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Concetti Chiave

  • Giambattista Vico, filosofo illuminista, ha scritto opere centrali per la filosofia del Settecento e Ottocento, anche se molte delle sue idee giovanili furono censurate.
  • Vico credeva che la vera conoscenza risiedesse solo nella mente di Dio; l'uomo può conoscere solo ciò che ha creato, come la matematica e la storia, non il mondo reale.
  • Secondo Vico, la storia è fatta dagli uomini e segue un ordine provvidenziale; il mito è visto come una forma autonoma di pensiero e verità.
  • La sua opera più influente, La scienza nuova, definisce tre età della storia umana: degli dei, degli eroi e degli uomini, ciascuna caratterizzata da un tipo di diritto.
  • Vico è considerato uno storicista moderno, apprezzato dai Romantici per il suo approccio alla storia come strumento per comprendere e migliorare il presente e il futuro.
In questo appunto di Filosofia si tratta di Giambattista Vico, della sua filosofia, del suo pensiero, della sua vita e delle opere pubblicate.
Giambattista  Vico: principi del pensiero articolo

Indice

  1. Vico - la vita
  2. Il pensiero di Giambattista Vico
  3. Le opere di Giambattista Vico

Vico - la vita

Giambattista Vico è stato un importante filosofo illuminista e le sue opere, cominciando dal motivo della storia e del progresso, sono temi centrali nella filosofia del Settecento e dell’Ottocento. La maggior parte delle notizie che si hanno riguardo la sua vita risiedono nel suo scritto Autobiografia del 1725-28, ma manca di tutta la parte giovanile in cui perseguiva le dottrine atomistiche e il pensiero cartesiano.

Questo perché vennero censurate dalle autorità civili e religiose e il libro sarebbe finito nell'Indice dei libri proibiti.
Nacque a Napoli nel 1668 da una famiglia molto povera, il padre era libraio, la madre era figlia di un carrozziere. Durante l'infanzia ebbe un incidente che gli procurò una frattura al cranio, per questo abbandonò gli studi per ben tre anni. Ma questa fu soltanto la prima di numerose altre pause dallo studio: si iscrisse al collegio dei gesuiti, ma poi abbandonò e si ritirò agli studi privati, si riscrisse dai gesuiti seguendo per pochissimo tempo le lezioni di padre Giuseppe Ricci e si ritirò agli studi privati, ancora si iscrisse a Giurisprudenza, ma preferì i suoi studi privati di diritto civile e canonico. Finché arrivò all'approccio con la filosofia che gli aprirà un nuovo mondo.
Iniziò quindi a leggere Platone, Aristotele, Bacone, Tacito, Bodin e Botero.
Ritornato a Napoli a ventisette anni, malato di tisi, va ad abitare dal padre e dai fratelli, che già dipendevano economicamente totalmente da lui. Vico riuscì ad ottenere la cattedra di eloquenza e retorica presso l'Università di Napoli ma sarà costretto ad aprirsi uno studio privato per poter continuare le sue lezioni di retorica e grammatica, scrivendo anche su commissione poesie, epigrafi, orazioni...
Così nel 1699 riuscì ad affittarsi da solo una casa da "tre camere, sala, cucina, loggia e rimessa e cantina" come scrive nella sua Autobiografia. Prenderà in moglie Teresa Caterina Destito, dalla quale avrà 8 figli.
Probabilmente malato di Alzheimer, non riconobbe più i suoi figli e la moglie e morì nel 1744.

Il pensiero di Giambattista Vico

Il pensiero di Giambattista Vico vedrà purtroppo la luce e l'approvazione soltanto anni dopo la sua morte. Questo perché inizierà quasi subito una forte critica nei confronti del pensiero scientifico cartesiano, dominante invece durante il suo tempo.
Secondo Vico, infatti, la reale conoscenza risiede solo nella mente di Dio, poiché è lui ad aver creato il mondo. L'uomo, non avendolo creato, non può giungere alla conoscenza ma al massimo alla coscienza delle cose del mondo. Questo perché l'uomo è in grado di conoscere solo ciò che ha fatto o sa fare, non a caso può conoscere il mondo matematico e geometrico, ma non quello reale o altre questioni da lui non fatte/create. Altra materia di studio che può conoscere l'uomo, come la matematica, è la storia, perché la storia è fatta dagli uomini.
La concezione della storia secondo Vico: la scienza nuova consta di filologia (che osserva l’autorità dell’umano arbitrio) e di filosofia (che contempla la ragione). La prima è la scienza del certo che studia i fatti dei popoli e l’uomo quale è. La seconda è la scienza del vero che studia le cause e le leggi dei fatti, l’uomo quale deve essere e la storia ideale eterna. La storia è opera degli uomini e dell’ordine provvidenziale che agisce in essa a titolo di dover essere. Secondo la filosofia di Vico, l’uomo può conoscere solo ciò che egli stesso ha fatto; egli parla di verum ipsum factum per dire che il vero è il fatto stesso e di verum et factum convertuntur per dire che il vero e il fatto si convertono l’uno con l’altro.
Vico ha un preciso ideale riguardo il mito: egli rivaluta questo genere considerandolo come una forma autonoma di pensiero e di vita, nella quale si esprime la verità. Il filosofo utilizza l’espressione “eterogenesi dei fini”, intendendosi con questa la circostanza per cui nella storia si vanno attuando dei fini superiori a quelli perseguiti dai singoli individui. Quando parla di Provvidenza, Vico intende quell’ordine ideale che agisce seguendo il modello della storia ideale.
Giambattista  Vico: principi del pensiero articolo

