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Resistenza elettrica e leggi di Ohm
Una resistenza, in un qualsiasi circuito elettrico, può essere una lampadina, o un qualsiasi utilizzatore della corrente; nel filo stesso troviamo una resistenza intrinseca.
Quindi, ogni resistenza è motivo di uno spreco di energia, che può essere dispersa nell’ambiente circostante sotto forma di calore (una lampadina che si riscalda). In effetti, la resistenza del circuito è data dalla difficoltà degli elettroni ad attraversarlo. Gli elettroni di conduzione, nell’attraversare il reticolo metallico, vengono rallentati a causa degli urti con gli ioni positivi fissi presenti nel reticolo.
Prima legge di Ohm
Il rapporto tra la differenza di potenziale (ΔV) e l’intensità di corrente (I) definisce la resistenza elettrica.
Nel Sistema Internazionale l’unità di misura della resistenza elettrica si chiama ohm (Ω=omega).
Nei metalli, a temperatura costante, la differenza di potenziale e l’intensità di corrente sono direttamente proporzionali, e ciò vuol dire che la resistenza rappresenta una costante.
I conduttori che rispettano la prima legge di Ohm sono detti conduttori ohmici.
Seconda legge di Ohm
La resistenza elettrica di un conduttore non dipende solo dal materiale di cui è costituito ma anche dalle sue caratteristiche geometriche.
La resistenza è direttamente proporzionale alla lunghezza del conduttore (con l’aumentare della lunghezza, aumentano gli urti) e inversamente proporzionale alla sezione del filo (se la sezione aumenta, aumentano gli spazi vuoti, di conseguenza diminuiscono gli urti);
La costante di proporzionalità ρ (lettera greca che si pronuncia «ro») è la resistenza specifica o resistività, grandezza che dipende dal materiale di cui è fatto il conduttore e dalla temperatura. La sua unità di misura è ohm per metro.
ρ_20 È la resistività a venti gradi centigradi.