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Dualismo onda-particella
Una particella occupa una posizione, ha una certa massa, mentre l'onda trasporta energia e non trasporta materia.
Il dibattito sulla natura della LUCE, sul fatto che questa possa essere un'onda o una particella è ancora irrisolto, nello stesso tempo però rappresenta l'oggetto dell'ottica fisica.
A fine 800' i fisici erano convinti della natura ondulatoria della luce.
Emissione del corpo nero - 1900
Fenomeno abbastanza comune quello di notare che un corpo possa emettere delle radiazioni se la sua temperatura è alta (es: il sole, il ferro), perché l'alta temperatura agita le particelle ed emette energia sottoforma di radiazioni.
Il corpo nero lo possiamo immaginare come una sfera cava, come i bussolotti della lotteria, nella quale all'interno non si distinguono i colori, si vede nero. Si vede nero perché le onde luminose che entrano e che poi riflesse ci dovrebbero dare le immagini, rimbalzano da tutte le parti (non si parla della riflessione dello specchio), c'è quindi una diffusione della luce in maniera tale da non consentire più l'uscita della luce.
Che frequenze emette questo corpo nero quando è riscaldato?
Ci si mette nelle condizioni nelle quali le radiazioni emesse dipendono solo dalla temperatura e non dal materiale.
Tutto ciò per spiegare cosa vuol dire emissione del corpo nero.
Che radiazioni emette?
In questo caso si introduce una grandezza l'irradiamento I che è uguale all'energia E che colpisce nell'unità di tempo ∆t l'unità di superficie.
I = E/A∆t
L'ampiezza dell'onda in acustica rappresenta il volume, mentre in ottica rappresenta l'irradiamento.
La frequenza in ottica rappresenta danno il colore.
λmax(t) viene rappresentata tramite l'equazione di Wien tratta da esperimenti.
DUALISMO ONDA - PARTICELLA
Una particella occupa una posizione, ha una certa massa, mentre l'onda
trasporta energia e non trasporta materia.
Il dibattito sulla natura della LUCE, sul fatto che questa possa essere un'onda o
una particella è ancora irrisolto, nello stesso tempo però rappresenta l'oggetto
dell'OTTICA FISICA.
A fine 800' i fisici erano convinti della NATURA ONDULATORIA della LUCE.
EMISSIONE DEL CORPO NERO - 1900
Fenomeno abbastanza comune quello di notare che un corpo possa emettere
delle radiazioni se la sua temperatura è alta (es: il sole, il ferro), perché l'alta
temperatura agita le particelle ed emette energia sottoforma di radiazioni.
Il CORPO NERO lo possiamo immaginare come una sfera cava, come i
bussolotti della lotteria, nella quale all'interno non si distinguono i colori, si
vede nero. Si vede nero perché le onde luminose che entrano e che poi riflesse
ci dovrebbero dare le immagini, rimbalzano da tutte le parti (non si parla della
riflessione dello specchio), c'è quindi una diffusione della luce in maniera tale
da non consentire più l'uscita della luce.
Che frequenze emette questo corpo nero quando è riscaldato?
Ci si mette nelle condizioni nelle quali le radiazioni emesse dipendono solo
dalla temperatura e non dal materiale.
Tutto ciò per spiegare cosa vuol dire EMISSIONE DEL CORPO NERO.
Che radiazioni emette?
In questo caso si introduce una grandezza l'irradiamento I che è uguale
all'energia E che colpisce nell'unità di tempo ∆t l'unità di superficie.
I = E/A∆t
L'ampiezza dell'onda in acustica rappresenta il volume, mentre in ottica
rappresenta l'IRRADIAMENTO.
La frequenza in ottica rappresenta danno il COLORE. 1
λ (t) viene rappresentata tramite l'e─quazione di WIEN, che non vedremo,
max
tratta da esperimenti.
Se i fisici provavano a derivare questa funzione (λ ) teoricamente avrebbero
MAX(t)
trovato il seguente grafico:
Secondo le equazioni di Maxwell dovrebbe uscire questo grafico, ma ciò che
usciva dagli esperimenti era completamente diverso da ciò che si aspettava.
Ma come si spiega tutto questo? Interviene in questo momento il grande
scienziato Planck. IPOTESI DI PLANCK (1901)
L'ipotesi di Planck serve per spiegare il fenomeno dell'emissione del Corpo
Nero.
Planck dice :" Immaginiamo che l'ENERGIA non possa essere emessa in modo
continuo, ma questa può assumere solo dei valori multipli di un certo valore
piccolino."
L'ENERGIA è dunque QUANTIZZATA.
QUANTO = quantità minima di Energia. Non esiste una quantità razionale di 1
quanto; l'energia "viaggia a pacchetti". 2
-34
E = nhf h=0,626◦10 Js ᴍ appartiene
ad N
Per Planck tutto ciò è solo un'ipotesi matematica, lui stesso non ci crede più di
tanto, ma dice facciamo un modello e vediamo cosa succede. In questo
momento viene fuori un'equazione che spiega in un modo più accurato
l'equazione di Wien.