Le opere di Giambattista Vico

Nel 1720 Giambattista pubblica il Diritto universale e ben due anni dopo La scienza nuova, la sua opera più importante.
Ne La scienza nuova Vico esprime il suo pensiero religioso: secondo lui l'uomo, caduto in disgrazia e miseria, trova salvezza nell'ordine divino, che lo porta lontano dal suo stato selvatico. In questo modo Vico individua tre età della storia umana:

  • Età degli dei: quando gli uomini erano governati dai sovrani perché vedevano in essi la divinità di cui necessitavano;
  • Età degli eroi: quando gli uomini erano assoggettati ai ceti aristocratici, anche questi simbolo di potere divino;
  • Età degli uomini: quando gli uomini rivendicarono la loro necessità di uguaglianza e crearono le repubbliche popolari.

Da buon giurista, Vico poi associa a ogni età un diritto umano:

  • Il diritto divino: la volontà degli dei;
  • Il diritto che appartiene sia agli uomini sia a Dio;
  • Il diritto della ragione.

I romani, per esempio, riuscirono a raggiungere tutte e tre le età e tutti e tre i diritti, mentre altre popolazioni, secondo Vico, non le raggiungeranno mai completamente tutte. Questo perché non è avvenuto il processo che Vico chiama eterogenesi dei fini e cioè lasciare che gli impulsi umani, come quello della libido (nelle relazioni matrimoniali) o il desiderio di fama (nella fondazione delle città), prendano spazio e potere. In questo modo si avrà, tramite l'ascolto e la realizzazione degli istinti umani, la formazione di società più complesse.
Senza, ovviamente, dimenticare il potere della provvidenza e del cristianesimo, poiché senza di essi si giungerebbe alla disuguaglianza sociale, che non beneficia nessuno.
Queste considerazioni fecero di Vico lo storicista più moderno del tempo, apprezzato infatti dai Romantici che ne capirono davvero i suoi principi. Durante la sua epoca la storia era solo un modo per pensare al passato e rimanere lì ancorati, solo con Vico e solo i Romantici capiranno l'importanza dello studio delle fasi della vita dell'uomo e delle società e che andare indietro ad osservare le cose successe nel corso della storia è il vero metodo per comprendere il presente e migliorare il futuro.
Per ulteriori approfondimenti su Giambattista Vico vedi anche qui

Domande da interrogazione

  1. Chi era Giambattista Vico e quale fu il suo contributo alla filosofia?
  2. Giambattista Vico fu un importante filosofo illuminista, noto per le sue opere centrali nella filosofia del Settecento e dell’Ottocento, che trattano temi come la storia e il progresso.

  3. Quali furono le principali influenze e studi di Vico durante la sua formazione?
  4. Vico studiò Platone, Aristotele, Bacone, Tacito, Bodin e Botero, e inizialmente seguì le dottrine atomistiche e il pensiero cartesiano, che furono poi censurati.

  5. Qual è la concezione della storia secondo Vico?
  6. Vico concepiva la storia come un'opera degli uomini e dell'ordine provvidenziale, distinguendo tra filologia e filosofia, e sostenendo che l'uomo può conoscere solo ciò che ha fatto.

  7. Quali sono le tre età della storia umana secondo Vico?
  8. Vico individua tre età: l'Età degli dei, l'Età degli eroi e l'Età degli uomini, ciascuna associata a un diverso diritto umano.

  9. Qual è l'importanza de "La scienza nuova" di Vico?
  10. "La scienza nuova" è l'opera più importante di Vico, in cui esprime il suo pensiero religioso e storico, delineando un modello di sviluppo umano attraverso le tre età e sottolineando il ruolo della provvidenza e del cristianesimo.

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