Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • L'agricoltura irlandese, pur avendo perso importanza, impiega oltre 130.000 persone e rappresenta il 7% del PIL, con l'allevamento come principale fonte di reddito agricolo.
  • L'Irlanda dispone di poche risorse minerali, ma sfrutta l'abbondante torba per il riscaldamento e l'energia, e produce minerali come rame, piombo e zinco.
  • L'industria irlandese si è trasformata attraverso l'apertura alle frontiere e gli investimenti esteri, diventando un hub per l'assemblaggio di elettronica e software.
  • Il settore terziario e il turismo contribuiscono significativamente al PIL, con Dublino che aspira a diventare un centro finanziario di rilievo.
  • L'Irlanda ha superato la crisi economica del 2008 con misure di austerità e nel 2020 è stata l'unica economia dell'UE a crescere, nonostante le incertezze legate alla Brexit.

Indice

  1. Agricoltura irlandese
  2. Le risorse naturali
  3. L’industria
  4. lI settore terziario e il commercio
  5. Difficoltà attuali

Agricoltura irlandese

Sebbene oggi, in Irlanda, l'importanza dell'agricoltura sia diminuita, essa sostiene ancora più di 130.000 persone. Il paese conta 270.000 aziende agricole con una superficie media di 22 ettari. L'ammodernamento iniziato negli anni '60 ha subito un'accelerazione dopo l'ingresso nell'Unione Europea nel 1973, di cui hanno beneficiato principalmente le aziende agricole di maggiori dimensioni.
L'allevamento di pecore e bovini fornisce l'80% del reddito agricolo: l'ovest produce bovini che vengono poi ingrassati nelle pianure dell'est. Altrove, orzo, barbabietola da zucchero e luppolo hanno sostituito segale, avena e patate, la cui coltivazione è diventata marginale. I prodotti ortofrutticoli sono caratteristici della zona intorno a Dublino. La pesca, l'allevamento ittico e l'allevamento di ostriche sono in espansione. Il settore agroalimentare fornisce il 7% del prodotto interno lordo e quasi il 20% dell'export, quest'ultimo non è più il grande e tradizionale mercato inglese, ma anche del continente

Le risorse naturali

L'Irlanda ha poche materie prime di origine minerale: per questo è costretta a importare carbone, ferro e petrolio. Ha però potuto sfruttare alcune risorse come l'abbondante torba, che viene utilizzata per il riscaldamento domestico oltre che per le centrali termiche. La produzione di energia elettrica, di cui quasi il 10% di origine idraulica, è stata moltiplicata per 20 tra il 1946 e il 1990. Il sottosuolo dei rilievi di formazione antica è ricco di minerali: vi si estraggono rame, piombo e zinco.

L’industria

La produzione industriale è più che raddoppiata in 10 anni. Le industrie tradizionali si basano principalmente sull'industria alimentare: conservifici, latticini, mulini, zuccherifici, bevande (distillerie di whisky, birrifici). Grand Metropolitan-Guinness, il più grande datore di lavoro del paese, è il più grande esportatore mondiale di birra. Pelle, scarpe e tessuti (lana, lino, cotone) sono in declino, a differenza delle cartiere e dell’industria della stampa.
Le moderne industrie si sono sviluppate grazie all'apertura delle frontiere, all'ingresso di capitali stranieri e ad una politica industriale dinamica, sostenuta dai fondi strutturali europei che hanno permesso di concedere alle imprese importanti vantaggi fiscali. L'Irish Development Agency, molto attiva nella sua ricerca di investitori, offre aiuti per la creazione di imprese e occupazione, terreni a basso prezzo e numerosi servizi. Inoltre, dalla fine degli anni '60, il governo ha mostrato un forte interesse per l'istruzione. La moderazione salariale di un personale giovane e qualificato di lingua inglese, così come la debolezza dei sindacati (gli accordi tripartiti tra governo, sindacati e datori di lavoro garantiscono, ogni 3 anni, la pace sociale) spiegano anche come la redditività delle locali aziende americane siano cinque volte superiori rispetto al resto dell'Unione Europea. L'Irlanda riceve, ad esempio, anche un quarto degli investimenti esteri del settore elettronico americano.
Per molto tempo periferica rispetto alle isole britanniche e dell'Europa, l'Irlanda è diventata così una testa di ponte per gli imprenditori stranieri (americani, ma anche giapponesi e coreani) per la penetrazione del mercato europeo. Prima focalizzata su attrezzature agricole, fertilizzanti, alluminio, poi assemblaggio di automobili ed elettronica, gli investimenti si sono poi rivolti a componenti elettronici e computer. Un terzo dei computer e il 60% del software venduto in Europa sono attualmente assemblati in Irlanda. Sono presenti tutti i big del settore (IBM, Compaq, Dell, Apple), oltre a molti produttori di software, mentre alcune PMI locali molto dinamiche stanno riscuotendo successo internazionale. Anche il settore farmaceutico, i dispositivi medici e le biotecnologie sono in forte espansione.