La spiegazione di questo esperimento non è disponibile.
EFFETTO FOTOELETTRICO(1905)
Un altro esperimento mostra un fenomeno che si chiama EFFETTO
FOTOELETTRICO.
In cosa consiste ?
Si è notato che un raggio ultravioletto che incide su una lastra metallica
provoca una emissione di elettroni (raggi catodici, raggi beta).
L'effetto fotoelettrico non dipende dall'irradiamento, ma dipende
interamente dalla frequenza (come se alzassi il volume).
Nel 1905 Einstein dà una spiegazione al fenomeno dell’effetto fotoelettrico. Egli
considera vera l’ipotesi di Planck, ovvero che l’energia che viaggia sull’onda
sia composta da particelle, ma la più piccola particella è essa stessa un
corpuscolo, un quanto, che viene battezzato FOTONE.
Einstein invita inoltre a non scandalizzarsi dinanzi questi effetti perché possono
essere spiegati se consideriamo la luce composta da un fascio di particelle,
chiamate fotoni.
L’ onda e le particelle non sono compatibili. Infatti dinanzi una parete l’onda
passa e la particella no.
Da qui nasce il DUALISMO ONDA-PARTICELLA (problema IRRISOLTO).
Einstein spiega il fenomeno fotoelettrico facendo riferimento alla quantità di
moto. 3
E=mc 2
q=mc
q/E =mc/mc = 1/c q=E/C=hf/c FOTONE ANCHE SE NON HA MASSA HA
2
UNA QUANTITA’ DI MOTO q=hf/c
Il fenomeno quindi viene spiegato da Einstein come una serie di urti e quindi è
logico che non dipende dall’irradiamento, ma dalla frequenza, infatti al variare
della frequenza, varia la quantità di moto, e quindi esce il numero degli
elettroni sarà quanto il numero dei fotoni.
q= hf/c =hf/ʎf= h/ʎ
IPOTESI DI DE BROGLIE(1923)
Se è vero che ad un’onda è sempre associata una particella, magari anche ad
una particella è sempre associata un’onda.
qʎ=h ʎ=h/q
Ipotesi coraggiosa, ma che ebbe delle conferme sperimentali da DEVISSON E
GERMER (1924), che afferma che un bersaglio costituito da Nichel bombardato
da fotoni, gli elettroni diffrangono, ovvero si comportano da onde DIFFRAZIONE.
LA FISICA SUBATOMICA
Dato che la costante di Planck è piccolissima questi fenomeni del dualismo
onda-particella si riferiscono al mondo microscopico e pertanto gli scienziati
sono costretti a studiare il mondo subatomico, ovvero l’atomo.
Alla fine del 1800 gli scienziati sono d’accordo sul fatto che la materia è
composta da particelle piccolissime, ovvero dagli atomi.
Thomson ha scoperto l’elettrone, il primo modello atomico, soprannominato a
panettone.
Ha affermato che gli elettroni possono schizzare via dagli atomi. L’atomo deve
essere neutro. Questo è il modello atomico di Thomson.
RUTHERFORD 4
Rutherford prende un foglio di oro, lo bombarda con dei raggi alfa (nuclei di elio
carichi positivamente). Secondo il modello di Thomson questi raggi dovevano
essere deviati, in maniera completa. Secondo l’esperimento di Rutherford tutte
le particelle alfa passavano indisturbate, mentre una su 8mila subiva delle
deviazioni. Ecco qui la scoperta del nucleo, nel quale è concentrata la carica
dell’atomo. Nasce quindi il modello planetario. L’atomo è visto come un sole,
il nucleo contiene la maggior parte della massa e una nube più piccola dove
sono contenuti gli elettroni. La materia è bucata, la maggior parte è vuota.
BOHR
Bohr accetta il modello planetario, ma nel momento in cui accettiamo il
modello planetario dobbiamo considerare che le cariche accelerate che girano
generano un campo magnetico, quindi l’energia si deve perdere nel nucleo.
L’atomo sarebbe instabile. Ma nell’atomo sembrerebbe che nell’atomo
l’elettrone continuerebbe a girare intorno al nucleo, poiché non esistono
quantità energetici intermedi. Accetta quindi l’ipotesi di Planck.
DUALISMO MODELLI
ATOMICI
ONDA-
PARTICELLA MECCANICA
QUANTISTI
CA
Scuola di Copenaghen: Non
condividevano il pensiero della S.C.: 5
Nel DUALISMO ONDA-PARTICELLA abbiamo visto come, seguendo l'ipotesi di
Planck, dobbiamo pensare esiste una quantità minima di energia chiamata
QUANTO ed è importante ricordare da dove viene il termine anche se la
meccanica quantistica non è nata.
Abbiamo visto i MODELLI ATOMICI, i quali sono argomenti diversi da quelli
trattati nel dualismo onda-particella ma che assieme ad esso confluiscono nella
MECCANICA QUANTISTICA.
La MECCANICA QUANTISTICA nasce nel momento in cui si vuole studiare un
modello atomico, tenendo conto del dualismo onda-particella.
