Concetti Chiave
- Il Rinascimento segna la nascita di monarchie centralizzate e l'ascesa della borghesia, con importanti scoperte come la stampa e la riforma protestante.
- La concezione rinascimentale dell'uomo enfatizza l'autonomia e il potere di modellare il proprio destino, sfidando l'influenza della Chiesa.
- Il Rinascimento promuove un umanesimo che rivaluta la vita attiva e il piacere, abbandonando l'ascetismo medievale in favore di una felicità terrena e concreta.
- L'umanesimo rinascimentale rivolge un interesse crescente al sapere laico e alla ricerca storica, cercando autenticità nei testi antichi.
- Personaggi come Erasmo, Lutero e Calvino guidano rinnovamenti religiosi, enfatizzando un ritorno alle origini del Cristianesimo e la giustificazione per fede.
Indice
- La nascita della civiltà rinascimentale
- Il nuovo assetto politico in Europa
- La stabilità politica in Italia
- L'economia e la civiltà urbana
- Il declino del predominio della Chiesa
- L'antropologia rinascimentale
- L'uomo come artefice del proprio destino
- L'autonomia della ragione umana
- La concezione dell'uomo e Dio
- La libertà umana e i suoi limiti
- La dignità dell'uomo e il rifiuto dell'ascetismo
- Il ritorno al mondo classico
- L'esigenza filologica dell'umanesimo
- La prospettiva storica e lo sviluppo umano
- Il naturalismo rinascimentale
- La nuova concezione del sapere
- L'umanesimo italiano e europeo
- Il rinnovamento della vita religiosa
- La riforma della vita religiosa
- Erasmo e la critica della religiosità
- Lutero e la giustificazione per la fede
- La negazione della libertà umana secondo Lutero
- Calvino e la predestinazione divina
- La controriforma e la riforma cattolica
- Il Concilio di Trento e la Chiesa cattolica
La nascita della civiltà rinascimentale
La nascita e della civiltà rinascimentale del 400 e del 500 coincide con alcune scoperte molto importanti: la nascita delle monarchie in Europa, le scoperte geografiche, l’invenzione della polvere da sparo e della stampa, la riforma protestante.
Tutte queste cose trovano la loro maggiore espressione nella formazione degli stati, a livello politico, e nell’ascesa della borghesia mercantile, a livello sociale.Il nuovo assetto politico in Europa
In questo periodo troveremo un nuovo assetto politico rappresentato dai regni nazionali in Europa e dagli Stati regionali in Italia. Nel resto d’Europa la crescita delle nuove monarchie centralizzate e burocratizzate continua per tutto il 400 e produce i suoi risultati più importati nel 500, quando Spagna e Francia, danno inizio ad un memorabile scontro.
La stabilità politica in Italia
In Italia le signorie diventano principati regionali che impediscono il processo di unificazione della penisola. Dopo la pace di Lodi l’Italia vive un periodo di stabilità tra i suoi maggiori stati: Milano, Venezia, Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli.
L'economia e la civiltà urbana
Sul piano sociale ed economico troviamo il fenomeno della civiltà urbana accompagnato ad un’economia “aperta”. Dalla seconda metà del 400 e per tutto il 500 il commercio subisce una pausa. In Europa si formano altri centri di dominio economico, mentre l’Italia resta ai margino dei traffici internazionali.
Il declino del predominio della Chiesa
Nel frattempo la Chiesa perde il predominio che aveva nell’organizzazione e nella direzione della cultura, la quale passa in mano alla borghesia cittadina che apprezza l’arte, il bel parlare, la storia ecc. … tant’è vero che l’umanista si configura come un “professionista di penna”, di varia estrazione sociale e al servizio di un signore. Un importante effetto di questa organizzazione degli studi sono le accademie e le scuole private di arti liberali. Nel 500 si svilupperanno nuove accademie letterali e filosofiche, mentre nel 600 sorgeranno le prime accademie scientifiche. Anche se non erano istituti educativi, le accademie si pongono come centri di elaborazione dell’alta cultura.
L'antropologia rinascimentale
Il centro dell’antropologia rinascimentale parte dalla frase “homo faber ipsius fortunae” (l’uomo è fabbro della propria sorte), secondo la quale gli scrittori del rinascimento dicono che la priorità dell’uomo sarebbe quella di modellare, come meglio può, sé stesso e il suo destino all’interno del mondo.
