vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LA RESISTENZA TRA L'OVADESE E L'ACQUESE
INTRODUZIONE
Tra la fine del '42 e i primi mesi del '43, periodo in cui la Seconda Guerra Mondiale è in pieno svolgimento, la crisi militare è
sempre più evidente e si ripercuote pesantemente sulle famiglie. Nella primavera del 1943 si manifestarono i segni di una
crisi sociale che si espressero attraverso alcuni segni di opposizione.
Nell'Acquese si intensificarono le manifestazioni di sciopero e di protesta contro il regime da parte operai e studenti liceali,
ma i partiti antifascisti erano illegali e faticavano ad organizzarsi. L'unica rete clandestina era quella del PCI.Nella seconda
metà del 1942 si profilò un mutamento nell'andamento delle operazioni belliche: l'iniziativa infatti passò nelle mani delle
forze alleate contro il nazifascismo. Alcuni mesi dopo gli alleati gettarono le basi per l'invasione dell'Italia sbarcando in
Sicilia il 10 luglio 1943. Questo evento coincise con una situazione italiana di gravissimo disagio; il prestigio del fascismo e
del Duce erano dunque compromessi; nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 venne dichiarata la
sfiducia a Benito Mussolini e la caduta definitiva del Fascismo che per 22 anni:
aveva represso la libertà dei cittadini
aveva relegato al confino gli oppositori politici
aveva ridotto il Parlamento ad un assemblea di sostegno al regime
aveva coinvolto la nazione nella disperata esperienza delle guerra
nel 1938 aveva esteso in Italia le leggi razziali di Hitler
Il governo venne allora affidato al Maresciallo Pietro Badoglio che trasformò la dittatura fascista in una dittatura militare. Nei
desideri della popolazione c'era la fine della guerra, la ricostruzione nazionale, il ritorno della democrazia e la giustizia
sociale. Tuttavia tra il 25 luglio e l'8 settembre 1943 molte contraddizioni portarono al fallimento di tutti i tentativi che
miravano ad allineare le forze antifasciste al regime monarchico di Badoglio, e l'entusiasmo popolare fu ben presto
smorzato dalla decisione da parte del governo di continuare la guerra. La notizia della deposizione del duce si ripercosse
nell'Ovadese attraverso alcune manifestazioni di assenso che conseguirono in alcuni arresti di manifestanti. Furono però
avviate trattative segrete con gli anglo-americani per stipulare un armistizio. Queste trattative insospettirono i Tedeschi e li
indussero nel corso del mese di agosto a rinforzare la loro già massiccia presenza sul territorio italiano. In una situazione
così precaria le forze antifasciste non riuscirono ad imporre un governo determinato a rompere subito con i tedeschi.
.L'8 Settembre del 1943 venne annunciato l'armistizio firmato dal maresciallo Badoglio il 3 settembre, il re Vittorio
Emanuele III e gli esponenti del governo fuggirono, e l'illusione di una rapida avanzata degli Alleati svanì ben presto. Con
l'Armistizio dell'8 Settembre crollò l'intera struttura statale: l'esercito, praticamente senza ordini, si sbandò e lo Stato si avviò
allo sfascio definitivo
L'esercito italiano venne lasciato senza istruzioni e si sfaldò facendo crollare l'intera struttura statale, migliaia di uomini
tornarono a casa con il timore di essere catturati dai tedeschi diventati improvvisamente nemici.
I tedeschi approfittarono della situazione e rafforzarono la loro posizione di controllo della penisola italiana, non dovendo
più sottostare ad alcun condizionamento fascista.
I partiti antifascisti ebbero la responsabilità di sostenere la resistenza al nemico attraverso la lotta partigiana.
La Resistenza italiana fu anzitutto un atteggiamento di diffusa opposizione della popolazione alla dittatura fascista e ai loro
alleati: i Tedeschi.
Questo comune sentimento si tradusse anche nell’organizzazione della lotta armata da parte dei partigiani per combattere
coloro che aderirono alla Repubblica di Salò , alle sue milizie
e alle truppe tedesche.
L’opposizione armata iniziò i suoi primi passi dopo l’8 settembre del 1943, data dell’armistizio
sottoscritto dal gen. Badoglio con i comandi anglo americani e la successiva occupazione
tedesca del territorio nazionale.