lI settore terziario e il commercio

Dublino cerca di sviluppare nuove attività terziarie. Il suo distretto finanziario riunisce i servizi amministrativi internazionali di oltre 400 banche, con l'obiettivo, non ancora raggiunto, di competere con il Lussemburgo. Il turismo è importante: oltre 6 milioni di visitatori, per lo più americani ed europei, generano attività che rappresentano l'8% del prodotto interno lordo. Un irlandese su due lavora per l'export; le sue importazioni arrivano, in ordine decrescente, dalla Gran Bretagna, da altri paesi europei e dagli Stati Uniti; ma solo il 25% delle sue esportazioni va alla Gran Bretagna, il 47% al resto dell'Unione Europea e l'8,5% agli Stati Uniti.

Difficoltà attuali

Dopo una crescita molto forte – dal 5% al 10% negli anni 1996-2006 –, basata in gran parte su investimenti esteri e servizi finanziari, l’Irlanda ha subito le conseguenze della crisi del 2008, con una recessione anticipata, lo scoppio del settore immobiliare, un forte aumento della disoccupazione e del debito pubblico.
Nel 2010 è stato così adottato un drastico piano di restrizioni di bilancio (tagli stipendi e pensioni nel servizio pubblico, aumento dell'Irpef, riduzione del salario minimo e riduzione delle prestazioni sociali) ed è stato richiesto il sostegno dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale. Nel 2011 la crescita ha ripreso, l'economia si è stabilizzata, il tasso di disoccupazione e il disavanzo pubblico (10% del prodotto interno lordo) sono leggermente diminuiti, pur rimanendo elevati.Nel 2020, nonostante la diffusione del Covid-19, il PIL irlandese è aumentato del 2,5% per cui 'Irlanda è l'unico paese dell’UE la cui economia è in crescita in questi anni. Restano tuttavia, alcune incertezze come riflesso della Brexit.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza attuale dell'agricoltura in Irlanda?
  2. Sebbene l'importanza dell'agricoltura sia diminuita, essa sostiene ancora più di 130.000 persone e contribuisce al 7% del PIL e quasi al 20% dell'export.

  3. Quali risorse naturali sono sfruttate in Irlanda?
  4. L'Irlanda sfrutta risorse come la torba per il riscaldamento e l'energia, e minerali come rame, piombo e zinco.

  5. Come si è sviluppata l'industria in Irlanda?
  6. L'industria si è sviluppata grazie all'apertura delle frontiere, investimenti stranieri, e politiche industriali dinamiche, con un focus su elettronica e software.

  7. Qual è il ruolo del settore terziario e del commercio in Irlanda?
  8. Il settore terziario è in crescita, con Dublino che sviluppa attività finanziarie e il turismo che rappresenta l'8% del PIL.

  9. Quali difficoltà economiche ha affrontato l'Irlanda recentemente?
  10. L'Irlanda ha affrontato una recessione post-2008, con aumento della disoccupazione e debito pubblico, ma ha visto una ripresa economica dal 2011.

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