L'uomo come artefice del proprio destino
Nell’orazione De homins dignitate, Pico della Mirandola presenta l’uomo come “libero e sovrano artefice di sé stesso”, cioè come un essere che ha la possibilità di progettare sé stesso. Quindi l’uomo del rinascimento ritiene di dover costruire e conquistare da sé il proprio posto nel mondo.
L'autonomia della ragione umana
Nell’umanesimo rinascimentale l’uomo aveva acquisito un’autonomia sempre maggiore della ragione, nei confronti della chiesa, che tendeva a far sembrare che tutti i beni di cui egli poteva disporre provenissero dall’alto.
La concezione dell'uomo e Dio
La concezione dell’uomo come soggetto del proprio destino nel rinascimento va di pari passo con la concezione dell’uomo-plasmatore come immagine del Dio-creatore. Perciò i rinascimentali non furono mai messi difronte alla scelta “uomo o Dio” perché essi pensavano in una struttura concettuale che vedeva l’uomo e Dio. Ciò non toglie che la base del loro pensiero fosse antropocentrica e che comunque adesso l’uomo tende ad apparire al centro e Dio alla Periferia.
La libertà umana e i suoi limiti
La consapevolezza della libertà umana, non esclude però la coscienza dei suoi stessi limiti. Infatti i rinascimentali sanno che gli uomini sono comunque sotto l’effetto di una serie di forze reali, causali e soprannaturali che circoscrivono la libertà. Tant’è vero che nascono delle polemiche sui rapporti della libertà con la Fortuna, il Caso, la Provvidenza ecc.
L’uomo viene quindi visto come la sintesi vivente del Tutto e il centro del mondo, cioè la creatura in cui si concentrano le varie caratteristiche degli enti del mondo.
La dignità dell'uomo e il rifiuto dell'ascetismo
Ma la difesa della dignità dell’uomo si accompagna al rifiuto dell’ascetismo, cioè la ricerca della perfezione, e alla concezione della vita come un impegno concreto. Per i rinascimentali l’uomo è un essere radicato sulla Terra, destinato a “giocarsi” la propria sorte in questa vita, e non più come un ospite di passaggio in attesa di andare nell’aldilà. Per esempio Coluccio salutati afferma che l’uomo non vive più in funzione di dio, ma per qualcosa di più pratico e concreto; o ancora Lorenzo il Magnifico che nei suoi versi esalta la gioia e il piacere; e da ciò proviene l’idea della felicità come la realizzazione delle possibilità umane, e il riconoscimento del valore del denaro.
Il ritorno al mondo classico
Nell’umanesimo si sente il bisogno di conoscere la dimensione storica degli eventi, e con questo bisogno si sente anche la volontà del “ritorno” al mondo classico, che si manifesta come l’intento di riportare la sapienza degli antichi nella sua forma originale.
L'esigenza filologica dell'umanesimo
Con questo interesse per l’antico autentico, l’umanesimo sente il bisogno di avere una prospettiva storica che permetteva: il riconoscimento dell’oggettività del passato, la ricerca dei caratteri e delle condizioni che avevano determinati quell’oggettività e la coscienza dell’originalità del passato rispetto al presente e dell’originalità del presente rispetto al passato.
Questa esigenza filologica, cioè il bisogno di scoprire i testi e di ripristinarlo nella loro forma autentica, è accompagnato dal bisogno di trovarne l’originario significato poetico, filosofico o religioso.
Con il tentativo di restaurazione storica dell’umanesimo si intendeva: riportare la lingua genuina della classicità alla sua forma originaria, scoprire eventuali falsificazioni documentarie e cercare di capire le figure dei letterati e dei filosofi in riferimento al loro mondo di appartenenza.
Durante il 700 con l’illuminismo si farà un passo decisivo su questa via che porterà alla nascita dell’indagine storiografica moderna.
La prospettiva storica e lo sviluppo umano
La scoperta della prospettiva storica condiziona il significato della personalità umana come centro originale e autonomo di organizzazione dei vari aspetti della vita. La prospettiva contribuisce anche a maturare l’idea di una continuità dello sviluppo umano. Da questo nasce un’altra riflessione, ovvero che gli uomini del presente risultino superiori a quelli del passato.
