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Concetti Chiave

  • La pesca è una risorsa chiave nei mari italiani, con l'Adriatico particolarmente produttivo per pesce azzurro e crostacei.
  • Misure restrittive sono state introdotte per limitare la pesca eccessiva, come periodi specifici e divieti su pesci giovani.
  • La pesca a strascico è vietata per proteggere il fondale marino e prevenire la distruzione della vegetazione.
  • L'acquicoltura è in crescita come alternativa per soddisfare la domanda di pesce, con impianti diffusi lungo le coste italiane.
  • Esempi di impianti di acquicoltura includono l'isola di Capraia e allevamenti di anguille a Comacchio.

Lo sfruttamento del mare: la pesca e l'acquicoltura

La pesca ha sempre costituito la risorsa più importante dei mari italiani. È praticata in tutti i mari, ma è particolarmente fruttuosa nell'Adriatico. Al pesce azzurro, prodotto più importante, si aggiungono i crostacei e alcuni tipi speciali di pesce, come le anguille (Chioggia) e il pesce spada (Sicilia).
Da una ventina di anni, tuttavia, la pesca è aumentata eccessivamente, per cui è stata limitata in vario modo: alcuni tipi di pesce si possono pescare solo in certi periodi dell'anno; non si possono pescare pesci
troppo giovani, in modo da lasciarli crescere e avere in un secondo tempo maggior prodotto a disposizione.

Per proteggere il fondo del mare è stata vietata la pesca a strascico, praticata con reti che si trascinano sul fondo distruggendo la vegetazione.
Queste misure, da sole, non sarebbero sufficienti a garantirci il rifornimento di tutto il pesce di cui abbiamo bisogno. Per far fronte alle esigenze non soddisfatte con la pesca si è sviluppata l'acquicoltura, ovvero l'allevamento di pesci e crostacei. Gli impianti di acquicoltura si vanno diffondendo un po' ovunque e costituiranno in futuro una delle più importanti attività costiere. Possiamo trovare un impianto di acquicoltura nell'isola di Capraia, nell'Arcipelago Toscano; inoltre sono presenti allevamenti di anguille a Comacchio in Emilia-Romagna.

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