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Concetti Chiave

  • La popolazione europea è prevista in calo, da 710 milioni di abitanti attuali a 653 milioni entro il 2050, con significative diminuzioni in Germania, Italia e Polonia.
  • Nonostante l'immigrazione, paesi come Francia, Regno Unito e Irlanda cresceranno demograficamente, mentre l'Europa nel suo complesso perderà centralità demografica globale.
  • Il calo delle nascite è evidente in Italia, dove le famiglie passano da due figli a uno solo in media, contribuendo al declino demografico generale.
  • L'aspettativa di vita è in aumento in Europa, con una media di 81 anni per le donne e 74 per gli uomini, accompagnata da un progressivo invecchiamento della popolazione.
  • Nel 2050, si prevede che ci saranno quattro persone in età lavorativa per ogni tre inattive, rispetto all'attuale rapporto di 2 a 1, indicando un cambiamento significativo nel mercato del lavoro.

Popolazione di nonni

Nel futuro abbastanza prossimo la popolazione europea è destinata a diminuire in modo significativo. Secondo alcune stime, da una popolazione attuale di circa 710 milioni di abitanti si scenderà nel 2050 a una popolazione di 653 milioni di persone. I cambiamenti più forti riguarderanno la Germania (che nel 2050 perderà ben 8 milioni di abitanti), l’Italia ( 5,2 milioni) e la Polonia ( 4,5 milioni); cresceranno invece Francia (+ 5,8 milioni), Regno Unito (+ 4,7 milioni) e Irlanda (+ 1,5 milioni) grazie all’immigrazione. Il continente europeo rinuncerà così alla sua storica centralità demografica: alla vigilia della prima guerra mondiale il 28% della popolazione mondiale viveva nel nostro continente, nel 2000 la percentuale era scesa al 13% e scenderà ancora fino al 7% nel 2050.

Il pur consistente numero di immigrati in Europa non riesce a colmare il fenomeno del calo delle nascite: basti pensare che appena cinquant’anni fa in Italia ogni famiglia aveva in media due figli o più, mentre oggi la media è di un figlio per ciascuna famiglia.
Oltre al forte calo della popolazione, si assiste anche al suo progressivo invecchiamento. Il miglioramento della qualità della vita in Europa permette di vivere sempre più a lungo: oggi la speranza di vita media in Europa è di 81 anni per le donne e 74 anni per gli uomini.
In Italia, in poco più di un secolo, si è registrato contemporaneamente a un calo delle nascite un aumento del numero degli anziani . Non è un caso se il nostro Paese è ai primi posti nelle statistiche che riguardano l’età media (42,3) e l’indice di invecchiamento (189,8); quest’ultimo valore indica che per ogni 100 individui che hanno da 0 a 14 anni, in Italia ce ne sono 189,8 che ne hanno 65 o più . Come già detto, l’invecchiamento della popolazione non riguarda solo l’Italia, ma è una tendenza che investirà tutta l’Europa (5). L’età media degli europei è di 40,5 anni, contro i 30 anni del secolo precedente; la percentuale di bambini sotto i 15 anni è del 35%, mentre quella degli anziani oltre i 65 anni del 40%. Considerando questo fenomeno in relazione al mercato del lavoro, è stato calcolato che nel 2050 in Europa potrebbero esservi quattro persone in età lavorativa ogni tre persone inattive (giovani o pensionati), mentre oggi il rapporto è di 2 a 1.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le previsioni demografiche per la popolazione europea entro il 2050?
  2. Si prevede che la popolazione europea diminuirà da 710 milioni a 653 milioni entro il 2050, con significative perdite in Germania, Italia e Polonia, mentre Francia, Regno Unito e Irlanda vedranno un aumento grazie all'immigrazione.

  3. Come sta cambiando la struttura demografica in Italia?
  4. In Italia, si osserva un calo delle nascite e un aumento del numero di anziani, con un'età media di 42,3 anni e un indice di invecchiamento di 189,8, indicando un significativo invecchiamento della popolazione.

  5. Quali sono le implicazioni dell'invecchiamento della popolazione europea sul mercato del lavoro?
  6. L'invecchiamento della popolazione europea potrebbe portare a un rapporto di quattro persone in età lavorativa per ogni tre persone inattive entro il 2050, rispetto all'attuale rapporto di 2 a 1, influenzando il mercato del lavoro.

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