Il naturalismo rinascimentale
Quando si parla del “naturalismo rinascimentale” si vuole sottolineare che: l’uomo non è un ospite provvisorio della natura, ma un essere naturale egli stesso; la natura non è l’ombra di un mondo ideale, ma è una realtà piena, costituita da delle forze vitali, tra cui l’uomo, e in cui si incarna la potenza di Dio; l’uomo, essendo un essere naturale, ha sia l’interesse sia la capacità di studiare la natura. Questo naturalismo si concretizzerà nella magia e nella grande filosofia della natura di Telesio, Bruno, Campanella.
La nuova concezione del sapere
Uno dei risultati più importanti della cultura del rinascimento è la nuova concezione del sapere e delle varie discipline. Il rinascimento spezza l’unità culturale che si era andata a creare nel medioevo e si assiste ad una laicizzazione del sapere, grazie alla quale le varie attività e discipline umane cominciano a rivendicare ciascuna la propria libertà operativa. Questo processo affonda le proprie radici nella mentalità degli intellettuali che pensano che tali attività si debbano svolgere secondo delle regole proprie, indipendenti da interessi esterni. Questo non implica il carattere acristiano o anticristiano della cultura rinascimentale,
perché gli uomini del 400 furono per lo più religiosi e cristiani anche se più orientati a sottolineare il divino presente nell’uomo e nel mondo.
L'umanesimo italiano e europeo
Le principali figure dell’umanesimo italiano sono: Petrarca, Salutati, Bruni e Valla.
L’Umanesimo nasce come un fenomeno culturale italiano ma arriva anche nel resto d’Europa nei paesi economicamente più sviluppati come la Francia, l’Inghilterra, alcune zone della Germania e i Paesi bassi. Non è però un semplice trapianto degli aspetti culturali, perché infatti i temi dell’umanesimo italiano sono adattate alle esigenze del posto. Del resto il fatto che la nascita a livello europeo sia piuttosto lenta verrà ripagata dal fatto che sarà molto duratura.
Tutto ciò si riconduce ad una serie di differenze tra l’Italia e l’Europa rinascimentale. Partiamo dicendo che l’Italia a livello sociale è molto più sviluppata degli altri paesi, mentre a livello politico si trova in una situazione molto precaria. Da qui nasce la veloce decaduta dell’umanesimo rinascimentale italiano, che ci appare come una splendida fioritura senza sbocchi.
Negli altri paesi europei questo brusco arresto non avviene e l’umanesimo europeo ha un carattere più metodico, moderato e costruttivo dell’Umanesimo italiano. I principali rappresentanti del rinascimento europeo sono Erasmo da Rotterdam e Michel Eyquem de Montaigne.
Il rinnovamento della vita religiosa
Il rinascimento è anche il rinnovamento della vita religiosa. Di fronte alla decadenza della vita religiosa, l’uomo ritorna alle fonti della religiosità, con l’intento di riscoprirne la purezza. Per i filosofi di questo tempo il ritorno alla religiosità originaria è il ritorno ai “teologi” dell’antichità, cioè a coloro che hanno elaborato ed espresso la vita religiosa in formule di pensiero.
La riforma della vita religiosa
La riforma della vita religiosa dell’Occidente cristiano doveva essere il risultato do un ritorno alle fonti del cristianesimo in quanto tale. Quella rinascita spirituale poteva riacquistare il suo senso originario e divenire realtà solo con un ritorno alla parola divina espressa nei Vangeli e negli altri libri della Bibbia. La parola di dio si rivolge a tutti gli uomini e punta a riformare la vita. Un rinnovamento religioso doveva quindi tendere a far rivivere direttamente la parola di Dio nelle coscienze degli uomini, liberandola dalle sovrastrutture tradizionali.
Il compito della riforma religiosa fu di ripristinare il testo biblico nella sua purezza e nella sua genuinità.
Erasmo e la critica della religiosità
Erasmo fu il più famoso umanista della sua epoca. Fu prete e si laureò in teologia presso l’Università di Torino, ma fu scrittore e filologo. Lavorò a un testo critico del Nuovo Testamento, scelse di rimanere neutrale nella lotta religiosa di Lutero. Morì il 12 luglio 1536 a Basilea.
Tra le sue opere ricordiamo: l’elogio della pazzia, il manuale del milite cristiano, il de libero arbitrio e il lamento della pace.
Nell’elogio della pazzia Erasmo usa la satira e il sarcasmo per denunciare la decadenza morale della società del suo tempo. La pazzia è l’illusione, l’incoscienza e l’ignoranza di cui è coperta la vita dell’uomo per nascondere la realtà dolorosa. La parte più importante dell’opera è quella che riguarda la critica della religiosità dell’epoca.