L’avversione al regime fascista caduto il 26 luglio 1943 e all’esercito tedesco fu motivato :
- dal rifiuto della guerra che aveva causato vittime militari sui diversi fronti dall’Africa
ai Balcani, alla tragica campagna di Russia e civili, vittime dei rastrellamenti, delle stragi e dei bombardamenti
- dal desiderio di riconquistare le libertà fondamentali negate durante il ventennio fascista
- dalle difficoltà di reperire adeguati approvigionamenti alimentari
- dall’ odio nei confronti dei tedeschi
- dal rifiuto di ottemperare al bando del maresciallo Graziani che obbligava i giovani nati
negli anni 1923/ 24/ 25 ad arruolarsi nelle formazioni repubblichine.
LE FORMAZIONI PARTIGIANE
Secondo categorie fissate nel dopoguerra :
- Partigiani: sono da considerarsi coloro che hanno partecipato ad azioni di combattimento
per almeno sei mesi a partire dall’8 settembre ‘43 fino alla liberazione del 25 aprile ’45.
- Patrioti: persone che fornirono un appoggio diretto al movimento partigiano
- Benemeriti: chiunque collaborò in forme diverse alla resistenza
Nelle file partigiane si intrecciarono militari di diversa provenienza arruolati nell’esercito Italiano sbandatosi dopo l’8
settembre con persone della zona, renitenti alle leve e fuoriusciti dalle formazioni fasciste. Vi fecero parte soprattutto
giovani di diverse estrazioni socio-culturali
(operai,manovali,contadini , studenti ) ed ideologica ( comunisti,socialisti,democristiani,aderenti al partito
d’azione,autonomi)
Costituirono il movimento di Resistenza forze eterogenee, diverse tra loro per orientamento politico e impostazione
ideologica, ma unite nel comune obiettivo di cacciare il nazifascismo e di conquistare la libertà.
Si trattò naturalmente, di uno sviluppo complesso e difficile, sovente frammentario; la spontaneità di molte iniziative, le
condizioni di clandestinità e segretezza in cui si doveva operare, le difficoltà di collegamento, l'aleatorietà dei contatti, la
scarsità di mezzi, i duri colpi inferti dai nazifascisti, tutto ciò mise a dura prova l'obbiettivo delle forze patriottiche. I
nazifascisti sin dall'inizio scardinarono centri politici e operativi, catturando, torturando membri e responsabili del
movimento e con estesi rastrellamenti attaccarono in montagna i primi nuclei armati e le prime bande partigiane.
Ciò malgrado, il movimento di Resistenza si consolidò e si estese, si radicò gradualmente sul territorio, trovò consenso e
sostegno in gran parte della popolazione, resse alla prova dei tanti arresti, delle torture, delle deportazioni nei Lager nazisti
di sterminio, delle fucilazioni, delle rappresaglie.
La presenza delle formazioni partigiane nelle vallate e sulle montagne si fece sempre più massiccia e dalle bande iniziali si
passò a ben organizzate brigate, all'interno della quale la politica assunse un ruolo rilevante.
A seconda della loro connotazione politica le brigate si potevano suddividere in:
- Brigate con con connotazioni politiche :
GARIBALDINI : facevano riferimento al PCI - segno distintivo: fazzoletto rosso
GIUSTIZIA E LIBERTA’ : riferimento al Partito d’Azione - segno distintivo : Fazzoletto verde
MATTEOTTI E PATRIA : riferimento al PSI e alla DC
Indipendenti dai partiti :
AUTONOMI : borghesi, di idee liberali, fedeli alla monarchia - Segno distintivo: fazzoletto azzurro
Organizzazione interna delle formazioni
Il processo di organizzazione interna alle formazioni partigiane fu continuo, teso
sempre a migliori soluzioni. In soli venti mesi i partigiani riuscirono a trasformarsi da giovani volenterosi, spesso senza
alcuna esperienza militare, in unità di un vero e proprio esercito, con strutture, mezzi e
capacità strategiche.
Seppur non si disdegnasse l’organizzazione, si diede spazio alla capacità d’iniziativa, sull’intuito e l’intelligenza del singolo.
