Concetti Chiave
- Rousseau distingue tra volontà generale e volontà di tutti: la prima mira all'interesse comune, mentre la seconda è una somma di interessi privati.
- Il legislatore secondo Rousseau deve essere un'intelligenza superiore, capace di comprendere le passioni umane senza esserne coinvolto.
- Per Rousseau, la figura del legislatore serve a creare una distanza tra volontà generale e popolo, correggendo eventuali problematiche precedenti.
- Il legislatore deve ricorrere a un'autorità trascendente, attribuendo la propria saggezza a un intervento divino per persuadere senza usare la forza.
- Per apprezzare i principi della politica, un popolo nascente deve essere informato dallo spirito sociale fin dall'inizio, ancor prima di ricevere leggi.
Indice
La volontà generale secondo Rousseau
Il titolo che Rousseau dà al terzo capitolo è Se la volontà generale possa sbagliare e, prima di arrivare al capitolo 7 del secondo libro, interamente dedicato a questa figura, in mezzo avviene un passaggio significativo: «Da quanto si è detto deriva che la volontà generale è sempre retta e tende sempre all’utilità pubblica; ma non ne deriva che le deliberazioni del popolo abbiano sempre la stessa rettitudine. Si vuole sempre il proprio bene, ma non sempre lo si scorge. Mai si corrompe il popolo, ma spesso lo si inganna ed è soltanto allora che sembra volere ciò che è male.
Differenza tra volontà generale e popolo
C’è spesso molta differenza tra la volontà di tutti e la volontà generale; questa mira unicamente all’interesse comune, l’altra all’interesse privato e non è che una somma di volontà particolari; ma se si toglie da queste stesse volontà il più e il meno che si eliminano reciprocamente, resta, come somma delle differenze, la volontà generale. […] È dunque importante, perché si abbia chiaramente l’enunciazione della volontà generale, che non ci siano società parziali nello Stato e che ogni Cittadino dia il proprio parere pensando solo con la sua testa Se ci sono delle società parziali, bisogna moltiplicarne il numero ed evitare in anticipo la disuguaglianza tra di esse, come fecero Solone, Numa, Servio (ovvero gli antichi legislatori)».
Il ruolo del legislatore
La figura del legislatore sembra qui usata come divaricatore per creare una distanza tra i due soggetti che in precedenza aveva accomunato, cioè volontà generale e popolo. È come se si accorgesse che quanto ha in precedenza affermato può divenire problematico.
Riflessioni sui limiti del sovrano
Inizia una riflessione che passa a trattare, nel quarto capitolo, I limiti del sovrano, Il diritto di vita e di morte nel quinto, La legge nel sesto e Il legislatore nel settimo.
Il legislatore ideale secondo Rousseau
Il legislatore è la figura che, secondo Rousseau, nasce da questo tipo di considerazione: «Per scoprire le migliori regole della società che convengono alle Nazioni sarebbe necessaria un’intelligenza superiore, che capisse tutte le passioni umane senza provarne alcuna, che non avesse alcun rapporto con la nostra natura pur conoscendola a fondo, la cui felicità fosse indipendente da noi e che tuttavia volesse occuparsi della nostra; che potesse infine, preparandosi una gloria lontana nello svolgersi dei tempi, lavorare in un secolo e godere in un altro. Occorrerebbero degli Dei per dare leggi agli uomini».
Il compito del legislatore
Comincia poi di nuovo a parlare degli antichi legislatori. Che cosa fa un legislatore? «Perché un popolo allo stato nascente fosse in grado di apprezzare i sani principi della politica e seguire le regole fondamentali della ragion di Stato bisognerebbe che l’effetto potesse diventare la causa, cioè che lo spirito sociale, il quale deve essere il prodotto delle istituzioni, le informasse fin dall’inizio e che gli uomini fossero, prima di ricevere leggi, ciò che debbono diventare per opera di queste. Così dunque, poiché il Legislatore non può usare né la forza né il ragionamento, è necessario per lui ricorrere a un’autorità di altro genere, che possa trascinare senza violenza e persuadere senza convincere. Ecco la ragione per cui in ogni tempo i fondatori delle nazioni furono costretti a ricorrere all’intervento del cielo e ad ascrivere agli Dei la propria saggezza».
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra volontà generale e volontà di tutti secondo Rousseau?
- Perché Rousseau ritiene importante evitare società parziali nello Stato?
- Qual è il ruolo del legislatore secondo Rousseau?
- Come deve agire il legislatore per influenzare il popolo?
- Perché Rousseau menziona gli antichi legislatori come Solone, Numa e Servio?
La volontà generale mira all'interesse comune, mentre la volontà di tutti è una somma di interessi privati. La volontà generale è sempre retta, ma le deliberazioni del popolo possono essere ingannevoli.
Rousseau crede che per avere una chiara enunciazione della volontà generale, ogni cittadino debba esprimere il proprio parere senza influenze di società parziali, che potrebbero distorcere l'interesse comune.
Il legislatore deve scoprire le migliori regole per la società, possedendo un'intelligenza superiore e indipendente dalle passioni umane, e deve lavorare per il bene futuro della società.
Il legislatore deve ricorrere a un'autorità che trascini senza violenza e persuada senza convincere, spesso attribuendo la propria saggezza all'intervento divino per ottenere l'accettazione del popolo.
Rousseau cita questi antichi legislatori come esempi di come si possa evitare la disuguaglianza tra società parziali, moltiplicandone il numero e mantenendo l'equilibrio nello Stato.