Nel manuale del milite cristiano Erasmo contrappone alla cultura teologica la fede religiosa. L’arma principale del milite cristiano è quindi la lettura e l’interpretazione della Bibbia che contiene il messaggio originario di Cristo.
Erasmo dedicò gran parte della sua vita allo studio della Bibbia. Dichiarò che le Scritture dovevano essere lette e capite da tutti. Da questo generale ritorno alla lettura della Bibbia, Erasmo si aspettava quella riforma coincidente con la restaurazione dell’autentica natura umana.
La rinascita che solo la parola di dio può dare è contrapposta da Erasmo alla sapienza Teologica, che però non è necessaria per una fede e una carità autentiche. Per questo Erasmo rivolge il suo interesse ai Padri della Chiesa (che si ispirano direttamente alle fonti cristiane), ma ripudia la speculazione scolastica (perché ritiene che essa abbia smarrito il senso originale del cristianesimo).
Con questo Erasmo chiarisce il concetto fondamentale della Riforma: il rinnovamento della coscienza cristiana attraverso il ritorno alle fonti del cristianesimo.
Successivamente nell’opera intitolata De libero arbitrio, Erasmo rivendica per l’uomo la libertà di salvarsi (o dannarsi), vedendo nella grazia divina solo la causa principale della salvezza e nella libertà dell’uomo la causa secondaria. La salvezza sarebbe così frutto della collaborazione tra dio e l’uomo.
Ma l’opera più famosa è il Lamento della pace, in cui è la stessa pace a dispiacerci per la sua sorte per essere rifiutata da ogni nazione e a denunciare gli orrori della guerra. Per Erasmo la guerra rappresentava un oltraggio alla ragione umana e alle virtù. La pace, in questa prospettiva, non è solo l’assenza della guerra, ma esercizio di virtù morale.
Lutero e la giustificazione per la fede
Martin Lutero è il sostenitore più determinato del ritorno alle fonti cristiane come via di rinnovamento della coscienza religiosa. Lui nega il valore della tradizione cristiana e sceglie di riportarsi direttamente al Vangelo. Lutero considera il diretto insegnamento di Cristo e degli apostoli come l’unico valido e crede che la giustizia di Dio consiste nel fatto che dio stesso ci giustifica con la sua grazia. Per l’uomo si tratta di una giustizia passiva: l’uomo che ha fede è l’uomo che è stato giustificato. La fede è la fiducia nella giustificazione da parte di Dio.
La giustificazione per la fede implica la rinuncia a ogni iniziativa, l’abbandono fiducioso a dio e la certezza interiore della salvezza. Da questo punto di vista il tentativo della scolastica di giustificare la fede con la ragione appare ripugnante e assurdo. La fede significa rinuncia a ogni iniziativa e abbandono a dio.
Il ritorno al Vangelo nega la funzione mediatrice del sacerdote e dei sacramenti istituiti dalla chiesa. Lutero infatti riduce i sacramenti solo a 2: il battesimo e l’eucarestia. Il valore di questi sacramenti è condizionato dalla fede che è un rapporto tra l’uomo e dio ed esclude ogni intermediario. Vengono meno quindi la funzione sacerdotale. La giustificazione per la fede toglie ogni valore alle opere meritorie. Esse rappresentano il frutto e il segno della salvezza, non la causa di essa. Ma queste consistono nelle opere della vita civile.
La negazione della libertà umana secondo Lutero
Al de libero arbitrio di Erasmo, Lutero replica con il De servo arbitrio. Il libero arbitrio, secondo Lutero, è un nome vano. Dio prevede, propone e manda a compimento con volontà eterna e infallibile tutto ciò che accade. La prescienza e la predestinazione divine implicano che nulla accade che Dio non voglia. Bisogna quindi concludere che Dio opera ugualmente negli uomini il bene e il male e che la salvezza dell’uomo è soltanto opera sua. In questo senso Lutero fa propria e porta alle estreme conseguenze la dottrina di Agostino. Con ciò Lutero porta la coscienza religiosa alla massima radicalità: per l’uomo l’unica libertà è l’asservimento a dio e l’unica iniziativa è la rinuncia ad ogni iniziativa e ad ogni merito.
Questa così assoluta e appassionata negazione della libertà umana ha tuttavia un movente religioso. Quel che a Lutero preme difendere è infatti un atteggiamento di fede intesa come totale abbandono a Dio.
