Concetti Chiave
- Il Rinascimento è visto come un ritorno al "principio", con significati sia religiosi che umani, rappresentando un rinnovamento globale e un ritorno alla civiltà classica.
- L'antropocentrismo rinascimentale enfatizza la libertà e la capacità umana di plasmare il proprio destino, come esemplificato nel pensiero di Pico della Mirandola.
- L'esaltazione della vita terrena mette in evidenza l'importanza della vita attiva e dei piaceri terreni, segnando un distacco dall'ascetismo medievale.
- La nuova visione della storia introduce la "prospettiva storica" e la filologia, promuovendo l'idea di un continuo progresso umano.
- Il naturalismo rinascimentale vede l'essere umano come un ente naturale, partecipe delle forze vitali della natura e capace di studiarla con interesse.
Indice
Origine e significato del rinascimento
Il concetto di “rinascimento” ha origine religiosa. La “rinascita” a cui si allude è la seconda nascita, quella dell’uomo “nuovo” o “spirituale”, il ritorno a Dio, significato si conserva per tutto il Medioevo. Nel Quattrocento il concetto di “rinascita” include anche la realizzazione terrena, poiché tratta il rinnovamento globale dell'essere umano.
Il motivo di tale rinnovamento esistenziale è individuato nel “ritorno al principio”, del neoplatonismo e aveva un senso unicamente religioso: il principio è Dio e il ritorno a Dio è il vero destino umano. Questa nozione assume anche un significato umano e storico, secondo il quale il principio a cui si deve ritornare è quello della civiltà della civiltà classica.
Ritorno al principio e natura
Il ritorno al principio riguarda anche la NATURA, vista come forza che produce e vivifica le cose. Il ritorno alla natura assume anche un significato centrale nell’arte rinascimentale, rappresentata nella sua forma autentica, al di là delle immagini astratte dell’arte medievale, enei filosofi naturalisti del Cinquecento (Telesio, Bruno e Campanella), che fanno della natura il loro oggetto di indagine privilegiato
A prescindere dall’ambito, il “principio” è quella realtà che consente all’uomo di trovare la sua essenza più vera e profonda, garantendo la riforma dell'uomo e del suo mondo.
Antropocentrismo e libertà umana
L’atmosfera filosofica del Rinascimento è caratterizzata dall’attenzione per l’essere umano, la storia e la natura. Il nucleo della cultura rinascimentale risiede nell’affermazione del mondo classico “L’UOMO È IL FABBRO DELLA PROPRIA SORTE”. Essa afferma che la prerogativa specifica dell’umano è la sua natura indeterminata. Ciò significa che egli può plasmare sé stesso e il proprio destino.
Questo aspetto emerge nel De hominis dignitate (Sulla dignità dell’uomo) di Giovanni Pico della Mirandola, che può essere considerata il manifesto dell’antropologia rinascimentale.
Nel Rinascimento la concezione dell’essere umano come artefice del proprio destino coesiste con la concezione religiosa di un Dio che ha creato gli uomini a propria immagine. Ciò implica che la visione rinascimentale sia antropocentrica. Allo stesso modo, la celebrazione della libertà umana non esclude la consapevolezza dei suoi limiti.
Microcosmo e celebrazione dell'uomo
La celebrazione del valore dell’uomo si concretizza nell’idea dell’uomo come “MICROCOSMO”, sintesi vivente del Tutto e centro del mondo. Essi sono creature in cui si concentrano le caratteristiche dei vari enti creati: egli ha qualcosa sia di Dio sia del demonio, sia dello spirito sia della materia.
Si manifesta un rifiuto dell’ascetismo medievale e alla concezione della vita come impegno nel mondo, e non come fuga da esso. L’uomo non è un viandante che si trova di passaggio sulla terra, in attesa della vita ultraterrena, ma un essere profondamente radicato in questo mondo, dove deve costruire il proprio destino. Viene esaltata la vita attiva più di quella speculativa, e la filosofia morale più della metafisica. Vengono celebrate la gioia e il piacere e si riconosce il valore del denaro.
Prospettiva storica e filologia
La cultura umanistico-rinascimentale comincia a riconoscere la dimensione storica degli eventi. Il Medioevo aveva guardato al passato interpretandolo alla luce della propria cultura, strappando al loro contesto spazio-temporale eventi, personaggi e teorie.
L’Umanesimo rinascimentale concretizza per la prima volta il concetto di “PROSPETTIVA STORICA”, assumendo un atteggiamento di distacco nei confronti dell’oggetto storico. Nacque la FILOLOGIA, che soddisfava il bisogno di riscoprire i testi e le figure storiche nella loro forma autentica.
Matura l’idea di una continuità dello sviluppo umano, cioè della storia come linea che dal passato, che va verso il futuro. Da ciò nasce la convinzione che gli uomini del presente siano più esperti degli uomini del passato, secondo un’idea del continuo progresso dell’umanità e della verità come “figlia del tempo”.
Naturalismo rinascimentale e sue correnti
Il naturalismo rinascimentale si caratterizza per tre aspetti principali:
1. l'essere umano non abita la natura solo provvisoriamente, ma è un ente naturale egli stesso;
2. la natura è una realtà piena, costituita da numerose forze vitali, di cui l'uomo è partecipe e in manifesta la potenza di Dio;
3. in quanto ente naturale, l'essere umano ha sia l'interesse sia la capacità di studiare la natura.
Vi sono due correnti del naturalismo rinascimentale: quello della magia e quello della filosofia della natura di Telesio, Bruno e Campanella.
Laicizzazione del sapere
Nel Medioevo, era diffuso una concezione del sapere di tipo piramidale, con al vertice teologia: le varie discipline erano sue “ancelle” e il liro compito era quello di dimostrare la verità della fede.
Nel Rinascimento inizia una laicizzazione del sapere e le varie discipline cominciano a rivendicare la propria AUTONOMIA. Ciò non significa che la cultura rinascimentale abbia un carattere anti-cristiano. Gli uomini continuarono a essere perlopiù religiosi, ma in un senso diverso da quello dei pensatori medievali, in quanto più inclini a sottolineare il divino presente nell’essere umano e nel mondo.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del "ritorno al principio" nel contesto del Rinascimento?
- Come viene concepito l'essere umano nel Rinascimento?
- Qual è il rapporto tra Dio e la libertà umana nel pensiero rinascimentale?
- In che modo il Rinascimento esalta la vita terrena?
- Come cambia la concezione del sapere nel Rinascimento rispetto al Medioevo?
Il "ritorno al principio" nel Rinascimento si riferisce al rinnovamento globale dell'essere umano, sia in senso religioso che umano e storico, con un ritorno ai valori della civiltà classica e alla natura come forza vivificante.
L'essere umano nel Rinascimento è visto come il fabbro del proprio destino, con una natura indeterminata che gli permette di plasmare sé stesso e il proprio futuro, come espresso nel "De hominis dignitate" di Giovanni Pico della Mirandola.
Nel Rinascimento, l'essere umano è visto come artefice del proprio destino, creato a immagine di Dio, con una visione antropocentrica che celebra la libertà umana pur riconoscendone i limiti.
Il Rinascimento esalta la vita terrena attraverso l'idea dell'uomo come "microcosmo", rifiutando l'ascetismo medievale e celebrando la vita attiva, la gioia, il piacere e il valore del denaro.
Nel Rinascimento, il sapere inizia a laicizzarsi, con le discipline che rivendicano la propria autonomia rispetto alla teologia, pur mantenendo una visione religiosa che sottolinea il divino nell'essere umano e nel mondo.