L'EQUAZIONE DI SCHRODINGER
Schrodinger considera una funziona di un'onda e la chiama ψ (psi), tenendo
conto dell'ipotesi di De Broglie (ovvero che ad una particella è associata
un'onda λ=h/q), e ne determina la posizione dell'elettrone. Per calcolare la
posizione dell'elettrone nell'atomo bisogna abbandonare la meccanica classica
e accettare la sua natura ondulatoria e può determinare tramite la seguente
equazione: (i h/2π δ/δt - H) ψ = 0
Equazione deterministica secondo S.
Con l'equazione di S. nasce la meccanica quantistica, nel momento in cui
accettiamo l'elettrone anche come un'onda.
Bohr non condivide ciò che diceva Schrodinger. Affermava che l'equazione di
S. era di tipo probabilistico e non deterministico, come dimostra
l'esperimento delle due fenditure: 6
ψa*ψb ψ(x;y;z;t)
Finché il fotone si trova prima dell'ingresso della fenditura principale,
applicando l'equazione di S., il fotone si può trovare in due stati, ciascuno con
uguale probabilità.
L'equazione di S. è in grado di calcolare la posizione del fotone in modo
deterministico prima e dopo aver superato uno ostacolo, ma prima del
superamento di quest'ultimo non si è grado di stabilire quale delle due
fenditure attraverserà, poiché l'ostacolo fa collassare l'onda.
La Scuola di Copenaghen interpreta l'equazione di S. come una distribuzione
di elettroni in modo probabilistico.
Secondo Bohr l'equazione di S. non ci dirà la posizione di una particella, ma la
probabilità di trovare una particella in un punto . Secondo Bohr tutto ciò vale
nel mondo microscopico, ma S. con il paradosso del gatto spiega che la sua
equazione vale anche per il mondo macroscopico.
IL GATTO DI SCHRODRINGER
Considerando un gatto in una scatola nella quale vi è una fialetta di veleno, la
quale è azionabile anche con una minima quantità di energia tramite un
dispositivo apposito.
Finché non apriamo la scatola la nostra particella potrà assumere lo stato sia
ψ che sia ψb, quindi S. afferma, come diceva Bohr, però svolgendo un esempio
a
analogo a quello delle due fenditure nel mondo macroscopico, che il gatto ha il
50% di essere vivo e il 50% di essere morto. Nel momento in cui apro la scatola
ed è vivo, allora il gatto continuerà ad essere vivo, ma nel momento
precedente all'apertura della scatola il gatto è vivo o è morto?
E' l'esito dell'esperimento che definisce la posizione del gatto, così come
abbiamo visto nell'esperimento delle due fenditure, dopo che la particella ha
superato l'ostacolo si può determinare la posizione di quest'ultima. 7
Fin quando lo sperimentatore è ignaro saprà se il gatto sia vivo o morto, e
ancora si può accettare che un fotone non sa che strada intraprenderà dopo
aver passato l'ostacolo, ma non si può accettare che è lo sperimentatore, nel
momento in cui apro la scatola l'esito della vita del gatto.
HEISENBERG - PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE
q = m v ∆x∆q ≥ h/2π
i i Heisenberg dice che non si può determinare
contemporaneamente sia la
posizione che la quantità di moto.
∆x rappresenta l'area in cui la probabilità che l'elettrone si trova dal range sia
0.
λ=h/q
In un certo punto, nel ∆x, ci potrà essere un'onda, ma se c'è un'onda c'è
qualcosa che vibra.
La funzione ψ rappresenta la somma delle onde. Dunque rappresenta una
sinusoide che si può scomporre in altrettante onde perfette.
La posizione più probabile dell'elettrone è rappresentata dal massimo assoluto
della funzione ψ. 8
Se si restringesse la ∆x si potrà essere più sicuri della posizione che u elettrone
occuperà. Quindi per essere più sicuri si devono sommare più onde possibili.
ENTANGLEMENT
Fenomeno delle ONDE INGARBUGLIATE legate così tanto che non si possono
studiare separatamente.
Immaginiamo che in un certo punto vengano ad impattare due particelle: un
elettrone e un positrone (anti particella, componente dell'anti materia), si ha
un'esplosione. e e
- +
Siccome le onde erano state sovrapposte erano determinate da un'unica
funzione ψ, dopodiché le due particelle separate saranno sempre definite da
una stessa equazione.
Le onde ingarbugliate viaggerebbero in maniera più veloce della luce, ma ciò
non va bene ad Einstein.
Le onde ingarbugliate che hanno una sola funzione d'onda, i quali subiscono
effetti relativistici, hanno la seguente equazione identificata da DIRAC :
Questa equazione rispetta sia la meccanica quantistica, sia la relatività ristretta
ingarbuglia le due particelle.
LE PARTICELLE ELEMENTARI (1919)
Rutherford scoprì che anche il nucleo è scomponibile.
Ha preso una certa quantità di azoto che ha numero atomico 7 e massa
atomica 14; raggi alfa che sono nuclei di elio, ma all'epoca conosceva come
particelle radioattive, composte da 2 neutroni e protoni e l'ha bombardato.
Cos'è successo? 9