Calvino e la predestinazione divina
per Giovanni Calvino il ritorno alle fonti del cristianesimo è essenzialmente il ritorno alla religiosità del Vecchio Testamento. E in realtà lui dal vecchio testamento trae il concetto di dio come assoluta sovranità e potenza di fronte a cui l’uomo è nulla.
L’uomo si salva unicamente in virtù della predestinazione divina che lo rende partecipe dei meriti di Cristo. La volontà dell’uomo è nulla di fronte alla predestinazione divina. Il lavoro è per Calvino un dovere sacro e la stessa buona riuscita negli affari può costituire una prova del favore di Dio. Secondo il calvinismo Dio manifesta la sua predilezione aiutando l’uomo a raggiungere la prosperità e il benessere.
Calvino promosse una sorta di regime teocratico, che si realizzava, mediante forme regolari di elezioni democratiche. Di fatto calvino godette di tale autorità che il suo potere personale fu quasi incontrastato fino alla morte.
La controriforma e la riforma cattolica
Si vuole chiamare “controriforma” la reazione della chiesa cattolica alla Riforma protestante. In realtà per “controriforma” si intende la risposta della Chiesa all’utero, mentre con l’espressione “riforma cattolica” si definisce la revisione che la chiesa fece di sé stessa. Tale processo fu inteso ancora una volta come un ritorno ai principi. La chiesa vuole tornare alla tradizione patristica, a quel periodo nel quale la parola di Cristo aveva preso corpo nel l’organizzazione ecclesiastica, erano state fissate le interpretazioni dogmatiche erano state fissate le interpretazioni dogmatiche ed erano nati i riti e la gerarchia: con ciò rivendicava il valore della sia tradizione e di tutto ciò che la tradizione aveva istituito e che la riforma protestante voleva superare.
Il Concilio di Trento e la Chiesa cattolica
Il Concilio di Trento negò quindi che le scritture bastassero da sole alla salvezza e si oppose al principe della libera interpretazione, riaffermando il diritto della chiesa di dare, essa sola, l’interpretazione autentica dei testi biblici. Riconfermò anche la funzione mediatrice della Chiesa, la validità dei sacramenti e dei riti, il valore delle opere. Il maggiore rappresentante fu il cardinale Roberto Bellarmino.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali scoperte e cambiamenti che caratterizzano la nascita della civiltà rinascimentale?
- Come viene concepito l'uomo nel Rinascimento rispetto alla sua libertà e al suo rapporto con Dio?
- In che modo l'Umanesimo rinascimentale ha influenzato la concezione del sapere e delle discipline?
- Qual è il ruolo di Erasmo da Rotterdam nel contesto dell'Umanesimo e della Riforma?
- Quali sono le differenze tra la Riforma protestante e la Controriforma cattolica?
La nascita della civiltà rinascimentale è caratterizzata da importanti scoperte come la nascita delle monarchie in Europa, le scoperte geografiche, l'invenzione della polvere da sparo e della stampa, e la riforma protestante. Questi eventi hanno influenzato la formazione degli stati e l'ascesa della borghesia mercantile.
Nel Rinascimento, l'uomo è visto come "fabbro della propria sorte", libero e sovrano artefice di sé stesso, con la capacità di progettare il proprio destino. La concezione dell'uomo come soggetto del proprio destino si accompagna all'idea dell'uomo-plasmatore come immagine del Dio-creatore, senza dover scegliere tra uomo e Dio.
L'Umanesimo rinascimentale ha portato alla laicizzazione e all'autonomizzazione del sapere, rompendo l'unità culturale del Medioevo. Le varie discipline umane hanno iniziato a rivendicare la propria libertà operativa, indipendente da interessi esterni, pur mantenendo un carattere religioso e cristiano.
Erasmo da Rotterdam è stato un importante umanista che ha lavorato a un testo critico del Nuovo Testamento e ha promosso il ritorno alle fonti del cristianesimo. Ha usato la satira per criticare la decadenza morale e ha sostenuto che le Scritture dovessero essere lette e comprese da tutti, contribuendo al rinnovamento della coscienza cristiana.
La Riforma protestante, guidata da figure come Lutero e Calvino, ha promosso il ritorno alle fonti cristiane e la riduzione dei sacramenti, mentre la Controriforma cattolica è stata la risposta della Chiesa alla Riforma, riaffermando la tradizione patristica, la validità dei sacramenti e il diritto della Chiesa di interpretare i testi biblici.