Concetti Chiave
- La Pianura del Serengeti in Tanzania ospita il famoso Serengeti National Park, noto per le sue estese praterie e la fauna migratoria.
- Milioni di gnu, gazzelle e zebre migrano stagionalmente, creando spettacoli naturali mozzafiato, specialmente tra gennaio e febbraio.
- Il turismo modifica gli equilibri naturali del parco, con la creazione di strade che formano pozze saline favorevoli al carbonchio.
- Il carbonchio infetta gli erbivori, portando a un aumento delle carcasse che agevolano la proliferazione dei leoni.
- L'eccessiva riproduzione dei leoni e la diminuzione delle migrazioni degli erbivori possono destabilizzare l'intera catena alimentare.
La pianura del Serengeti
Nel nord-ovest della Tanzania vi è una regione chiamata Pianura del Serengeti: si tratta di una sconfinata savana dalla tinte rosso- brune con erbe alte e con le tipiche acacie a ombrello, una pianura con estese praterie intervallate da zone collinari e boschive. Questi territori formano il Serengeti National Paek, uno dei parchi più vasti ( circa 14700 chilometri quadrati) e più famosi del mondo.
La grande migrazione
Immense mandrie di animali migrano da sud a nord e viceversa, secondo il corso delle stagioni, alla ricerca di pascoli verdi e di pozze di acqua. Tra gennaio e Febbraio lo spettacolo è ancora più suggestivo. Gli animali si ammassano sull'altopiano a perdita d' occhio: milioni di gnu, gazzelle e zebre si riuniscono in branchi,che a volte raggiungono la lunghezza di 40 chilometri.
Impatto del turismo
Il turismo altera gli equilibri naturali. Vengono aperte strade, sul cui fondo si formano pozze d'acqua piovana a forte salinità. Lì vive e si moltiplica il carbonchio, un batterio che infetta e uccide gli erbivori che si abbeverano: gazzelle, antilopi, giraffe. Aumentano cosi le carcasse sparse, che vengono trovate e mangiate senza difficoltà dai carnivori come i leoni che, grazie all'eccesso di cibo, si riproducono in modo esagerato, alterando il rapporto tra preda e predatore, già reso anomalo da altri fattori, come la diminuzione delle migrazioni.
Questo sbilanciamento nella catena alimentare può provocare l'eccessiva riduzione degli erbivori e, alla fine, dei leoni stessi.