Concetti Chiave
- Il Positivismo in Italia ha influenzato non solo la letteratura ma anche la pedagogia e la criminologia.
- Aristide Gabelli ha rivoluzionato l'educazione, enfatizzando l'importanza delle abitudini acquisite attraverso attività pratiche.
- Gabelli ha espresso le sue idee pedagogiche in opere come "L’uomo e le scienze morali" e "La pedagogia e la filosofia positiva".
- Cesare Lombroso ha introdotto la teoria che il crimine è una malattia derivante da anomalie psico-fisiche, non da libera volontà.
- Lombroso ha esplorato il legame tra genio e follia nel suo lavoro "Genio e degenerazione".
Indice
Influenza del positivismo in Italia
Quando si parla di Positivismo, di solito ci si ricollega all’ambito letterario di cui il verismo costituisce la massima conseguenza nel panorama letterario italiano della seconda metà del XIX secolo. Ma non è tutto. Infatti, In italia, l’influenza del Positivismo è stata particolarmente evidente anche nel pensiero pedagogico di Aristide Gabelli e negli studi di criminologia di Cesare Lombroso.
Aristide Gabelli e la pedagogia
Aristide Gabelli nato nel 1830 e morto nel 1891, concepisce l’educazione come formazione di abitudini mediante attività pratiche: l’obiettivo dell’insegnamento non deve essere riposto nelle cognizioni, ma piuttosto nelle abitudini che il pensiero acquista secondo il modo con cui le conoscenze vengono trasmesse.
Il suo pensiero è espresso nelle opere seguenti: L’uomo e le scienze morali e La pedagogia e la filosofia positiva.Cesare Lombroso e la criminologia
Cesare Lombroso, nato nel 1835 e morto nel 1909, fu direttore del manicomio di Pavia e docente di psichiatria e di antropologia criminale all’Università di Torino. Egli sostiene che, in base all’aspetto fisico (zigomi sporgenti, fronte bassa e sfuggente, corporatura piuttosto tozza od altro,) è possibile determinare il carattere di un delinquente. Il delinquente non è pertanto tale per sua libera volontà, ma per una tendenza malvagia che dipende da un’anomala struttura psico-fisica. Il crimine è concepito non come colpa, ma come malattia e la pena non è vista come punizione, ma come difesa da parte della società nei confronti della pericolosità dell’agire criminale. Queste idee sono espresse nell’opera L’uomo delinquente, mentre nell’opera Genio e degenerazione, Lombroso studia su basi psico-fisiche anche la figura del genio che, secondo lui, può sfociare nella follia.