Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • L'agricoltura di sussistenza è un sistema in cui più dei 2/3 delle risorse rurali sono impiegate per l'autoconsumo, senza uso di chimici moderni.
  • Diffusa in Africa, alcune aree dell'America Latina e del sud-est asiatico, utilizza strumenti arcaici che limitano la produzione per ettaro.
  • Le difficoltà di immagazzinamento e vendita delle eccedenze creano un circolo vizioso che riduce la capacità di sostentamento.
  • In regioni aride, è spesso combinata con l'allevamento di bestiame, fornendo un mix di colture e prodotti animali.
  • La policoltura promiscua tradizionale, praticata anche in contesti più evoluti, offre autonomia alimentare diversificando le colture.

Agricoltura di sussistenza

L’agricoltura di sussistenza, detta anche di autoconsumo, è una delle quattro principali forme di economia agricola; le altre sono: agricoltura di mercato, agricoltura di speculazione, sistemi agro-industriali
Il termine “agricoltura di sussistenza” si riferisce a tutte quelle forme di economia agricola in cui la popolazione rurale impegna più dei 2/3 delle sue risorse per ottenere soltanto tutto quanto serve per la propria sussistenza.
Come risorse si intende il suolo, il lavoro e il capitale. Si tratta di un tipo di economia diffuso nella quasi totalità del continente africano, in alcune aree dell’America latina e in diversi paesi del sud-est asiatico. In pratica, essa segue i principi dell’agricoltura biologica perché non si ricorre ai diserbanti, ai concimi chimici, agli insetticidi e agli anticrittogamici. I mezzi tecnici disponibili, come i macchinari o i concimi, sono molto arcaici (nei casi più estremi si tratta della zappa e dell’aratro di legno) e questo spiega la dimensione dei prodotti calcolati per ettaro, rispetto a quella dei paesi industrializzati. Altri elementi che contribuiscono a limitare la produzione e anche a sprecare lavoro, sono l’impossibilità a immagazzinare le eccedenze e la difficoltà a venderle sul mercato a causa o della mancanza di compratori o dell’inadeguatezza delle vie di comunicazione. Si viene quindi a creare una sorta di circolo vizioso: tutto il lavoro prestato dal contadino e dai suoi familiari viene assorbito dal compito di provvedere all’alimentazione della famiglia.

D’altra parte, le possibilità di poter disporre di un’eccedenza sono molto ridotte, ammesso poi che esistano i mezzi per farla arrivare fino al mercato. Per questo motivo, succede spesso che il raccolto riesce a soddisfare le necessità della famiglia soltanto per qualche settimana. Poiché spesso succede che le sementi siano mal conservate, per tutto il resto dell’anno, non è raro che la popolazione agricola conosca la miseria, se non la carestia in tempi di siccità. Nel caso dell’agricoltura di sussistenza si coltiva riso (nei paesi del sud-asiatico) e altri cereali come grano, segale, sorgo, mais, avena e a volte anche ortaggi come zucchine e pomodori. Nei territori più aridi, l’agricoltura di sussistenza è praticata contemporaneamente all’allevamento di bestiame (caprini, suini o bovini) per ricavarne latte e carne. A questo si può aggiungere l’allevamento di animali da cortile e da lavoro. Nell’Africa sub sahariana, in alcune zone dell’America latina e dell’Indonesia, la popolazione contadina è in parte sedentaria e in parte itinerante. All’interno dell’agricoltura di sussistenza possiamo inserire anche la policoltura promiscua tradizionale: si tratta di praticare culture diverse nello stesso appezzamento di terreno. Era molto praticata nel primo dopoguerra in molte aree agricole italiane. Essa permette una forte autonomia alimentare a favore del contadino che ha la possibilità di disporre comunque di alcune derrate anche se qualche cultura può essere compromessa dalle avverse condizioni meteorologiche. La policoltura promiscua viene praticata anche nei paesi più tecnicamente evoluti.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la definizione di agricoltura di sussistenza?
  2. L'agricoltura di sussistenza è una forma di economia agricola in cui la popolazione rurale utilizza più dei 2/3 delle sue risorse per produrre ciò che serve per la propria sussistenza, senza l'uso di diserbanti o concimi chimici.

  3. In quali regioni è maggiormente diffusa l'agricoltura di sussistenza?
  4. L'agricoltura di sussistenza è diffusa in quasi tutto il continente africano, in alcune aree dell'America Latina e in diversi paesi del sud-est asiatico.

  5. Quali sono le principali colture praticate nell'agricoltura di sussistenza?
  6. Le principali colture includono riso, grano, segale, sorgo, mais, avena e ortaggi come zucchine e pomodori, spesso accompagnate dall'allevamento di bestiame.

  7. Quali sono le sfide principali dell'agricoltura di sussistenza?
  8. Le sfide includono l'impossibilità di immagazzinare eccedenze, difficoltà di vendita sul mercato, e la vulnerabilità a condizioni meteorologiche avverse che possono portare a miseria o carestia.

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