palazzo sulla piazza principale di Recanati, con una biblioteca con più di 11000 volumi.
Giacomo, inizialmente costretto dal padre, si appassiona allo studio. Impara ben presto latino, greco antico, aramaico, francese (considerata una lingua nobiliare). Il precettore a cui viene affidato, nonostante Leopardi fosse ancora giovane, si dimette perché cosciente della genialità del ragazzo.
Iniziano così i “Sette anni di studio matto e disperatissimo” , come li definisce lui stesso. Dai 9 ai 16 anni di età Giacomo si dedica completamente allo studio nella biblioteca paterna. Durante questo periodo, avverte dei problemi alla schiena e alla vista, dovuti alla sedentarietà del suo lavoro.
Dal 1817 fino al 1832 (pochi anni prima della sua morte), raccoglie i suoi pensieri e le riflessioni sulla vita, la letteratura e sulla lingua, nello “Zibaldone”.
Recanati, il suo paese, gli sta ormai stretta. Giacomo, all’insaputa dei genitori, programma una fuga per Roma, senza successo. Non sapere cosa ci fosse oltre il Monte Tabor lo soffocava. Scrive quindi “L’infinito” nel 1819: 15 endecasillabi dove esprime che l’infinito, a lui sconosciuto, è per l’uomo il principio della felicità.
Per rimediare alla mancanza di conoscenza di quanto accadeva fuori Recanati, era necessario affidarsi alla fantasia. L’immaginazione però si rivelerà a lui nemica, perché portatrice di illusioni destinate a cadere.
Riceverà infatti una forte delusione quando veramente andrà a Roma, convocato da un ecclesiastico. Nella Città Eterna non trova infatti quello che sperava.
Ritorna così, deluso, nel suo paese di origine che, nuovamente, dopo poco, sentirà l’esigenza di lasciare.
Viaggia, visitando Bologna, Milano, Firenze e Pisa. Qui, mentre si accentuano le sue malformazioni, si dedica all’insegnamento e alla composizione di poesie. In particolare ricordiamo “A Silvia”, poesia dedicata alla figlia del cocchiere di casa Leopardi, Teresa Fattorini , morta nel 1818 di tisi e di cui Giacomo era innamorato.
Sempre a Pisa, incontra Antonio Ranieri che, convinto che la sua terra d’origine potesse migliorare le condizioni di salute dell’amico, lo porta a Napoli. Il clima mediterraneo effettivamente aiuta il poeta che ne trae momentaneamente beneficio.
La situazione precipita e nel 1837 Giacomo Leopardi muore.
Il pessimismo
Dell’opera di Giacomo Leopardi ricordiamo il pessimismo.La graduale caduta delle illusioni del poeta, attraversa tre fasi:
1. Il pessimismo personale, anche detto naturale, si riferisce alla natura che da madre diventa matrigna perché, avendo creato l’uomo, lo ha reso debole.
2. Il pessimismo storico si riferisce alla società dell’epoca che Leopardi vive.
3. Il pessimismo cosmico, invece, è per Leopardi la dichiarazione che la felicità non esiste.
L'eroe romantico per Leopardi
Giacomo Leopardi è un esponente del Romanticismo Italiano.Per lui l’eroe romantico in cui si rispecchiava, era l’uomo che, cosciente delle sue fragilità, è in grado di affrontare con coraggio la verità ed essere solidale. Quest’eroe viene paragonato ad una ginestra, proprio nella penultima lirica dell’autore cioè “La Ginestra” , perché nonostante le condizioni avverse in cui vive (sui pendii dei vulcani) e la forza distruttrice della natura, rinasce flessibile, profumata, resistente e bella.
Domande da interrogazione
- Chi era Giacomo Leopardi e quale fu il suo contesto familiare?
- Quali furono le principali tappe della vita di Leopardi?
- Come si manifesta il pessimismo nell'opera di Leopardi?
- Qual è la visione di Leopardi dell'eroe romantico?
- Quali furono le delusioni e le speranze di Leopardi riguardo al suo ambiente?
Giacomo Leopardi nacque a Recanati nel 1798 in una famiglia nobile in decadenza. Ricevette affetto principalmente dai fratelli, mentre la madre era anaffettiva e il padre possedeva una vasta biblioteca.
Leopardi trascorse sette anni di studio intenso nella biblioteca paterna, tentò di fuggire a Roma, viaggiò in diverse città italiane e infine si stabilì a Napoli, dove morì nel 1837.
Il pessimismo di Leopardi si articola in tre fasi: personale, storico e cosmico, culminando nella convinzione che la felicità non esiste.
Per Leopardi, l'eroe romantico è colui che, consapevole delle proprie fragilità, affronta la verità con coraggio e solidarietà, simboleggiato dalla ginestra che resiste in condizioni avverse.
Leopardi fu deluso dalla realtà di Roma e dalla società del suo tempo, ma trovò momentaneo sollievo nel clima di Napoli, pur continuando a cercare una felicità che riteneva irraggiungibile.