La mobilità delle formazioni sul territorio fu ritenuta fondamentale per impedire al nemico di individuare le formazioni e la
loro dislocazione.
All’interno del progressivo sviluppo delle formazioni, rimasero ben salde le figure del comandante e del commissario.
Il comandante partigiano, girava per i distaccamenti, controllava se i posti di guardia erano funzionanti, si fermava con loro
a parlare anche di problemi di carattere personale, curava la preparazione militare, l’istruzione all’uso delle armi, la
definizione degli obiettivi, la condotta e la realizzazione delle operazioni.
compiti del commissario furono svariati :
- da educatore ad amico aperto ai problemi di tutti, pronto sempre ad incoraggiare nelle
difficoltà
- forniva notizie riguardanti sia gli alleati, sia il CLN che i nazifascisti
- organizzava le comunicazioni tra le diverse formazioni
- cercava di avvicinare alle convinzioni repubblicane ufficiali e gruppi di militari
monarchici
- si preoccupava di conquistare la stima delle popolazioni, evitare e punire requisizioni ingiustificate
Un importante ruolo nell’organizzazione partigiana venne svolto dalle staffette che cercavano di cogliere informazioni su
strategie e operazioni dei nazifascisti e di trasmetterle. Funzionarono da staffette le persone meno note e meno
sospettabili, si distinsero in particolare le donne.
Struttura delle formazioni
Nel corso della lotta di liberazione le formazioni si accorparono e si suddivisero, secondo le
situazioni presenti nelle varie aree operative,con criteri e dimensioni diverse. Il modello
piramidale fu adottato soprattutto dai “garibaldini” e da altre formazioni.
- La SQUADRA, formata da dieci-venti uomini, era l’unità minima
- Tre squadre formavano una COMPAGNIA o DISTACCAMENTO
- Tre compagnie un BATTAGLIONE
- Tre battaglioni una BRIGATA
- Tre brigate una DIVISIONE
Il Comitato di Liberazione Nazionale CLN
Il CLN è stata un’associazione di partiti e movimenti oppositori al fascismo e all’occupazione tedesca formatasi a Roma il 9
settembre 1943.
Era una formazione interpartitica formata da movimenti di diversa estrazione culturale e ideologica. La finalità primaria del
CLN era “ la lotta contro il nemico esterno”.
Compito primario fu quello di coordinare e dirigere la Resistenza.
Era presente a livello regionale,provinciale e zonale per guidare le formazioni partigiane. Si può fare risalire la costituzione
del CLN alessandrino all'incontro avvenuto Giovanni Alloisio,un esponente ovadese del Partito d'azione con alcuni
alessandrini con cui aveva condiviso esperienze di lotta antifascista. Subito dopo l'8 settembre 1943 egli, ricevette l'incarico
di costituirne la sezione ovadese. In una riunione avvenuta ai primi di ottobre, grazie anche all'aiuto dei suoi due nipoti, i
fratelli Pesce, vennero gettate le basi della costituzione del locale CLN, formato inizialmente dallo stesso Alloisio, Vincenzo
Ravera e Giulio Ighina (elementi del Partito Comunista) e Ludovico Ravanetti (Partito Socialista). Il loro primo e più grande
impegno fu quello di recuperare armi e fornire assistenza ai militari italiani, e ai prigionieri alleati che vagavano sulle alture
dell'appennino.
La “Guerra Partigiana”
Le formazioni partigiane, essendo nettamente inferiori alle milizie repubblichine e alle divisioni tedesche per numero, armi
ed organizzazione non affrontarono il nemico con scontri frontali, optarono per azioni di disturbo e sabotaggio
( strade, ferrovie, caserme ) operazioni repentine ( mordi e fuggi ) tipico della guerriglia.
Il terreno ideale per la loro attività, si rivelò essere quello delle montagne, delle colline, dei boschi dove le truppe nemiche si
muovevano con maggiore difficoltà anche per la scarsa conoscenza dei luoghi. Abitazioni isolate erano scelte per “sedi “
dei comandi dove organizzare l’attività e trovare riparo dopo le operazioni e così sfuggire alle rappresaglie.
Tra i compiti principali dei partigiani si rivelarono prioritari :